SdS CQ (College Quarterly) Quarto Trimestre 2017 – 08

Lezione 8

18 – 24 novembre

Chi è l’uomo di Romani 7?

«Ma ora siamo stati sciolti dai legami della legge, essendo morti a quella che ci teneva soggetti, per servire nel nuovo regime dello Spirito e non in quello vecchio della lettera» (Romani 7:6)

Sabato 18 novembre

INTRODUZIONE

L’uomo di peccato

di Robert Wright, Mandeville, Giamaica, Indie occidentali

Romani 7:16–20

Si racconta la storia di uno scorpione che desiderava attraversare un fiume ma che non sapeva nuotare. Lo scorpione vide una tartaruga e chiese di attraversare sul suo dorso.

«Oh, no», disse la tartaruga, «io ti conosco. Hai un pungiglione letale, e non mi fido di te».

«Per favore, tartaruga. Prometto di non farti del male. Portami sul tuo guscio. Non ti pungerò».

Dopo molte suppliche e promesse da parte dello scorpione, la tartaruga acconsentì. Portò lo scorpione dall’altra parte del fiume. Quando raggiunsero la riva, lo scorpione punse la tartaruga nel collo soffice.

«Avevi promesso che non mi avresti fatto del male», si lamentò la tartaruga.

«Mi dispiace», rispose lo scorpione. «Non posso evitarlo; è la mia natura».

Come lo scorpione, l’essere umano ostinato è incapace di smettere di peccare. Desidera vivere la giustizia contenuta nella legge ma fa il male che sa essere sbagliato. È solo una persona impenitente che affronta un problema del genere? Non è così anche per il cristiano? Anche se il cristiano abita ancora in un corpo carnale, la sua battaglia è meno intensa perché ha sottomesso la sua volontà a Cristo. L’apostolo Paolo dice, «Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato sé stesso per me» (Galati 2:20).

L’uomo non convertito è sotto il dominio o la condanna della legge finché vive (Romani 7:1). La sua unica via d’uscita è la morte. Dato che Gesù Cristo ha già pagato il prezzo della morte per il peccatore, l’accettazione da parte del peccatore di Cristo come salvatore significa anche l’accettazione della morte di Cristo per suo conto. «Ora dunque non vi è alcuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù, i quali non camminano secondo la carne ma secondo lo Spirito» (Romani 8:1, ND).

Chi è l’«uomo» di Romani 7? Tutti noi! Questa è una dichiarazione del dilemma della famiglia umana. Siamo disperatamente persi nella nostra condizione peccaminosa a meno di essere salvati da colui che ha potere sul peccato e sulla morte. Se non posso fare le cose che desidero fare allora sono uno schiavo di qualcun altro o qualcos’altro. In Cristo Gesù siamo liberati (Luca 4:18).

Rispondi

  1. Se sono nato di nuovo, perché dovrei avere problemi con i desideri della carne?
  2. Cosa vuol dire essere sotto la legge? C’è una differenza tra essere sotto la condanna della legge ed essere sotto la giurisdizione della legge?

Domenica 19 novembre

EVIDENZA

Gesù, la perfezione e io

di Jody Eddy, Alexandra, Victoria, Australia

Romani 6:1–21, Galati 5:17, 1 Giovanni 2:1

Gesù ha sconfitto il peccato (Romani 6:10)

Quando Gesù è morto sulla croce, ha sconfitto il peccato. È stato con il peccato che la morte è entrata nel nostro mondo. Dato che Gesù ha sconfitto il peccato, i cristiani ora riconoscono che la sua resurrezione ha una potenza che può cambiare la vita. «Quando egli morì, morì nei confronti del peccato una volta per sempre, ma ora vive, e vive per Dio» (Romani 6:10, TILC). L’impatto della morte e della resurrezione di Gesù significa che ci viene dato il dono della vita eterna. Dato che Gesù ha messo fine alla forza del peccato, è stata data forza a noi. Il peccato non può più avere il controllo che aveva prima su di noi. Il risultato finale non è lo stesso.

Se seguiamo Gesù, non solo cerchiamo di riflettere il carattere di Gesù ma otteniamo la sua ricompensa e seguiamo i suoi passi nella vita eterna. La giustificazione per fede è il credere che è solo attraverso la nostra fede e il desiderio di seguire Gesù che siamo salvati; niente di quello che facciamo ci potrebbe far guadagnare la via per il cielo. Ecco come funziona la grazia di Dio! Ma questo non vuol dire che possiamo vivere la nostra vita ignorando la realtà del peccato. Anche se le nostre azioni non possono acquistare la vita eterna, c’è un nesso tra la nostra fede e il modo in cui viviamo. «Noi che siamo morti al peccato, come vivremmo ancora in esso?» (Romani 6:2).

La nostra lotta con il peccato (Galati 5:17)

Anche se Gesù ha sconfitto il peccato, siamo ancora coinvolti in una lotta tra bene e male. Il peccato ha perso la sua potenza eterna, ma viviamo in un mondo di peccato. Ognuno di noi ha davanti una lotta interiore dove la nostra natura peccatrice è in guerra con le nostre buone intenzioni: «Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito» (Galati 5:17a). Decidere di seguire Gesù non significa diventare immuni al peccato.

Ci viene dato o prendiamo il titolo di «cristiano» come modo per dichiarare che siamo seguaci di Gesù Cristo, ma il termine cristiano funzionerebbe meglio se fosse inteso come un verbo; essere un cristiano è un’azione continuativa. Affronteremo sempre opposizione e tentazioni. Sì, Gesù ha sconfitto il peccato, ma il peccato esiste ancora. Diciamo che Gesù ha sconfitto il peccato usando il tempo passato, ma la realtà è che Gesù sta sconfiggendo il peccato nel nostro presente e anche nel nostro futuro. «Lo Spirito ha desideri contrari alla carne» (Galati 5:17b).

«L’esperienza della salvezza implica il pentimento, la confessione, il perdono, la giustificazione e la santificazione».[1] Entriamo in una relazione con Dio, e come in qualunque altra relazione, più a lungo lo conosciamo e più tempo passiamo insieme, più cresce profonda la relazione e maggiore la nostra comprensione. Questa esperienza non dovrebbe essere vista come una cronologia o qualcosa che può accadere una sola volta. La nostra relazione con Dio non è statica; si muove e cresce.

 

Essere santificati (1 Giovanni 2:1)

Essere santificati vuol dire essere dichiarati santi e liberi dal peccato. Parte della nostra esperienza della salvezza vuol dire che siamo santificati. Questo vuol dire che siamo dichiarati perfetti? Sì! Vuol dire che siamo perfetti? No! «Dunque uno solo è caduto, Adamo, e ha causato la condanna di tutti gli uomini; così, uno solo ha ubbidito, Gesù Cristo, e ci ha ristabiliti nella giusta relazione con Dio che è fonte di vita per tutti gli uomini» (Romani 5:18, TILC). Non è a causa della nostra perfezione ma per la perfezione di Gesù che possiamo essere dichiarati giusti agli occhi di Dio ed essere giustificati.

Dio ci guarda e dichiara che siamo giusti e santi perché Gesù ha preso il nostro posto. È la perfezione di Gesù che brilla in noi. Non possiamo sconfiggere il peccato da soli. La nostra vittoria personale sul peccato in realtà è la vittoria di Gesù. Quando la nostra relazione con Dio cresce e diventa più profonda, diventiamo sempre più consapevoli delle nostre debolezze e dei nostri peccati. Come spiegò Paolo, «Di queste cose ora vi vergognate» (Romani 6:21). Quando diventiamo più consapevoli del nostro peccato e il nostro desiderio di essere più simili a Gesù cresce, ci pentiamo e confessiamo. Dio offre perdono, e noi riceviamo giustificazione e santificazione. Lo Spirito Santo ci guida, e noi desideriamo il bene.

Ma quella lotta interiore tra bene e male non scomparirà all’improvviso a causa del nostro rapporto con Gesù. Essere giustificati e santificati non vuol dire che non affronteremo mai più la tentazione del peccato. Quello che vuol dire è che Gesù è lì per noi, pronto ad aiutarci quando ne abbiamo bisogno. Lo Spirito Santo diventa presente nel nostro cuore, aiutandoci a sconfiggere la nostra natura peccaminosa e aiutando le nostre buone intenzioni a diventare realtà. «Se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto» (1 Giovanni 2:1).

Rispondi

  1. Sconfiggere il peccato sembra una possibilità reale per la tua vita, o è solo un ideale?
  2. Puoi vedere le prove della vittoria sul peccato nella tua vita?
  3. Se credi nella giustificazione per sola fede, questo ha un impatto sulla tua comprensione di essere santificato? In che modo?

[1] La confessione di fede degli avventisti del 7° giorno, p. 117

Lunedì 20 novembre

LOGOS

L’uomo in Romani 7

di Orlando Moncrieffe, Bergenfield, New Jersey, U.S.A.

Romani 6:1, 2, 8–11, 14, 15, 23; 7:1–25; 8:1–29

In Romani 6–8, Paolo affronta la questione della natura e funzione della legge (che include i dieci comandamenti) nel piano della salvezza. Nel capitolo 6 usa due immagini — il battesimo e la schiavitù — e nel capitolo 7 ne usa altre due — il matrimonio e il dilemma umano della difficoltà di fare ciò che è giusto — per mostrare che la salvezza non è basata sull’esecuzione delle prescrizioni della legge ma sui meriti della giustizia di Cristo e la sua morte.

Gli insegnamenti rabbinici della legge (Romani 6:4, 8–11, 23; 7:25; 8:1, 2)

Una delle questioni che Paolo stava affrontando erano gli insegnamenti dei rabbini del suo tempo, come successivamente codificati nella Mishnah, riguardo il ruolo e la funzione della legge. I rabbini insegnavano che Dio aveva creato gli esseri umani con l’inclinazione verso il male, chiamata yetzer hara. I rabbini affermavano che Dio aveva detto, «Ho creato dentro di voi il male yetzer, ma ho creato la Legge come medicina. Finché vi tenete occupati con la Legge, lo yetzer non governerà su di voi. Ma se non vi tenete occupati con la Torah, allora sarete dati alla potenza dello yetzer, e tutte le sue attività saranno contro di voi».[1]

Secondo questo insegnamento, la legge era fornita come l’antidoto per lo yetzer, per controllare questa tendenza innata verso il male creata da Dio. Questo attribuisce alla legge una funzione salvifica che Paolo nega categoricamente, affermando che la salvezza si trova solo in Cristo (Romani 6:4, 8–11, 23; 7:25; 8:1, 2).

Illustrazione del dilemma umano (Romani 7)

Avendo usato il matrimonio per illustrare la fine del vecchio sistema stabilito al Sinai (Romani 7:1–6), descrivendo la natura della legge (con riferimento specifico al decalogo) e la sua relazione con il peccato (vv. 7–14), Paolo ora usa il dilemma umano della lotta contro il peccato come illustrazione della futilità di tentare di guadagnare la salvezza con i propri sforzi (vv. 14–25). È importante tenere a mente che Paolo sta parlando della legge, e il dilemma umano descritto è semplicemente un’illustrazione. È possibile farsi prendere così tanto dall’illustrazione da perdere di vista ciò che viene illustrato.

Il grande dibattito su se questo ritratto della difficile situazione degli esseri umani peccatori sia o no una descrizione della lotta personale di Paolo e se fosse prima o dopo della sua conversione, non è un esercizio proficuo, perché si focalizza sull’illustrazione a scapito di ciò che è illustrato. A prescindere dalla conclusione che si possa trarre riguardo a questa descrizione del dilemma umano, una cosa è assolutamente chiara: dato che vivere «sotto la legge» significa la schiavitù al peccato, quelli che lo fanno sono tutti schiavi del peccato, un padrone crudele, e, senza Cristo, sono impotenti nella lotta contro di esso. Ma la vittoria è possibile in Cristo. L’intento di Paolo era di mostrare agli Ebrei la necessità del Messia come loro salvatore. Avendo già affermato che la vittoria sul peccato è possibile solo sotto la grazia (Romani 6:14), Paolo sottolinea nuovamente quel punto con l’uso di questa illustrazione.

Carattere, scopo e funzione della legge (Romani 7:12, 14)

Paolo promuove la legge in ogni modo possibile, affermando che «la legge è santa, e il comandamento è santo, giusto e buono» (Romani 7:12), e che «la legge è spirituale» (v. 14). La sua preoccupazione non riguardava il contenuto e il valore della legge, ma il suo uso improprio. La legge, afferma Paolo, è buona per quello che fa, ma non può fare ciò che non era destinata a fare: salvarci dal peccato. Per quello, ci serve Gesù, perché la legge — l’intero sistema ebraico o il decalogo in particolare — non può portare la salvezza. Sta mostrando che la legge era necessaria ma che la sua funzione era limitata; che certamente non era il presunto antidoto prescritto da Dio a qualche male yetzer che teneva gli esseri umani schiavi del peccato. La legge, sostiene, era progettata per mostrare il bisogno della salvezza, non per essere il mezzo con cui ottenere quella salvezza.

Salvezza solo in Cristo (Romani 8:3)

Paolo afferma che la forza sul peccato e la salvezza dal peccato si possono solo trovare in Gesù (Romani 7:24, 25; 8:1, 2), che ha pagato la pena di morte per nostro conto, pagando quindi per la nostra salvezza. La legge non era mai stata intesa per santificarci e non avrebbe mai potuto farlo (nonostante gli insegnamenti rabbinici), ma «ciò che era impossibile alla legge» (Romani 8:3), Dio lo fece attraverso il dono di suo Figlio. Paolo afferma che ora serviamo «nel nuovo regime dello Spirito e non in quello vecchio della lettera» (Romani 7:6) e che «la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte» (Romani 8:2). Questo significa che la reazione alla legge (anche i dieci comandamenti) non dovrebbe essere di ubbidire a una forza esterna, un codice scritto che esige acquiescenza, ma un principio interno infuso dallo Spirito che genera ubbidienza guidata dallo Spirito.

Rispondi

  1. Come possiamo resistere alla tentazione di usare il dilemma umano descritto in Romani 7 come una scusa per la nostra mancanza di crescita spirituale?
  2. Come si giustifica l’insistenza sulla continua validità dei dieci comandamenti mentre si afferma che il vecchio sistema di leggi è finito con la morte di Cristo, che era il suo compimento?

[1] C. K. Barrett, ed., The New Testament Background: Selected Documents, Harper and Row, New York, 1961, p. 153

Martedì 21 novembre

TESTIMONIANZA

Scegli la vita o la morte

di Carl Henry, Snellville, Georgia, U.S.A.

Romani 7:6, 10; 8:29

«“Or Abramo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto di giustizia. Or a chi opera, la mercede non è messa in conto di grazia, ma di debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede gli è messa in conto di giustizia”. Romani 4:3,4,5. La giustizia è la conseguenza dell’obbedienza alla legge. La legge richiede la giustizia, e davanti alla legge il peccatore deve essere giusto, ma egli è incapace di esserlo. La sola via per ottenere la giustizia è la fede, perché attraverso di essa egli può portare i meriti di Cristo al Padre, e il Signore mette l’obbedienza del proprio Figlio in acconto al peccatore. La giustizia di Cristo è accettata al posto delle colpe dell’uomo, e Dio riceve, perdona e giustifica l’anima credente e pentita, la tratta come se fosse giusta, e l’ama come ama Suo Figlio. In questo modo, la fede è imputata a giustizia».[1]

«Quando mediante il pentimento e la fede accettiamo Cristo come nostro Salvatore, il Signore perdona i nostri peccati, e ci libera dalla penalità prescritta dalla trasgressione della legge. Il peccatore appare davanti a Dio come una persona giusta. Gode del favore del cielo, e attraverso lo Spirito è in comunione con il Padre e con il Figlio. Poi c’è ancora un’altra opera da compiere, e quest’opera è di natura progressiva. L’anima deve essere santificata dalla Verità. E anche questo si ottiene per fede, poiché solamente per la grazia di Cristo che riceviamo per fede, il carattere di una persona può essere trasformato».[2]

«Quando ci sottomettiamo a Cristo, il nostro cuore è unito al suo cuore, la nostra volontà è fusa con la sua volontà, la mente diventa una con la sua, i nostri pensieri gli sono sottoposti: viviamo la sua vita. Questo è ciò che significa essere rivestiti dell’abito della sua giustizia».[3]

«L’unica nostra speranza è la giustizia che il Cristo ci offre e l’opera che lo Spirito compie in noi e tramite noi».[4]

«La giustizia con cui siamo giustificati ci viene attribuita; la giustizia con cui veniamo santificati ci viene donata. La prima ci autorizza a entrare in cielo, la seconda ci rende degni di abitarvi».[5]

«Solo la giustizia del Cristo consente di ottenere [la salvezza]».[6]

Rispondi

  1. A volte sembra difficile comprendere la fede. Dio ha predeterminato che alcuni fossero salvati e altri perduti?
  2. Le «opere» che ruolo hanno nel piano della salvezza?

[1] Ellen G. White, Messaggi scelti vol.1, pp. 305-306

[2] Ellen G. White, Messaggi scelti vol. 3, p. 160

[3] Ellen G. White, Le parabole, p. 233

[4] Ellen G. White, La via migliore, p. 63

[5] Ellen G. White, Messaggi ai giovani, p. 23

[6] Ellen G. White, La Speranza dell’uomo, p. 218

Mercoledì 22 novembre

COME FARE

Gesù è l’unica risposta

di Trescot Wilson, Sandys, Bermuda

Romani 7:15–20

Com’è ironico che una donna che conosco, che ha sofferto per mano del suo primo marito, un alcolista violento, abbia sposato qualcun altro con tendenze simili? È logico supporre che se potesse sposarsi di nuovo, vorrebbe sposare un uomo astemio amorevole e incoraggiante, la seconda volta. Ma alla morte del suo primo marito, ha sposato un altro uomo che si è rivelato essere un alcolista violento.

Sembra che quella donna soffrisse la malattia descritta intensamente da Paolo in Romani 7:15–20. Quello che non voleva fare era esattamente quello che ha fatto, e quello che avrebbe dovuto fare non riuscì a farlo. Riflettere sulla sua situazione mi fece capire che spesso non siamo diversi da lei, perché la nostra vita è piena di queste contraddizioni. Vogliamo fare il bene ma finiamo per fare il male, violando le leggi di Dio, e sentendoci dispiaciuti e colpevoli per le nostre malefatte. Sembra che questa sia una condizione umana che vivono molti di noi.

Il peccato è in noi, causandoci di evitare il bene e di fare il male, anche se dovremmo averlo imparato. Siamo persone miserabili che moriranno dal corpo di morte. Come possiamo perdere quest’abitudine, aggiustare questo malanno, e capovolgere questi comportamenti? Chi o cosa ci salverà? Non possiamo farcela da soli. Solo Gesù, attraverso lo Spirito Santo, può darci la vittoria.

Solo con la meditazione quotidiana, leggendo la Scrittura, e con la preghiera possiamo raccogliere la pura determinazione per fare ciò che è giusto ed evitare il male che si presenta a noi. Solo avendo una relazione intima e personale con Gesù possiamo essere salvati dal corpo di morte. Facendo così, saremo in grado di dichiarare, come Paolo, «Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore» (Romani 7:25)!

Rispondi

  1. Qual è stata la tua esperienza con come Satana si approfitta di te?
  2. Hai cercato di controllare la tua situazione da solo, solo per trovarti sopraffatto da queste condizioni? Discuti.
  3. Anche se rinnovi regolarmente il tuo impegno verso Cristo, a volte scivoli nel peccato? Perché?
  4. Come cristiano, hai vissuto le stesse lotte nella tua vita, facendo passi falsi ripetutamente, alzandoti solo per cadere di nuovo, e chiedendoti come districarti completamente da quei peccati che ti affliggono?
  5. Quali scelte sbagliate stai facendo, e ci sono alcuni peccati che dovresti considerare di abbandonare? Che non vuoi abbandonare?

Giovedì 23 novembre

OPINIONE

Perché è importante?

di Beverly Henry, Mandeville, Giamaica

Romani 7:6; 8:3, 4

Questa questione di fede è stata dimostrata da molti nella storia religiosa e secolare. Ebrei 11, il «capitolo sulla fede», parla di molte persone che hanno camminato per fede e non a vista, comprendendo che la loro salvezza era per sola fede; anche se alcuni morirono prima di vedere il compimento della profezia, ma credettero per fede. Attualmente vediamo attraverso un vetro scuro (1 Corinzi 13:12), ma la fede dà l’opportunità di vedere faccia a faccia. Il peccato ha provocato grande danno, e a volte non sembriamo essere in grado di comprendere la meravigliosa opera di Cristo e la bellezza della salvezza attraverso la fede in Gesù. Egli è morto sulla croce per salvarci dai nostri peccati, ed è attraverso il suo sacrificio e salvezza per sola fede che possiamo avere la vita eterna (Romani 7:6; 8:3, 4).

Abraamo era chiamato il padre dei fedeli. Sia lui che sua moglie avevano superato l’età per avere figli, ma Dio gli promise generazioni come la sabbia in riva al mare. Credette per fede e fu ricompensato. Rileggi la storia di Dio che libera i figli di Israele attraverso il mar Rosso. Per fede, i sacerdoti stettero sulla terra asciutta e la moltitudine attraversò. Tra chi mostrò fede, Daniele non si preoccupò della colazione con i leoni, e i tre Ebrei non si preoccuparono della fornace ardente; la loro fede era il fondamento della loro salvezza. Anche Enoc, Noè, Abele, Raab, e Davide sono elencati tra i fedeli. Tutti questi e altri guardarono avanti con fede per la loro salvezza (Ebrei 11). Dato che abbiamo così tanti testimoni, spetta a noi fissare lo sguardo su Gesù, «colui che crea la fede e la rende perfetta» (Ebrei 12:2). Dio è l’architetto, noi siamo collaboratori con lui. Dio onora la fede dimostrata da parte nostra.

E se la nostra salvezza non fosse solamente per fede, ma necessitasse di un elemento di opere? Come spiegheremmo le molte situazioni «impossibili» in cui ci troviamo, dove Dio interviene costantemente e miracolosamente, e ci libera? Non è questa la fede «di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono» (Ebrei 11:1)?

Rispondi

  1. Come sei stato in grado di dimostrare la tua fede salvifica nella settimana passata?
  2. Fai una lista di conoscenti che pensi abbiano fede; in cosa era la loro fede?
  3. Era più facile per le persone in tempi biblici o storici dimostrare la loro fede? Perché o perché no?
  4. Discuti il detto, «Siamo salvati per sola fede, ma la fede che salva non è mai sola».

Venerdì 24 novembre

ESPLORAZIONE

L’offerta di libertà

di Cassi Fitzpatrick, Lincoln, Nebraska, U.S.A.

Romani 6:14

CONCLUSIONE

C’è una scelta che possiamo fare: servire Dio o il mondo. La morte di Gesù sulla croce ci offre redenzione. Ci viene presentato il dono di giustizia e una vita incentrata sulla grazia. Paolo scelse di dedicare il suo tempo condividendo questo messaggio di speranza. Non siamo più condannati dalla legge, ma siamo santificati dalla vittoria garantita sulla croce. Oggi, possiamo vivere la nostra vita come campioni: sapendo che Cristo ha vinto la nostra eternità. «Infatti il peccato non avrà più potere su di voi; perché non siete sotto la legge ma sotto la grazia» (Romani 6:14).

PROVA A

  • Cucinare un banchetto con i tuoi amici. Un banchetto per i campioni in celebrazione della grazia che Dio ci ha dato gratuitamente. Prendi del tempo per condividere le vittorie spirituali di Dio nella tua vita e leggi un versetto incoraggiante sulla grazia.
  • Creare un collage da ritagli di riviste del significato della vittoria in Cristo per te. Usa parole e immagini per esprimerti.
  • Scrivere una poesia sul messaggio di speranza che Dio ci dà attraverso la sua grazia. Forse concentrati su come ci si sente a essere perdonati. Se hai problemi a sentirti perdonato e libero dalla legge, esprimilo a Dio nella tua poesia.
  • Condividere sui social media quello che hai imparato su Dio durante questa lezione CQ.
  • Passare del tempo nella natura questo finesettimana e parlare con Dio. Cerca il suo amore nella creazione che ha portato in questo mondo. Riesci a trovare modi in cui Dio ha dato alla natura vittoria per prosperare?

CONSULTA

2 Corinzi 12:9; Isaia 61:10; 1 Giovanni 5:4; Matteo 6:33.

Ellen G. White, La via della guarigione, pp. 328-330; La via migliore, pp. 29-30.

LEZIONI PER GIOVANI (18-35 ANNI)

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