SdS CQ (College Quarterly) Terzo Trimestre 2018 – 07

Lezione 7

11-17 agosto 2018

Il primo viaggio missionario di Paolo

«Vi sia dunque noto, fratelli, che per mezzo di lui vi è annunciato il perdono dei peccati; e, per mezzo di lui, chiunque crede è giustificato di tutte le cose, delle quali voi non avete potuto essere giustificati mediante la legge di Mosè»

(Atti 13:38-39)

Sabato

INTRODUZIONE

Comunica!

di Arthur Ujlaki-Nagy, Bronxville, New York, USA

Atti 14:6–17

Crescendo nella fede, ho ascoltato un bel po’ di sermoni. Di solito i migliori erano predicati da evangelisti, o da persone che viaggiano in lungo e in largo e mettono in pratica ciò che predicano nelle chiese e, quindi, hanno esperienza nel predicare la buona notizia. Dopo un po’, si può arrivare ad apprezzare i sermoni veramente straordinari in cui ti vengono rivelate idee, collegamenti e strati del vangelo che prima non avevi capito. Quando succede, si potrebbe essere tentati di guardare l’evangelista senza vedere lo Spirito Santo all’opera.

Questa cosa esatta successe a Paolo e Barnaba. Dopo aver predicato con tutto il cuore agli abitanti di Listra, Paolo guardò gli ascoltatori e i suoi occhi si fissarono su un uomo. Paolo, attraverso lo Spirito, poteva distinguere qualcosa di unico in lui. Quest’uomo era speciale, aveva fede in ciò che Paolo stava predicando. Riesco a immaginare Paolo che allunga la mano e gli dice: «Àlzati in piedi». Quest’uomo, nato zoppo ma che ora aveva fede in Gesù, saltò in piedi, guarito.

Fu in quel momento che le peggiori paure di Paolo si realizzarono. La folla, attribuendo questo miracolo a Giove e a Mercurio, corse al tempio di Giove per radunare i sacerdoti e offrire un sacrificio. Gli abitanti di Listra stavano per adorare Paolo e Barnaba. Te l’immagini? Personalmente, avendo predicato, una delle domande costanti che mi passano per la testa è: «Che cosa stanno comprendendo del messaggio che sto dando?». Quindi chiedo periodicamente: «Capite?». Certamente quella domanda stava passando anche nella mente di Paolo: «Avranno capito?».

Riesco a immaginare Paolo che trema e pensa: «Oh, no, non hanno capito! Come faccio a spiegarlo meglio?». Poi Paolo prova qualcosa di diverso. Si strappa le vesti e si picchia il petto, sembra dire: «Non fate questo! Sono come voi. Attraverso tutte le stesse esperienze che attraversate anche voi; ho fame come voi, mi stanco come voi, provo dolore come voi, sono felice come voi, emozionato come voi; proprio come voi». Questo è un elemento chiave per l’evangelizzazione. Riesci a simpatizzare con loro? Se non ci riesci, sii onesto; perché anche se non riesci a simpatizzare, abbiamo un Salvatore che ci riesce (cfr. Ebrei 4:15). Ed è questa la buona notizia: abbiamo un Salvatore che è vicino, che possiamo toccare (Atti 17:27).

Domenica

EVIDENZA

Il primo viaggio missionario di Paolo

di Ellsworth Mark Baxen, St Louis, Seychelles

Atti 13:1–12, 38, 42–49; 14:1–26

Introduzione (Atti 13:4, 5)

Il primo viaggio è descritto in Atti 13–14 in una serie di tre avventure missionarie pionieristiche edificanti. Inizia con una destinazione Cipro e poi in alcune parti dell’Asia minore. Armati con la potenza ineguagliabile dello Spirito Santo e il vangelo di Gesù Cristo, i credenti affrontano un’opposizione significativa mentre predicano la buona notizia, ma vedono anche molte risposte positive. L’obiettivo del primo viaggio missionario sembra essere quello di penetrare in ogni parte del mondo allora conosciuto, così che le persone potessero avere la scelta della salvezza in Gesù Cristo.

La metodologia di Paolo era di iniziare prima con gli Ebrei, e poi di procedere ai Gentili (Atti 13:5,14). È ironico che gli Ebrei che erano chiamati a diffondere il messaggio della salvezza in ogni nazione diventarono invidiosi perché ai Gentili venivano offerti gli stessi privilegi religiosi che pensavano fossero esclusivamente loro, e come risultato rifiutavano il vangelo e si opponevano al messaggio di Paolo.

Il grande mandato di Cristo in azione (Atti 13:24, 1314)

C’è una continuità nel primo viaggio missionario di Paolo ai Gentili partendo da Antiochia (Atti 13:2–3) e il grande mandato di Cristo che va a tutte le nazioni (Matteo 28:19–20). Negli Atti vediamo l’attuazione del grande mandato. (Vedi Atti 1:8 per la progressione logica dell’avanzata del vangelo).

Come Cristo dirige la sua missione attraverso la chiesa (Atti 13:2,4)

L’importanza dello Spirito Santo come visto dall’inizio di Atti 13:2,4 sembra evidenziare l’importanza dell’effusione dello Spirito Santo alla Pentecoste. Lo Spirito Santo dà l’impeto iniziale e continuativo alla missione di Cristo.

Dio spesso dirige la sua chiesa guidando, per mezzo dello Spirito Santo, chi ha i doni della dirigenza a portare avanti la sua opera. Questo ruolo oggi viene spesso compiuto dai comitati. I comitati che sono sotto la guida dello Spirito Santo assicurano che il vangelo sia proclamato in tutte le parti del mondo in modo strutturato e sistematico. Il compito del comitato è di discernere la volontà di Dio ascoltando lo Spirito Santo.

Il messaggio del vangelo incentrato su Cristo (Atti 13:1641)

Paolo predicava sul tema più emozionante: Gesù il nostro salvatore. (Atti 13:23). Come mostra il suo sermone (Atti 13:16–41), il messaggio di Paolo era lo stesso vangelo apostolico che era stato predicato da Pietro circa 12 o 15 anni prima[1]. Il contenuto di base del nostro annuncio non cambia, perché la potenza dell’annuncio è nel Cristo vivente, non nelle idee innovative o nelle opinioni elaborate. Questo messaggio incentrato su Cristo ha in sé la vita per andare avanti (Ebrei 4:12). La reazione alla predicazione su Cristo fu così esplosiva che il sabato successivo l’intera città volle ascoltare.

Tutto nella presentazione del vangelo di Paolo si riferiva al Salvatore, Gesù Cristo, e al perdono e alla salvezza che egli porta. Sembra che quando Cristo è predicato in questo modo, possa portare a delle opposizioni. Apocalisse 14:6 rafforza la natura durevole e immutabile del vangelo eterno, e mostra una continuità nelle intenzioni di Dio di salvare il mondo intero, dall’Antico Testamento fino al Nuovo Testamento (vedi Genesi 12:3; Isaia 60:3; Matteo 28:19, 20; Apocalisse 14:6). Il vangelo dato agli Israeliti, e ora a noi credenti cristiani che crediamo nella seconda venuta di Cristo, non è solo per chi è cresciuto come cristiano avventista, ma va condiviso con chi ancora non conosce bene l’amore di Dio e la salvezza in Cristo, in modo che possa rispondere a questo amore.

Affrontare l’opposizione come seguaci di Cristo (Atti 13:611; 13:45; 14:2, 19)

Mentre annunciamo il vangelo affronteremo delle tribolazioni (Atti 14:22). Non dovrebbe sorprenderci che Paolo e Barnaba abbiano affrontato opposizioni praticamente continue (Matteo 10:22; Giovanni 15:18). Nell’affrontare quelle persone che si oppongono a chi è incaricato da Dio di diffondere il vangelo ai perduti, dobbiamo essere pieni di Spirito Santo che ci insegni come reagire all’opposizione. A volte, si tratta di sapere cosa dire (Atti 13:9, 10), altre volte dobbiamo essere audaci e annunciare la verità con più fervore (Atti 13:46; 14:3), altre volte, è meglio fuggire (Atti 14:5–6).

Quando predichiamo con la potenza di Dio (Atti 14:8–10) e la gloria viene data allo strumento umano invece che a Dio, questo in un certo senso è un attacco più velato del nemico per sviare l’attenzione della gente dal messaggio del vangelo. È possibile che questo sia uno dei metodi più pericolosi di Satana (Atti 14:15).

Il vittorioso completamento della missione di Cristo (Atti 14:2627)

Paolo e Barnaba completarono il loro primo viaggio missionario nonostante tutte le difficoltà. L’opera di Dio va avanti vittoriosa nonostante gli ostacoli. L’obiettivo di Dio fu raggiunto, la porta della fede fu aperta ai Gentili (Atti 14:27). Dopo la predicazione del vangelo eterno, e i messaggi dei tre angeli contenenti appelli e avvertimenti amorevoli, quelli che rispondono sono descritti in Apocalisse 14:12, e il raccolto della terra viene mietuto in Apocalisse 14:14–17. La predicazione dei messaggi dei tre angeli viene completata nonostante la carica finale senza precedenti di Babilonia. Il vittorioso completamento della missione di Cristo si basa sulla promessa che «… io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente» (Matteo 28:20).

Rispondi

  1. Descrivi le differenze tra il ruolo di rilievo dello Spirito Santo nell’antica chiesa cristiana nel dirigere Paolo e Barnaba in zone dove non si conosceva Dio (Atti 13 e 14) rispetto a come la tua congregazione locale affronta l’opera delle missioni oggi?
  2. Il contenuto del messaggio che predichiamo, in che modo influisce positivamente o colpisce negativamente la diffusione del vangelo?
  3. Quali lezioni hai imparato dal modo in cui Paolo e Barnaba reagivano all’opposizione, predicando il vangelo in varie città dell’Asia minore e Cipro?

[1] Richards, L. & Richards, L.O., 1987. The teacher’s commentary, Wheaton, Victor Books.

Lunedì

TESTIMONIANZA

Il vangelo a ogni straniero

di Ivan Joshua Raj, Long Island, New York, USA

Osea 2:23

«Lo Spirito di Dio accompagnò le parole pronunciate, e molti cuori furono sensibilizzati dal suo influsso. Gli apostoli, riferendosi alle profezie dell’Antico Testamento e dichiarando che queste erano state adempiute nel ministero di Gesù di Nazaret, convinsero molti di coloro che bramavano l’avvento del Messia promesso. Le rassicuranti parole di Paolo circa la buona notizia della salvezza sia per i Giudei che per i Gentili, portarono speranza e gioia a quanti non appartenevano alla discendenza di Abramo».[1]

«Secoli prima, gli scrittori ispirati avevano predetto questa conversione dei Gentili; ma quei messaggi profetici non erano stati ben capiti. Osea aveva detto: “Nondimeno, il numero de’ figliuoli d’Israele sarà come la rena del mare, che non si può misurare né contare; e avverrà che invece di dir loro, come si diceva: “Voi non siete mio popolo’’, sarà loro detto: “Siete figliuoli dell’Iddio vivente”. Osea 1:10 (Luzzi). Di nuovo egli disse: “Io lo seminerò per me in questa terra, e avrò compassione di Lo-ruhama; e dirò a Lo-ammi: “Tu sei il mio popolo!”, ed egli mi risponderà: “Mio Dio”. Osea 2:23 (Luzzi)».[2]

«Paolo e i suoi collaboratori si adoperarono senza riserve per il bene di coloro che erano “senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele ed estranei, ai patti della promessa, non avendo speranza, ed essendo senza Dio nel mondo”. Per mezzo del loro instancabile ministero, i Gentili, che una volta erano “lontani”, seppero che erano “stati avvicinati mediante il sangue di Cristo”, e che credendo nel suo sacrificio espiatorio, potevano diventare “concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio”. Efesini 2:12, 13,19 (Luzzi)».[3]

In Zaccaria 8:23, Dio espresse il suo desiderio che Israele dell’antichità vivesse e si impegnasse come fecero Cristo e i suoi apostoli, e il desiderio di Dio resta lo stesso oggi per noi in quanto «Israele spirituale». Egli desidera che viviamo e ci impegniamo in modo tale che le persone di ogni lingua e nazione odano che Dio è con noi, e desiderino essere considerate parte del suo popolo.

Rispondi

  1. Come vivrai e ti impegnerai per assistere chi vicino a te è «lontano» e «senza Cristo»?
  2. Queste persone cosa devono vedere in te che provocherà in loro il desiderio di darsi a Cristo, ed essere avvicinati mediante il suo sangue?

[1] Ellen G. White, Gli uomini che vinsero un impero, p. 108

[2] Ibid., p. 109

[3] Idem

Martedì

EVIDENZA

Un vangelo che cambia il mondo

di Logan Gardner, Grovespring, Missouri, USA

Atti 13:47–49

A seguito della morte di Gesù come il compimento del vangelo, fu fondata una nuova chiesa di speranza. Quegli individui zelanti che erano chiamati cristiani, inclusi Paolo e Barnaba, avevano una grande missione davanti a loro. Questa buona notizia della salvezza redentiva non doveva restare nascosta tra gli Ebrei, ma andare al tutto il mondo (Atti 13:2).

L’opera non fu svolta senza persecuzioni da parte degli Ebrei (Atti 13:41; 14:2). Ma anche tra quegli ostacoli posti dagli Ebrei spiritualmente arroganti, la curiosità dei Gentili per il vangelo era inestinguibile (Atti 13:42). Per di più, la convinzione e la fede costante dei fondatori della chiesa li portarono a persistere nella condivisione. Di conseguenza, il loro compito innovativo fu completato (Atti 13:47–49). Attraverso la vita di quegli uomini devoti, fu testimoniato che la verità prevale sempre sulla persecuzione.

Andiamo avanti di centinaia di anni e noi, come gruppo collettivo di credenti, abbiamo un’opera simile ed essenziale davanti a noi. Matteo 24:14 illustra chiaramente questo mandato: «E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine». Ma come abbiamo visto nel racconto della chiesa di Antiochia, anche noi affronteremo tante prove che tenteranno di ostacolarci nel portare avanti la missione. Questo è solo l’inizio delle persecuzioni che incontreremo; è preannunciato che affronteremo un’oppressione molto più grande avvicinandoci agli eventi finali della storia della terra (Matteo 24:9; Luca 21:12). Ma la verità prevarrà sempre.

Lo stesso vangelo che veniva trasmesso dall’inizio può ancora cambiare il mondo nella nostra vita oggi? Noi, attraverso Cristo, stiamo facendo una differenza positiva nella vita delle persone con cui entriamo in contatto? Abbiamo lo stesso ardore che avevano gli apostoli all’inizio dell’opera mentre ci sforziamo di finirla? Dio può servirsi di tutti noi per cambiare questo mondo; un passo e una persona alla volta.

Il progresso potrebbe sembrare lento e gli ostacoli di Satana possono sembrare forti e prepotenti, ma dobbiamo ricordare che Cristo ha già vinto il mondo. Possiamo semplicemente seguire i suoi passi. Portiamo a termine il compito che siamo chiamati a svolgere portando quanti più membri della nostra famiglia, amici e sconosciuti insieme a noi!

Rispondi

  1. Come facciamo ad avere una fede che prevalga sulla persecuzione?
  2. In che modo possiamo cambiare in modo pratico ma radicale il mondo intorno a noi con il vangelo?

Mercoledì

COME FARE

Nessun dolore nella vita, nessun guadagno in cielo

di Obed Matus Sánchez, Bryan, Texas, USA

Atti 14:22

Barnaba e Paolo erano stati mandati ad Antiochia per diffondere il vangelo ai Gentili lungo la parte settentrionale della costa mediterranea. Avevano avuto un grande successo in quel primo viaggio missionario, dando inizio a diverse chiese, facendo molti discepoli, nominando anziani in ogni chiesa e incoraggiando tutti i credenti nelle città che visitavano. Ma anche se Dio aveva aperto la porta della fede ai Gentili, gli apostoli Barnaba e Paolo incontrarono la persecuzione. Trovarono opposizione da parte di un mago e da parte degli Ebrei, donne importanti li perseguitarono, fu fatto un tentativo violento di lapidarli, furono adorati come degli dei e infine Paolo fu lapidato.

Dopo tutte queste difficoltà Paolo disse, «dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni» (Atti 14:22). I cristiani incontreranno ogni sorta di problemi, da piccole sofferenze come gli insulti a persecuzioni serie che portano a lesioni fisiche e addirittura alla morte. Ma Paolo e il Nuovo Testamento cosa ci insegnano sulle tribolazioni?

Primo, le tribolazioni non sono facoltative! Ci trovano in un modo o nell’altro (2 Timoteo 3:12; Giovanni 15:18–20; 16:33). Ma Dio ci libererà, ci conforterà e risolverà le cose a modo suo (2 Timoteo 3:11; 2 Corinzi 1:4; Romani 8:28).

Secondo, le tribolazioni ci danno il carattere che ci serve per entrare in cielo. Una vita di agio e lusso non edifica il nostro carattere; solo una vita di avversità e sforzi può farlo.[1] Dio ci chiede di gioire nelle tribolazioni (1 Pietro 1:6; 4:13; Colossesi 1:24; 2 Corinzi 7:4; 12:10) perché esse producono i tratti caratteriali che ci servono, come la perseveranza, l’esperienza, la speranza e la pazienza (Romani 5:3–5; Giacomo 1:2, 3).

Infine, dobbiamo perseverare e continuare a lavorare nonostante le tribolazioni. In questo viaggio missionario, Barnaba e Paolo non smisero mai di diffondere il vangelo. Reagirono alle tribolazioni rimproverando Elima, usandole come un’opportunità di insegnamento per i Gentili e fuggendo in altre aree. Ma attraverso tutto ciò, continuarono a rafforzare e a esortare i discepoli. Il nostro obiettivo è lo stesso di Paolo, di «entrare nel regno di Dio», e dobbiamo continuare a predicare nonostante le tribolazioni, così che un giorno possiamo essere riconosciuti degni del regno di Dio (2 Tessalonicesi 1:5). Come dice George Offer, «In questo mondo dobbiamo avere la tribolazione; ma in cielo vesti bianche, la palma della vittoria e la corona del conquistatore».[2]

Rispondi

  1. Posso davvero gioire nelle tribolazioni? Perché o perché no?
  2. Quali tratti caratteriali mi mancano che potrebbero essere coltivati attraverso la persecuzione?
  3. Sono pronto a pregare per la persecuzione? Se non lo sono, cosa me lo impedisce?

[1] J. L. Packer, A Quest for Godliness, Wheaton, Crossway, 1990, p. 22

[2] G. Offor, Advertisement by the Editor. In Paul’s Departure and Crown Bellingham, WA: Logos Bible Software, vol. 1, p. 722

Giovedì

OPINIONE

Missione cristiana e opposizione

di Criscel Leo Garilva, Valencia, Bukidnon, Filippine

Atti 14:1–7

Come si riconosce la volontà di Dio? Molti cristiani credono che nell’opera missionaria come anche in altre aree della vita «se Dio vuole che io faccia questo, la via sarà dritta e priva di difficoltà e opposizione». Ma quest’idea è contraria sia alla Parola rivelata di Dio sia all’esperienza personale dei cristiani perseguitati in tutto il mondo.

Luca sembra sottolineare il fatto che Paolo e Barnaba abbiano continuato a predicare il vangelo a Iconio anche quando incontrarono difficoltà e prove. Gli apostoli fecero uno sforzo cosciente di restare e lavorare nonostante le difficoltà che incontravano. Dopo il tentativo maligno degli Ebrei di opporsi al vangelo (14:2), troviamo i discepoli che riservano più tempo all’evangelizzazione (14:3). Come dice Dennis Gaertner, la transizione tra quei due versetti mostra che «gli apostoli “rimasero là per molto tempo” anche se avevano sopportato la persecuzione da parte dei Giudei».[1] L’opposizione che avevano visto non impedì loro di continuare a svolgere la missione cristiana.

Se è così, allora come si fa a sapere (nell’opera missionaria o in altre aree della vita) se le proprie decisioni sono in linea con la volontà di Dio? Anche qui il testo è istruttivo. Dice che «rimasero là per molto tempo, predicando con franchezza e confidando nel Signore» (Atti 14:3). La preposizione epi qui si traduce meglio dicendo «a causa del Signore» o «affidandosi al Signore».[2]

Gli apostoli si concentravano su Gesù nella loro opera missionaria. Compievano la loro opera missionaria per il Signore e prendevano le decisioni affidandosi alla sua saggezza. Per loro la valutazione della volontà di Dio non era l’opposizione esterna e fisica, ma la comunicazione interna e personale con Gesù. Questo ci mostra che anche quando più avanti gli apostoli fuggirono a Listra e Derba per evitare la violenza a Iconio, questa non fu una loro decisione personale per evitare la persecuzione ma piuttosto un cambiamento di ubicazione ricevuto per comunicazione divina. Faremmo bene a seguire il loro esempio quando troviamo opposizione.

Rispondi

  1. Perché pensi che Dio abbia scelto di usare l’urim e il tummim del sommo sacerdote per rivelare la sua volontà all’antico Israele? Perché non abbiamo testimonianza del suo uso in gran parte dell’Antico e del Nuovo Testamento?
  2. Come possiamo trovare l’equilibrio tra coraggio e imprudenza nell’evangelizzazione? Come facciamo a sapere quando è meglio accogliere la persecuzione o fuggire da essa?

[1] Dennis Gaertner, Acts, The College Press NIV Commentary, Joplin, College Press, 1993, p. 220

[2] William J. Larkin, Acts, The IVP New Testament Commentary Series, Downers, Ill: InterVarsity Press, 1995, S. Acts 14:3

Venerdì

ESPLORAZIONE

Un modello da seguire

di Matt Mattzela, Reed City, Michigan, USA

Giovanni 13:15–17

CONCLUSIONE

L’esempio di Antiochia, al momento iniziale dell’opera della chiesa, è un modello per noi oggi che cerchiamo di lasciare che Dio completi quest’opera. Gli aspetti e gli ingredienti del metodo pastorale di Cristo sulla terra furono portati avanti dagli apostoli e si vedono chiaramente nei viaggi missionari di Paolo. Si potevano vedere chiaramente il legame intimo, la guida e la potenza di Dio attraverso lo Spirito Santo mentre Paolo predicava e insegnava il vangelo con un atteggiamento di resa assoluta. Quando applichiamo gli stessi ingredienti pratici fedeli alla nostra relazione e corrispondenza con Dio, vedremo gli stessi risultati.

PROVA A

  • Passare del tempo studiando i paralleli tra il modello di ministero di questa settimana e quello di Cristo, i profeti e i riformatori. Concentrati sul messaggio, sulle dimostrazioni dello Spirito e il modo sistematico in cui Cristo e gli apostoli lavoravano sodo. (Matteo 4; Luca 9,10).
  • Dopo aver considerato in preghiera gli esempi di metodo di lavoro di Cristo e degli apostoli, chiediti come questi diversi elementi e realtà si vedono e sono dimostrati nella tua vita. (Atti 1:8; Giovanni 15).
  • Guardare il campo attorno a te nella tua famiglia, nel tuo quartiere, al lavoro, nell’ambiente scolastico, eccetera. Considera in preghiera dei modi in cui puoi iniziare ad applicare sistematicamente la chiamata di Dio a toccare il mondo che ti circonda. (Luca 10; 12:8–12; 1 Giovanni 3:18).
  • Iniziare a pregare e incontrare amici che la pensano come te per esplorare la volontà di Dio e il suo scopo per voi insieme nel compiere il suo obiettivo missionario nella vostra vita. (Ebrei 10:23–25).

CONSULTA

Matteo 4, 28; Atti; Apocalisse 14.

Ellen G. White, Gli uomini che vinsero un impero, capp. 1–5; La Speranza dell’uomo, capp. 73 e 85; Il gran conflitto, capp. 36–39.

LEZIONI PER GIOVANI (18-35 ANNI)

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LEZIONI E MANUALI PER ANIMATORI IN ALTRE LINGUE

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