SdS CQ (College Quarterly) Terzo Trimestre 2018 – 08

Lezione 8

18-24 agosto 2018

Il concilio di Gerusalemme

«Ma noi crediamo che siamo salvati mediante la grazia del Signore Gesù allo stesso modo di loro»

(Atti 15:11)

Sabato

INTRODUZIONE

La fonte di divisione

di Seth D. Roberts, Walla Walla, Washington, USA

Atti 15:1

La Scrittura ci insegna che dove il peccato abbonda, la grazia sovrabbonda (Romani 5:20). La storia rivela che è vero anche l’opposto; dove Dio è all’opera nella vita di uomini e donne, Satana è sempre vicino, cercando sempre di sradicare e contrastare l’opera della grazia. Dove i conflitti dottrinali o interpersonali minacciano l’unità delle nostre chiese, delle nostre istituzioni o delle nostre famiglie, possiamo essere certi che Satana è all’opera, cercando di dividere e distruggere il popolo di Dio dall’interno.

Questo era vero più che mai nella chiesa cristiana primitiva. Lo Spirito Santo era stato riversato alla Pentecoste, i credenti erano uniti nell’amore per Cristo e degli uni per gli altri, e ogni giorno si aggiungevano persone alla chiesa. Questa unità di spirito e di missione era particolarmente evidente ad Antiochia, una grande città greco-romana che serviva come centro per le attività missionarie. Dio era all’opera ad Antiochia, e la chiesa prosperava.

Fu qui ad Antiochia, uno dei centri principali del primo cristianesimo, che il diavolo decise di portare discordia e divisione tra il popolo di Dio. La Bibbia ci dice che «Alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli, dicendo: “Se voi non siete circoncisi secondo il rito di Mosè, non potete essere salvati”» (Atti 15:1). Questa falsa dottrina presto iniziò a provocare controversie tra i credenti, portando alla luce sentimenti soppressi di superbia e fanatismo, che erano fino ad allora rimasti sotto la superficie. La controversia sulla circoncisione alla fine si gonfiò a un livello di crisi, portando la chiesa di Antiochia a un punto di paralisi e obbligando Paolo e Barnaba ad andare a Gerusalemme per risolverla.

Con la grazia di Dio, i capi della chiesa furono in grado di risolvere completamente questa crisi attraverso quello che ora viene chiamato il concilio di Gerusalemme. Ma non tutti i responsabili di chiesa che si sono susseguiti hanno trovato un tale successo. Fin dai giorni della chiesa primitiva, conflitti e controversie teologiche hanno diviso chiese, schierato famiglie l’una contro l’altra e fatto sì che uomini e donne perdessero la loro comprensione di Cristo.

Nella chiesa oggi affrontiamo sfide simili. Satana cerca sempre di dividere e conquistare il popolo di Dio, e la nostra generazione non fa eccezione. Se vogliamo trionfare dove chi prima di noi ha fallito, dobbiamo imparare da quelli che hanno vinto prima di noi. Studiamo in preghiera gli esempi posti dai capi fedeli della chiesa primitiva, in modo da poter ottenere sapienza per i nostri bisogni presenti.

Domenica

EVIDENZA

Nella moltitudine di consiglieri

di Tanner Martin, Berrien Springs, Michigan, USA

Atti 15

Mentre la chiesa cristiana dei primi tempi era piena di Spirito Santo, non mancavano le sfide interne. La sua rapida espansione verso un movimento mondiale ebbe come risultato una tensione crescente tra i cristiani ebrei che avevano fondato il movimento e il numero crescente di convertiti stranieri. C’erano diverse questioni che minacciavano l’unità della chiesa cristiana, ma quello di gran lunga più controverso era il dubbio se i credenti Gentili dovessero essere circoncisi per essere salvati. Atti 10 riporta che Pietro aveva battezzato Cornelio e altri Gentili incirconcisi; all’epoca, gli apostoli avevano concluso che se i Gentili potevano ricevere lo Spirito Santo senza circoncisione, allora potevano anche essere salvati senza circoncisione (Atti 11:1–18). Ma la questione era lungi dall’essere risolta, e «Alcuni, venuti dalla Giudea» discussero accesamente con Paolo e Barnaba sul fatto che la circoncisione potesse essere un requisito della salvezza (Atti 15:1, 2). Entrambe le parti erano fermamente convinte di avere ragione, e alla fine nel 50 D.C. la Chiesa dell’epoca organizzò il concilio di Gerusalemme per risolvere la controversia con uno spirito di preghiera.[1]

Alcuni avventisti vedono l’idea dei concili e dell’organizzazione di chiesa con sospetto. Li vedono come «cose cattoliche», e temono che un’organizzazione umana ponga i piani dell’uomo al di sopra della Bibbia. Ma il concilio di Gerusalemme dimostra che quando il popolo di Dio si riunisce per cercare la volontà di Dio con umiltà e preghiera, lo Spirito Santo può guidarli e lo farà. I responsabili riuniti non hanno autorità sulle Scritture, e devono essere coerenti con esse. Un concilio non ha automaticamente ragione. Ma quando i responsabili si rendono umili davanti a Dio e gli uni verso gli altri, e ricercano le Scritture in preghiera, Dio li benedirà con la sapienza e il discernimento della sua Parola e fornirà una risposta biblica. Quindi, noi come avventisti del settimo giorno dobbiamo stare in guardia contro due errori: Il primo è l’errore di rifiutare l’organizzazione e il consiglio dei responsabili, e il secondo è l’errore di accettare le parole dei concili senza confrontarle con la Scrittura.

Il concilio di Gerusalemme iniziò con «una vivace discussione» (Atti 15:7), ma finì con i fratelli «riuniti di comune accordo» (Atti 15:25). Il greco di Atti 15:25 fa intuire che la decisione fosse unanime.[2] Avendo ascoltato tutte le testimonianze, i responsabili riuniti videro come lo Spirito Santo li stava guidando e conclusero che la circoncisione non era necessaria ai Gentili; questo poi fu comunicato alle chiese locali (Atti 15:28, 29). Quindi, il concilio di Gerusalemme è un esempio fondamentale di leadership divina in azione, e ci fornisce un modello per come cercare la volontà di Dio in questioni controverse oggi.

Rispondi

  1. Hai mai visto un gruppo di credenti risolvere un disaccordo? Da una prospettiva avventista, quali princìpi hai visto aiutare i credenti a risolvere i conflitti?
  2. Considera la tensione tra il rispetto dell’autorità dei responsabili e guardare che rispondano alla Bibbia. Come possiamo fare entrambe le cose?

3. Leggi Proverbi 11:14. Come vedi questo principio all’opera nel concilio di Gerusalemme? Come si può applicare alla tua vita?

[1] Henry H. Halley, Halley’s Bible Handbook, Grand Rapids, Zondervan Publishing House, 1965, p. 573

[2] F. D. Nichol, SDA Bible Commentary, Review and Herald Pub, Washington, D.C., 1953-1957, vol. 7, p. 314

Lunedì

LOGOS

Superare la divisione nella chiesa primitiva

di Eric Louw, Dallas, Texas, USA

Esodo 12:43–49; Atti 15:1–5; Galati 3:28, 5:6; Atti 15:7–11, 13–21; Atti 15:28, 29; Atti 15:22–33; Romani 3:30; 1 Corinzi 7:18

La questione (Atti 15:15)

Durante uno dei periodi più emozionanti della chiesa primitiva quando il vangelo iniziava a diffondersi più rapidamente che mai, scopriamo che non ci volle molto perché si sollevasse una discussione teologica che minacciava l’unità e la missione della chiesa.

Alcuni uomini scesero dalla Giudea e iniziarono a provocare del dissenso. Non sappiamo esattamente perché avessero deciso di scendere, ma è probabile che l’avessero fatto in risposta alla notizia che Dio aveva aperto la porta della fede ai Gentili in Atti 14:27. È anche possibile che fossero connessi alle persone di cui si parla in Atti 11:2–3, che contestarono Pietro quando andò a visitare Cornelio. Dio aveva rivelato che il vangelo doveva andare anche ai Gentili in Atti 11:17, 18, ma non tutti erano entusiasti che questo accadesse senza la perfetta osservanza da parte dei Gentili della questione della circoncisione.

Circoncisione (Esodo 12:4349; Romani 3:30; 1 Corinzi 7:18; Galati 3:28; 5:6)

La circoncisione originariamente era stata istituita come un segno del patto di Dio con Abramo in Genesi 17. Dio aveva chiamato Abramo a camminare davanti a lui ed essere integro. Il segno di quel patto era la circoncisione (v.10). Di tutte le cose, perché la circoncisione? È importante notare che questo venne subito dopo che Abramo aveva tentato di aiutare l’avverarsi della promessa di Dio avendo un figlio con Agar nel capitolo precedente. Facendo della circoncisione il segno, Dio stava essenzialmente comunicando ad Abramo che era perfettamente in grado di realizzare i suoi piani senza che Abramo manipolasse le variabili davanti a ciò che sembrava impossibile. Quello che Dio voleva era la fede e la fiducia di Abramo. Solo avendo la fede e la fiducia come base di ogni sua azione, Abraamo poteva essere considerato giusto e giustificato in relazione alle sue azioni (Giacomo 2:21–23).

Paolo presenta chiaramente la sua posizione sulla questione in 1 Corinzi 7:18, 19, la questione in oggetto non è la circoncisione o l’incirconcisione, ma l’osservanza dei comandamenti di Dio. Per gli Ebrei, sembrava esserci una virtù intrinseca nella circoncisione in sé. Paolo oblitera completamente quella nozione. Come osserviamo i comandamenti? Galati 5:6 dice che è la fede che opera attraverso l’amore.

Quindi perché la circoncisione dei Gentili era un tale problema in Atti? Un motivo era la Pasqua, alla quale potevano partecipare solo le persone circoncise (Esodo 12:48). Eppure, Gesù era il vero Agnello della Pasqua secondo 1 Corinzi 5:7, quindi ne segue che i Gentili non sarebbero stati obbligati a osservare la Pasqua come cerimonia, perché era stata già portata a compimento da Gesù (Colossesi 2:16, 17). Ciò nonostante, piuttosto che discutere ulteriormente senza adeguato processo e riconoscimento del contributo del resto dei responsabili di chiesa, Paolo e Barnaba andarono a Gerusalemme per risolvere la questione con gli apostoli e gli anziani. Così facendo, la decisione finale sarebbe stata una cosa che la chiesa poteva adottare e che auspicabilmente avrebbe minimizzato ulteriore divisione, come avrebbe potuto essere se non ci fosse stata una dichiarazione ufficiale sull’argomento.

Il dibattito (Atti 15:711, 1321)

La risposta di Pietro durante il concilio di Gerusalemme è estremamente rivelatrice. Non dà quasi attenzione alla circoncisione, e invece dimostra come Dio stava già lavorando nella vita dei Gentili incirconcisi. Piuttosto che richiedere l’atto della circoncisione per accettare i Gentili e operare con potenza nella loro vita, Pietro fa notare nel versetto nove che Dio aveva purificato il loro cuore con la fede. Quindi, l’opera della circoncisione non era un elemento fondamentale del quale dovevano preoccuparsi. In effetti, si potrebbe estrapolare che essere circoncisi successivamente sarebbe stato un tentativo di aggiungere un merito personale con un’azione personale; la circoncisione era stata istituita originariamente per correggere questa stessa idea. L’attenzione di Pietro sulla missione e l’opera di Dio nel portare avanti il vangelo era qualcosa con cui tutti potevano concordare e unirsi. Questa attenzione parla a una passione che dovrebbe essere in tutti i seguaci di Cristo: il desiderio di far conoscere agli altri la potenza trasformatrice e redentrice di Dio.

Non si dovrebbe neanche trascurare che Pietro non si affidò solo all’esperienza personale per determinare se la circoncisione fosse necessaria o no perché i Gentili fossero salvati. Citò intenzionalmente almeno due altri testimoni. Parla sia di Simone sia delle parole dei profeti (citando Amos 9:11, 12) per stabilire questa posizione (Atti 15:14–17). Quindi vediamo l’importanza di fondare ogni punto di vista non solo in come Dio sta operando attraverso di noi e intorno a noi, ma anche in cosa ci ha comunicato attraverso la sua Parola.

Il decreto apostolico (Atti 15:28, 29)

Il decreto che infine viene mandato è espresso in un linguaggio che fa capire chiaramente che la decisione della chiesa era unanime (v.25). In caso qualcuno fosse tentato di dubitarne, Paolo e Barnaba furono accompagnati da Giuda e Sila, che erano rappresentanti della chiesa (v.22). Il decreto invece proibiva diverse questioni che potevano danneggiare l’unità, la testimonianza e il cristianesimo dei nuovi convertiti Gentili.

La lettera da Gerusalemme (Atti 15:2233)

Per quanto ne sappiamo, i Gentili ricevettero la lettera positivamente. Certamente la circoncisione sarebbe stata una cosa difficile da aspettarsi da loro, quindi ci si può immaginare che fossero contenti quando non fu espressa come necessità. Perfino Pietro ne aveva parlato negativamente come un giogo insostenibile nel v.10. Paolo e Sila restarono più a lungo per continuare a predicare e ad aiutare questi nuovi convertiti.

Rispondi

  1. Ci sono degli standard o delle azioni che credo e osservo esternamente pur non capendone internamente il vero significato e scopo?
  2. Come possiamo assicurarci che l’unità e la missione siano al primo posto quando ci sono controversie che minacciano di consumare il nostro tempo e la nostra attenzione?
  3. Come dovremmo relazionarci con la chiesa e con gli altri quando una decisione può corrispondere o non coincidere con la nostra opinione personale?

Martedì

TESTIMONIANZA

Un esempio per l’organizzazione della chiesa oggi

di Joe Reeves, Berrien Springs, Michigan, USA

Atti 15; 1 Corinzi 12–13

«L’organizzazione della chiesa attuata a Gerusalemme, doveva servire come modello per l’organizzazione delle chiese in ogni luogo dove i messaggeri della verità avrebbero conquistato anime al Vangelo».[1]

«Nelle Scritture del Nuovo Testamento viene indicata una semplice organizzazione e ordine di chiesa, e il Signore lo ha decretato per l’unità e la perfezione della chiesa. L’uomo che ha una carica nella chiesa dovrebbe essere un leader, un consigliere e un aiutante nel portare sulle spalle il fardello del compito. Dovrebbe essere un esempio nel rendere grazie a Dio. Ma non è nominato per ordinare e comandare i lavoratori del Signore. Il Signore è al di sopra della sua eredità. Egli guiderà il suo popolo se essi resteranno sotto la guida del Signore invece di assumere un potere che Dio non ha dato loro. Studiamo il dodicesimo e il tredicesimo capitolo di Prima Corinzi, e il quindicesimo capitolo di Atti».[2]

L’esempio di Atti 15 per l’amministrazione della chiesa fu dato per i bisogni disparati di una chiesa in espansione. Fino ai tempi della fine, sarebbe servito lo schema di Atti 15 per mantenere l’unità in tempi difficili. Il conflitto che seguì quest’assemblea della chiesa primitiva segnala alle generazioni successive i problemi che avrebbero ostacolato l’unità della chiesa.

«Non tutti i cristiani presenti al concilio votarono. Gli apostoli e gli anziani, uomini di indubbio prestigio, composero ed emanarono il decreto, che fu poi generalmente accettato da tutte le chiese cristiane. Non tutti, comunque, furono d’accordo con la decisione presa, ci fu un certo numero di fratelli orgogliosi e ambiziosi che la disapprovarono. Questi dissidenti decisero di agire di proprio conto. Cominciarono a mormorare, a trovare colpe e proposero nuovi piani con lo scopo di screditare l’opera degli uomini a cui Dio aveva affidato il compito d’insegnare il Vangelo. La chiesa fin dalle sue origini dovette affrontare questi problemi; non ci si deve meravigliare se anche nel futuro si dovranno affrontare gli stessi problemi».[3]

Sembrava non ci fosse un futuro. «I vari punti coinvolti nella principale controversia sembravano presentare al concilio delle difficoltà insormontabili. Ma lo Spirito Santo aveva, in realtà, già risolto questa questione, dalla quale sembravano dipendere la prosperità e addirittura la stessa esistenza della chiesa cristiana».[4] Ma da quella crisi tremenda lo Spirito Santo unì una chiesa più forte come incoraggiamento per le generazioni seguenti che affrontano uno stallo simile.

Rispondi

  1. Come possiamo applicare l’esempio di Atti 15 nella chiesa oggi?
  2. Che tipo di ostacoli possiamo aspettarci che ostacolano l’unità della chiesa?

3. Quanto era severa la crisi affrontata dalla chiesa primitiva?

[1] Ellen G. White, Gli uomini che vinsero un impero, p. 57

[2] Ellen G. White, Loma Linda Messages, p. 494

[3] Ellen G. White, Gli uomini che vinsero un impero, p. 123

[4] Ibid., p. 120

Mercoledì

COME FARE

Fondamenti di gestione dei conflitti

di Ranela Kaligithi, Clovis, California, USA

Atti 15; Filippesi 2:3; Efesini 6:12

Una delle capacità più proficue che due persone possano avere in una relazione è quella di gestire i conflitti. Fin dall’inizio del peccato, sia i credenti sia i non credenti hanno faticato a superare le differenze e andare d’accordo nonostante tutto. Tante volte ci troviamo in soggezione davanti alle dimostrazioni della potenza dello Spirito nel libro degli Atti, chiedendo ai membri di chiesa di agire, cercare la santità e la potenza che si vedeva nei tempi della prima chiesa cristiana. I morti erano risuscitati, i malati erano guariti e migliaia di persone venivano convertite in un giorno solo. Ma anche una lettura generale degli Atti rivela le incomprensioni, i fraintendimenti, la frustrazione, la mancanza di coesione e la divisione tra i membri di chiesa e i responsabili di questo gruppo appena nato di credenti. Come gestivano le loro differenze? Come fece questo gruppo di 120 persone a crescere attraverso le sfide e le differenze di opinioni per portare avanti l’opera del vangelo in modo così potente? Cosa possiamo imparare dalla prima chiesa cristiana che ci aiuti oggi ad affrontare i conflitti all’interno della chiesa?

Va bene avere conversazioni rispettose e perfino un dibattito beneducato sui punti essenziali della nostra fede. In Atti 15 vediamo Paolo e Barnaba che «dissentivano e discutevano vivacemente» con quelli che credevano che la circoncisione fosse necessaria per la salvezza (v.2, 7). A volte è necessario, per raggiungere una conclusione giusta, scambiarsi pensieri e opinioni e ragionare con gli altri. Ma dobbiamo sempre ricordare Filippesi 2:3, «Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso». L’umiltà e la vera conversione sono fondamentali per partecipare a conflitti sani all’interno della chiesa.

Solo perché qualcuno può avere una teologia diversa dalla tua, ciò non lo rende un nemico. Quando non siamo d’accordo su qualcosa, dalla teologia al colore del nuovo tappeto in chiesa, dobbiamo sempre ricordarci che il nostro fratello di chiesa non è il nemico! Il nostro combattimento non è mai contro sangue e carne, ma sempre contro «i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre…» (Efesini 6:12). Dopo la risoluzione del problema di Atti 15, non vediamo Paolo e Barnaba che si allontanano dal concilio di Gerusalemme dandosi il cinque e dicendo, «Sì! Abbiamo vinto! Gli sta bene». Continuarono ad andare avanti, insegnando e predicando Cristo e non sprecarono tempo a leccarsi le ferite o diffamando chi non era d’accordo con loro.

Permetti alla Parola di Dio di porre rimedio alla situazione. In Atti 15, sia Pietro sia Giacomo si alzano e ragionano citando la Parola di Dio, che è l’autorità. Qualunque sia la questione, sii determinato a studiare la Parola di Dio e a seguire il consiglio ispirato a tutti i costi. C’è un rimedio per ogni singola situazione che possiamo affrontare. È solo una questione di essere determinati a cercare, trovare e seguire il consiglio.

Rispondi

  1. Alla luce del grande mandato, perché la gestione dei conflitti è una capacità assolutamente fondamentale per ogni membro di chiesa?
  2. Quali sono degli esempi pratici che hai visto di membri di chiesa che sono stati in grado di gestire un conflitto in modo positivo, onorando Dio?
  3. Ci sono delle volte in cui avere «ragione» non è tanto importante quanto essere «giusti» nel modo in cui ci poniamo gli uni verso gli altri? Perché è così? Quali sono dei modi pratici in cui possiamo imparare a essere più «giusti» nel modo in cui gestiamo i conflitti?

Giovedì

OPINIONE

Una chiesa con una missione

di Esther Collier, Maitland, New South Wales, Australia

Atti 15:1–24

La chiesa è un corpo di credenti e proprio come oggi, i membri della chiesa primitiva non sempre erano d’accordo o la pensavano allo stesso modo. In Atti 15, Paolo e Barnaba ebbero un confronto con i giudaizzanti. Essi erano membri ebrei della chiesa che credevano che affinché i cristiani fossero salvati, fosse necessario praticare tutte le leggi dell’Antico Testamento che riguardavano gli Ebrei.[1] Invece di concentrarsi sulla fede nel sacrificio di Cristo per la salvezza, i cristiani ebrei iniziavano a lasciare che delle questioni secondarie venissero al centro dell’attenzione.

Paolo e Barnaba non reagirono nel modo in cui tu e io potremmo aver risposto a una sfida del genere. Dopo una discussione accesa, i giudaizzanti insistettero maleducatamente che Paolo e Barnaba andassero a Gerusalemme per consultarsi con i responsabili di chiesa lì. Invece di lamentarsi dei giudaizzanti o di parlare degli eventi negativi che erano appena avvenuti, Paolo e Barnaba parlarono alla chiesa di Gerusalemme dei «segni e prodigi [che] Dio aveva fatti per mezzo di loro tra i pagani».[2]

Concentrandosi su ciò che Dio aveva fatto, Paolo e Barnaba vinsero la negatività e fecero tornare l’attenzione dei responsabili della chiesa alla missione centrale della chiesa di Dio. Ovviamente tutti i presenti al concilio di Gerusalemme credevano nell’importanza di annunciare il vangelo. Ma con le differenze di opinioni e di teologia che erano introdotte nella chiesa, era facile che i credenti si lasciassero distrarre dal loro obiettivo. Il dissenso con i giudaizzanti non era solo un punto di disaccordo ma una tentazione a soffocare lentamente il carattere missionario del messaggio cristiano. Henry Martyn, un missionario inglese in India e in Persia nel 18o secolo, affermò: «Lo spirito di Cristo è lo spirito delle missioni. Più ci avviciniamo a lui, più diventiamo intensamente missionari».[3] Paolo e Barnaba riconoscevano che Cristo aveva istituito la chiesa per la missione.

Il concilio di Gerusalemme rispose a ciò che Paolo e Barnaba avevano condiviso con una rinnovata comprensione del loro obiettivo come credenti. Con Giacomo come loro rappresentante, concordarono che Cristo intendeva che tutti, anche «tutte le nazioni», cercassero il Signore e fossero salvati.[4] Oggi, come nei giorni della chiesa primitiva, Dio chiama i suoi credenti a condividere la buona notizia della salvezza. I disaccordi all’interno della chiesa non dovrebbero mai distrarci dal seguire Cristo e compiere il mandato del vangelo.

Rispondi

  1. Paolo e Barnaba dimostrano il carattere di Gesù con la loro risposta ai giudaizzanti?
  2. Che atteggiamento ho verso quelli che non sono d’accordo con me? In che modo il mio atteggiamento è simile o diverso da quello di Paolo e Barnaba?

[1] Francis D. Nichol, The Seventh-day Adventist Commentary, Review and Herald Publishing Association, 1980, vol. 6

[2] Atti 15:12

[3] Dr. Leon van Rooyen, Capture the Heart of God for the Nations: A 31-day Devotional Study, Global Ministries and Relief, Tampa, 2010, p. 23

[4] Atti 15:17

Venerdì

ESPLORAZIONE

Tenere gli occhi sulla luce

di Seth Shaffer, Collegedale, TN, USA

Atti 15:28

CONCLUSIONE

Abbiamo visto che una domanda semplice come, «È necessario essere circoncisi o incirconcisi per essere membri della chiesa cristiana?» portò a un enorme dibattito e discordia all’interno della chiesa primitiva. Attraverso la Bibbia e i suoi profeti, Dio ci ha mostrato molto semplicemente cosa la sua legge desidera da noi. È quando gli uomini cercano di aggiungere o cambiare la legge per portare distinzione alla loro religione o a noi stessi che la legge di Dio assume forma umana e quindi provoca discordia. Ne Il pellegrinaggio del cristiano di John Bunyan, al cristiano viene detto di «tenere sempre gli occhi fissi sulla Luce». In questo modo eviterà di cadere nei tranelli disseminati per il cammino. Allo stesso modo mentre possiamo avere dubbi o dibattiti sani su questioni spirituali, dobbiamo sempre tenere gli occhi fissi su Cristo e lasciare che le cose di questo mondo svaniscano mentre seguiamo la sua guida per la sua chiesa.

PROVA A

  • Fare una camminata, siediti vicino a un ruscello o in un campo contemplando in silenzio la bellezza naturale attorno a te. La natura è il secondo libro di Dio e aiuta a calmare i nervi, ma aiuta anche la riflessione su come tutto ciò che Dio ha creato funziona nel modo in cui intende lui.
  • Avere una conversazione con Dio. Niente di formale, inizia solo a parlare raccontandogli della tua giornata o una situazione particolare e chiedi il suo consiglio.
  • Creare un’opera d’arte; un dipinto, una poesia, un disegno o una fotografia, e condividila con qualcuno che ha bisogno di incoraggiamento.
  • Leggere il Seventh-day Adventist Bible Commentary che tratta della lezione di questa settimana. Quali idee suggerisce sulla risoluzione dei conflitti che potresti applicare nella tua vita quando affronti un conflitto?
  • Valutare la radice di un conflitto in particolare. Qual è il motivo di fondo per cui è sorto questo problema? Inizia da lì e vedi se si può avere una risoluzione tra le parti.

CONSULTA

Ellen G. White, Pastoral Ministry, pp. 267–269.

Efesini 4:29–5:4; Filippesi 2:4.

LEZIONI PER GIOVANI (18-35 ANNI)

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