SdS CQ (College Quarterly) Quarto Trimestre 2017 – 07

Lezione 7

11 – 17 novembre

Sconfiggere il peccato

«Infatti il peccato non avrà più potere su di voi; perché non siete sotto la legge ma sotto la grazia» (Romani 6:14)

Sabato 11 novembre

INTRODUZIONE

Grazia: il dono più grande di Dio

di Chloe Akon, Newborough, Victoria, Australia

Romani 5:20; Efesini 2:8

Mi ricordo che mio padre mi diceva che mio nonno spesso aspettava fino all’ultimo minuto per spegnere la televisione quando cominciava il sabato. Quando spegneva la televisione, era con un sospiro di delusione perché non poteva continuare a guardare i suoi programmi, ma invece doveva passare il sabato come se fosse la cosa obbligatoria da fare. Quando papà me lo disse, mi ricordò di come a volte seguiamo quello che dice Dio solo perché ci sentiamo obbligati. Mi ricordò anche dei farisei nella Bibbia, di come avevano l’ossessione di apparire perfetti agli occhi degli altri invece di fare quello che era giusto in fedeltà a Dio. Erano sopraffatti al punto che accusarono perfino Gesù di non osservare il sabato perché aiutò qualcuno.

Non avevano capito il messaggio!

Molte persone si allontanano da Dio a causa di tutte le regole rigide che sentono di dover seguire, piuttosto che accettare l’invito a vivere secondo la grazia. Troppo facilmente diventiamo così abituati a seguire i nostri «doveri» quotidiani che dimentichiamo la vera ragione per cui li facciamo. Chiunque può seguire delle linee guida e dire di essere stato salvato perché ha seguito le regole. Chiunque può peccare e chiedere il perdono quante volte vuole. È importante ricordare che la ragione per cui chiediamo il perdono è di ottenere un’amicizia più stretta con Dio — non perché «dobbiamo» per fare la cosa giusta ma perché la grazia di Dio ci attira a lui.

Quando chiediamo il perdono perché «dobbiamo», facilmente ci troviamo a cadere nuovamente dal sentiero e dimentichiamo le nostre promesse. È importante avere la grazia in tutto quello che facciamo per Dio, e non trasformare il nostro amore per lui in una cosa «obbligatoria». Paolo parla della «santificazione», un processo in cui sconfiggiamo il peccato per riflettere i modi di Cristo. Quando Gesù guariva le persone, non lo faceva mai per far sapere a tutti quanto era giusto, ma lo faceva per amore e grazia.

Dobbiamo essere più disposti ad adorare Dio; dovremmo andare in chiesa perché vogliamo, non perché dobbiamo. Dovremmo seguire i dieci comandamenti, non perché dobbiamo, ma perché vogliamo. Non dovremmo vivere la nostra vita come i farisei, che andavano in giro seguendo i comandamenti per apparire superiori a tutti gli altri; viviamo più come Gesù, che lo faceva per grazia.

Esplorando quello che Paolo aveva da dire sulla grazia di Dio e quanto essa sia essenziale per la nostra salvezza, ricordiamo che, senza la grazia di Dio, sarebbe impossibile per noi soddisfare le condizioni della legge con i nostri meriti. Comincia con la grazia.

Domenica 12 novembre

LOGOS

Gesù, la perfezione e io

di Jody Eddy, Alexandra, Victoria, Australia

Romani 6:1–21, Galati 5:17, 1 Giovanni 2:1

Gesù ha sconfitto il peccato (Romani 6:10)

Quando Gesù è morto sulla croce, ha sconfitto il peccato. È stato con il peccato che la morte è entrata nel nostro mondo. Dato che Gesù ha sconfitto il peccato, i cristiani ora riconoscono che la sua resurrezione ha una potenza che può cambiare la vita. «Quando egli morì, morì nei confronti del peccato una volta per sempre, ma ora vive, e vive per Dio» (Romani 6:10, TILC). L’impatto della morte e della resurrezione di Gesù significa che ci viene dato il dono della vita eterna. Dato che Gesù ha messo fine alla forza del peccato, è stata data forza a noi. Il peccato non può più avere il controllo che aveva prima su di noi. Il risultato finale non è lo stesso.

Se seguiamo Gesù, non solo cerchiamo di riflettere il carattere di Gesù ma otteniamo la sua ricompensa e seguiamo i suoi passi nella vita eterna. La giustificazione per fede è il credere che è solo attraverso la nostra fede e il desiderio di seguire Gesù che siamo salvati; niente di quello che facciamo ci potrebbe far guadagnare la via per il cielo. Ecco come funziona la grazia di Dio! Ma questo non vuol dire che possiamo vivere la nostra vita ignorando la realtà del peccato. Anche se le nostre azioni non possono acquistare la vita eterna, c’è un nesso tra la nostra fede e il modo in cui viviamo. «Noi che siamo morti al peccato, come vivremmo ancora in esso?» (Romani 6:2).

La nostra lotta con il peccato (Galati 5:17)

Anche se Gesù ha sconfitto il peccato, siamo ancora coinvolti in una lotta tra bene e male. Il peccato ha perso la sua potenza eterna, ma viviamo in un mondo di peccato. Ognuno di noi ha davanti una lotta interiore dove la nostra natura peccatrice è in guerra con le nostre buone intenzioni: «Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito» (Galati 5:17a). Decidere di seguire Gesù non significa diventare immuni al peccato.

Ci viene dato o prendiamo il titolo di «cristiano» come modo per dichiarare che siamo seguaci di Gesù Cristo, ma il termine cristiano funzionerebbe meglio se fosse inteso come un verbo; essere un cristiano è un’azione continuativa. Affronteremo sempre opposizione e tentazioni. Sì, Gesù ha sconfitto il peccato, ma il peccato esiste ancora. Diciamo che Gesù ha sconfitto il peccato usando il tempo passato, ma la realtà è che Gesù sta sconfiggendo il peccato nel nostro presente e anche nel nostro futuro. «Lo Spirito ha desideri contrari alla carne» (Galati 5:17b).

«L’esperienza della salvezza implica il pentimento, la confessione, il perdono, la giustificazione e la santificazione».[1] Entriamo in una relazione con Dio, e come in qualunque altra relazione, più a lungo lo conosciamo e più tempo passiamo insieme, più cresce profonda la relazione e maggiore la nostra comprensione. Questa esperienza non dovrebbe essere vista come una cronologia o qualcosa che può accadere una sola volta. La nostra relazione con Dio non è statica; si muove e cresce.

 

Essere santificati (1 Giovanni 2:1)

Essere santificati vuol dire essere dichiarati santi e liberi dal peccato. Parte della nostra esperienza della salvezza vuol dire che siamo santificati. Questo vuol dire che siamo dichiarati perfetti? Sì! Vuol dire che siamo perfetti? No! «Dunque uno solo è caduto, Adamo, e ha causato la condanna di tutti gli uomini; così, uno solo ha ubbidito, Gesù Cristo, e ci ha ristabiliti nella giusta relazione con Dio che è fonte di vita per tutti gli uomini» (Romani 5:18, TILC). Non è a causa della nostra perfezione ma per la perfezione di Gesù che possiamo essere dichiarati giusti agli occhi di Dio ed essere giustificati.

Dio ci guarda e dichiara che siamo giusti e santi perché Gesù ha preso il nostro posto. È la perfezione di Gesù che brilla in noi. Non possiamo sconfiggere il peccato da soli. La nostra vittoria personale sul peccato in realtà è la vittoria di Gesù. Quando la nostra relazione con Dio cresce e diventa più profonda, diventiamo sempre più consapevoli delle nostre debolezze e dei nostri peccati. Come spiegò Paolo, «Di queste cose ora vi vergognate» (Romani 6:21). Quando diventiamo più consapevoli del nostro peccato e il nostro desiderio di essere più simili a Gesù cresce, ci pentiamo e confessiamo. Dio offre perdono, e noi riceviamo giustificazione e santificazione. Lo Spirito Santo ci guida, e noi desideriamo il bene.

Ma quella lotta interiore tra bene e male non scomparirà all’improvviso a causa del nostro rapporto con Gesù. Essere giustificati e santificati non vuol dire che non affronteremo mai più la tentazione del peccato. Quello che vuol dire è che Gesù è lì per noi, pronto ad aiutarci quando ne abbiamo bisogno. Lo Spirito Santo diventa presente nel nostro cuore, aiutandoci a sconfiggere la nostra natura peccaminosa e aiutando le nostre buone intenzioni a diventare realtà. «Se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto» (1 Giovanni 2:1).

Rispondi

  1. Sconfiggere il peccato sembra una possibilità reale per la tua vita, o è solo un ideale?
  2. Puoi vedere le prove della vittoria sul peccato nella tua vita?
  3. Se credi nella giustificazione per sola fede, questo ha un impatto sulla tua comprensione di essere santificato? In che modo?

[1] La confessione di fede degli avventisti del 7° giorno, p. 117

Lunedì 13 novembre

TESTIMONIANZA

E la grazia ci guiderà a casa

di Maritza Muñoz, Brisbane, Queensland, Australia

Romani 6:14

«Dio può essere onorato da coloro che dichiarano di credere in lui, solo quando riflettono la sua immagine e sono controllati dal suo Spirito. Poi, come testimoni del Salvatore, potranno far conoscere agli altri ciò che la grazia divina ha fatto per loro».[1]

«Per comprendere questa questione correttamente, dobbiamo ricordare che il nostro cuore è naturalmente corrotto, e da soli non siamo in grado di seguire la direzione giusta. È solo con la grazia di Dio, combinata con i nostri più sinceri sforzi, che possiamo ottenere la vittoria».[2]

«La grazia del Cristo, che penetra nel cuore umano, suscita l’avversione per Satana. Senza questa grazia, che rigenera e rinnova, l’uomo continuerebbe a essere prigioniero di Satana: uno schiavo sempre pronto a ubbidirgli. . . . La potenza trasmessa dal Cristo permette all’uomo di resistere al tiranno e respingere l’usurpatore. Chiunque odia il peccato, chiunque resiste alle passioni, che un tempo lo avevano soggiogato, e le vince, rivela l’azione di un agente divino».[3]

«Quando il peccato lotta per il comando del cuore umano, quando la colpa sembra opprimere l’anima e appesantire la coscienza, quando l’incredulità offusca la mente, chi lascia entrare i raggi di luce? Di chi è la grazia sufficiente a sopraffare il peccato, e chi dona il prezioso perdono e perdona tutti i nostri peccati, espellendo le tenebre e dandoci speranza e gioia in Dio? — Gesù, il Salvatore che perdona i peccati».[4]

«L’umanità del Cristo era unita alla divinità. La presenza continua dello Spirito Santo gli permise di affrontare la lotta. Egli è venuto per farci partecipi della sua natura divina; se siamo uniti a lui per fede, il peccato non ci dominerà. Dio ci guida perché la nostra fede si appoggi saldamente sulla divinità del Cristo, affinché possiamo giungere alla perfezione del carattere».[5]

«La trasformazione del carattere . . . è il risultato della vera comunione con Cristo.. In un individuo possono esserci seri difetti, tuttavia quando diventa un vero discepolo di Cristo, la potenza della grazia divina lo rigenera e lo santifica. Contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, egli è mutato nel suo essere: questa trasformazione lo renderà simile all’oggetto della sua adorazione».[6]

Rispondi

  1. Se il nostro «cuore è naturalmente corrotto» e tendiamo verso la nostra natura peccaminosa, come facciamo a ottenere il carattere perfetto di Cristo?
  2. Quando qualcuno «diventa un vero discepolo di Cristo, la potenza della grazia divina lo rigenera e lo santifica». Riesci a pensare a dei personaggi biblici che esemplificano questa ricezione della grazia divina?

[1] Ellen G. White, Gli uomini che vinsero un impero, p. 351

[2] Ellen G. White, God’s Amazing Grace, p. 327

[3] Ellen G. White, Il gran conflitto, pp. 395-396

[4] Ellen G. White, Bible Training School, May 1, 1915

[5] Ellen G. White, La Speranza dell’uomo, p. 81

[6] Ellen G. White, Gli uomini che vinsero un impero, p. 351

Martedì 14 novembre

EVIDENZA

Un certo trionfo

di Adele Nash, Cooranbong, Nuovo Galles del Sud, Australia

Romani 6:14

Al meglio, le leggi rendono la vita migliore. Possono fornire limiti positivi e strutture che favoriscono una comunità premurosa. Ma possono anche essere abusate per controllare e dividere la gente, o per dare benefici a un gruppo di persone nella società a scapito di altri.

Le leggi nell’Antico Testamento — non solo i dieci comandamenti dati a Mosè sul monte Sinai ma anche il resto del codice di leggi ebraiche contenuto nella Torah — erano state date da Dio per migliorare la vita del popolo (le leggi ebraiche coprivano non solo il comportamento religioso ma anche regole personali e sociali).

C’erano centinaia di regole e leggi in vigore, e al tempo in cui Gesù era sulla terra, egli poteva vedere che queste leggi venivano usate per controllare le persone. Gli esperti di legge avevano oppresso gli altri e avevano impedito loro di ottenere la conoscenza (Luca 11:37–53). Questo non vuol dire che Gesù non seguiva la legge. In Matteo 5:17, 18, ci dice che non era venuto ad abolire la legge ma a portarla a compimento.

In modo simile, in Romani 6:14, Paolo non sta dicendo che la legge non ha peso per i cristiani o che non dobbiamo fare la cosa giusta. Il Seventh-day Adventist Bible Commentary dice anche, «Paolo qui non si sta riferendo a una legge in particolare ma alla legge come principio. Sta dicendo che i cristiani non sono sotto la legge come via della salvezza, ma sotto la grazia».[1]

La legge non ha la capacità di dare salvezza o santificazione. Può agire come guida, ma non ci può perdonare o cambiare. Galati 3:10–25 indica chiaramente che la legge è stata data per rendere il peccato chiaro e per portarci più vicini a Cristo, ma non ci può liberare dai nostri peccati. Questo è qualcosa che viene solo da Dio attraverso la grazia. È la grazia a fare la vera differenza nella nostra vita: «Sotto la grazia, tuttavia, la lotta contro il peccato non è più una vaga speranza, ma un trionfo certo».[2]

Questa speranza è un’offerta aperta a tutti (vedi Giovanni 3:16), e non c’è niente che possiamo fare per guadagnarla, tranne arrenderci a Dio. Il sacrificio di Gesù ci dà la copertura di giustizia che ci serve. Questo non vuol dire che dovremmo continuare a peccare tanto per farlo; sarebbe un fraintendimento deliberato del piano della salvezza di Dio, rendendoci di nuovo servi del peccato e rifiutando lo scopo della grazia.

La grazia ci porterà verso un’ubbidienza più grande della legge perfetta di Dio, che al centro ha l’amore, sia per Dio che per gli altri (ved. Matteo 22:37; Giovanni 13:34). Il suo amore per noi è ciò che ci offre la grazia fin dall’inizio. Accettando e abbracciando questa grazia, non solo cresceremo in Dio ma rifletteremo meglio il carattere di Cristo nella nostra vita. In questo, possiamo mostrare al mondo la nostra speranza in quel trionfo certo.

Rispondi

  1. Pensi che spesso ci sia confusione o fraintendimento sui concetti di legge e grazia?
  2. La grazia come ha cambiato la tua vita?
  3. Cosa puoi fare per mostrare meglio la grazia di Dio a chi ti circonda?

[1] AAVV, The Seventh-day Adventist Bible Commentary, 2° ed., vol. 6, p. 541 (corsivo aggiunto).

[2] Idem

Mercoledì 15 novembre

COME FARE

L’ABC della santificazione

di Vania Chew, Sydney, Australia

Ebrei 12:2; 1 Giovanni 1:9; Proverbi 3:6; Matteo 6:28

Santificazione. Ricordo ancora quando ho sentito quella parola per la prima volta da bambina e mi sono chiesta cosa significasse, perché il significato non era chiaro immediatamente. Giustificazione aveva senso, semplicemente perché conoscevo la parola giustificare. Ma la parola santificare non era mai comparsa nel mio vocabolario di scuola elementare.

«Vuol dire rendere santo o mettere da parte», un adulto gentile spiegò dopo. Ma quella definizione non rendeva la parola più comprensibile per la mia mente di adolescente. Cosa veniva reso santo? Come veniva reso santo? E mettere qualcosa da parte cosa aveva a che fare con il resto?

Molti anni dopo, ho semplificato la mia comprensione di santificazione a solo quattro brevi parole: «Sii più come Gesù». Come facciamo? Ecco alcuni passi da considerare:

Guarda Gesù. La Bibbia ci dice che dobbiamo tenere i nostri occhi su Gesù mentre corriamo la corsa della vita (vedi Ebrei 12:2). Se vogliamo essere più come Gesù, dobbiamo guardare il suo carattere. Che qualità ha? Quali caratteristiche dovremmo imitare per essere più come Gesù? Una cosa che ho trovato utile è leggere le parole di Gesù nella Bibbia e pensare a cosa dicono su di lui le sue frasi e le sue azioni. Poi penso a come le mie parole e azioni possano rifletterlo.

Lascia andare. Più guardiamo Gesù, più capiremo quanto è terribile il peccato — il peccato ha minacciato di separarci per sempre dal nostro Padre celeste. Solo il sacrificio redentivo di Cristo ha pagato il nostro prezzo. Essere più come Gesù vuol dire lasciar andare le cose (i peccati) che cercano di separarci da Dio. Non è una cosa facile da fare. Riconoscilo. Dì a Gesù che è un problema. Egli è già pronto a perdonarti (vedi 1 Giovanni 1:9) e ad aiutarti a tornare sul sentiero giusto (vedi Proverbi 3:6).

Non ti preoccupare. Spesso citiamo «Osservate come crescono i gigli» (Matteo 6:28) quando stiamo discutendo dei vestiti, del cibo e di altri beni materiali, ma quello stesso Dio che provvede alle nostre necessità materiali ha anche provveduto ai nostri bisogni spirituali. Mi piace come lo dice Charles Spurgeon: «Se ti dà la grazia per farti credere, ti darà la grazia per vivere una vita santa dopo».[1] Se Gesù mette nel tuo cuore quel desiderio di vivere più come lui, fidati che sarà con te lungo il tuo viaggio.

Rispondi

  1. Che tipo di caratteristiche ha Gesù?
  2. Le tue parole e azioni, come possono riflettere il tuo desiderio di essere come Gesù?

[1] C. H. Spurgeon, Sermons of Rev. C. H. Spurgeon, Robert Carter & Brothers Publishing, New York, 1883, p. 308

Giovedì 15 novembre

OPINIONE

Sintomi di una malattia

di Amy Pitt, Melbourne, Australia

Romani 6:14

Un sentimento comune nel cristianesimo è che una volta che una persona ha dichiarato che Gesù è il Signore e ha accettato la sua grazia meravigliosa, non è più legato dalla legge e, come tale, non è più tenuto a seguirla.

Per prima cosa, considera questo: poche ore dopo aver mangiato il tuo piatto preferito, ti viene la nausea. Il tuo corpo è colpito da un sudore freddo, e tremi mentre il tuo stomaco si torce.

Forse il formaggio era ammuffito; forse la salsa era stata lasciata fuori per troppo tempo. In ogni caso, la prossima volta che pensi di mangiare di nuovo quel piatto, cominci a sentire una nausea familiare al pensiero. Piuttosto prendi qualcos’altro.

Questo fenomeno è un riflesso condizionato e avviene quando il cervello associa cibi particolari a una reazione negativa che ha avuto poco dopo averli ingeriti.[1] Da quel momento in poi, il corpo è sensibilizzato a ciò che l’ha fatto stare male e il cibo non può essere gustato.

In modo simile, una volta che dichiariamo che Gesù è il Signore e accettiamo la potenza dello Spirito Santo nella nostra vita, siamo rinati e il peccato non è più nella nostra natura. Ma alcuni professano il nome di Dio pur continuando ad apprezzare comportamenti dannosi che sono contrari alla sua legge a causa della mentalità che la grazia ci dà la libertà di fare quello che vogliamo. Ma la legge sarà sempre fianco a fianco con la grazia.

Permettendo che i comportamenti dannosi continuino nella nostra vita, non riconosciamo il fatto che i peccati — le azioni — sono semplicemente sintomi del problema più grande, il peccato — la malattia. Alcuni usano la grazia come copertura per abitudini che apprezzano e reclamare la salvezza. La fame di questi comportamenti indica che, come qualcosa di dannoso che il corpo ha ingerito ma non è riuscito a riconoscere come veleno, il riflesso condizionato non è stato sviluppato e la vulnerabilità è ancora lì. Ma riconoscendo il problema più profondo del peccato come una malattia, è possibile diventare sensibilizzati a ciò che sta veramente causando la malattia.

Una volta che moriamo al peccato, esso non è più nella nostra natura. Invece di considerare i peccati come cose ora ammesse a causa della grazia che abbiamo ricevuto, dovremmo puntare a essere più a immagine di Cristo. Solo allora le cose che una volta ci piacevano e che avevamo difficoltà ad abbandonare cadranno semplicemente via.

Rispondi

  1. Perché continuiamo a conservare azioni peccaminose anche dopo aver scelto di credere in Dio?
  2. Qual è la differenza tra i peccati e il peccato?

[1] «What Is a Taste Aversion?» su https://www.verywell.com/what-is-a-taste-aversion-2794991, al 14 luglio 2016

Venerdì 17 novembre

ESPLORAZIONE

Vivi in fede: la salvezza è promessa!

di Debbie Battin Sasser, Friendswood, Texas, U.S.A.

Efesini 2:8; 2 Timoteo 1:9

CONCLUSIONE

Immagina se i cristiani di oggi fossero ancora insicuri del nostro destino eterno. Martin Lutero lottò preso dall’agonia, dalla confusione e dalla frustrazione nei suoi tentativi di scoprire la bellissima verità biblica che siamo salvati per fede (Efesini 2:8). Gli scritti di Paolo in 2 Timoteo 1:9 confermano che siamo salvati dalla grazia di Dio e non dalle nostre opere. Grazie a Dio come avventisti del settimo giorno crediamo nella sola scriptura, specialmente considerando che questo mondo è pieno di opinioni — alcune valide e altre corrotte e ingannevoli. La Bibbia dà a noi cristiani postmoderni un’immagine chiarissima dell’amore di Dio: il vangelo eterno!

PROVA A

  • Scrivere di una volta in cui non capivi qualcosa nella Bibbia e descrivere il processo d’illuminazione che ha fatto chiarezza per te.
  • Osservare le nuvole e immaginare come sarà la seconda venuta di Gesù.
  • Illustrare il valore e il significato di Sola Scriptura.
  • Passeggiare conversando con Dio sulla fede in lui e le tue speranze per il futuro.
  • Leggere un articolo cercando di scorgere quale sarebbe la prospettiva di Dio sulla storia (compassionevole, sorridente, piangente, magnanimo, giusto, ecc.). E tu, come dovresti reagire, in quanto seguace di Cristo?
  • Fare un collage per esprimere la gioia al sapere di essere salvato per fede e non per le tue opere.

CONSULTA

Giovanni 3:17; Apocalisse 14:6; Efesini 2:8.

Ellen G. White, La via migliore, cap. 5; Gli uomini che vinsero un impero, cap. 35.

Max Lucado, In the Grip of Grace, cap. 1.

C. S. Lewis, Sorpreso dalla gioia, capitoli 4, 14.

LEZIONI PER GIOVANI (18-35 ANNI)

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