SdS CQ (College Quarterly) Terzo Trimestre 2017 – 10

Lezione 10

26 agosto – 1° settembre

«Ma la Gerusalemme di lassù è libera, ed è nostra madre» (Galati 4:26)

Sabato 26 agosto

INTRODUZIONE

Chi è tua madre?

di Brittany Hudson, Lacombe, Alberta, Canada

Galati 4:30

Da adolescente mi scontravo con la legge e su come influiva sulla mia vita; mi sembrava impossibile da osservare. Ero stanca di deludere Dio, quindi lasciai il cristianesimo. Lo lasciai perché nella mia mente non ha senso giocare a un gioco che non puoi vincere. Deludevo Dio ogni volta che mi alzavo dopo aver pregato. Il mio fallimento non aveva un effetto solo su come vedevo me stessa, ma cominciò a danneggiare la mia opinione di Dio come Creatore e Salvatore. Se Dio è così amorevole, perché mi darebbe un compito impossibile? Se Dio vuole il meglio per me, perché lasciarmi giocare a un gioco che sa che perderò? Eccomi lì, che fallivo: non riuscivo a vedere Dio per com’è veramente.

Passò il tempo e lottai con i miei fallimenti, sapendo che anche se non volevo avere niente a che fare con lui, provavo ugualmente dolore quando mi rendevo conto di averlo deluso. Andavo in chiesa soffrendo; andavo a scuola soffrendo; vivevo soffrendo perché sapevo di essere un fallimento. Sapevo che avrei sempre trovato un modo per sbagliare ma restavo persa nel mio viaggio verso la perfezione. Quindi eccomi lì; pensavo veramente che lasciare Dio mi avrebbe aiutata a sentirmi meglio, ma mi fece solo sentire peggio.

In Galati 4, Paolo descrive due madri; una libera e l’altra schiava. Anche se non lo dice esplicitamente, Paolo sembra continuamente chiederti: Chi è tua madre? A causa del peccato, sei nato da una schiava, ma Dio nella sua misericordia ti ha dato una scelta da fare. Chi è tua madre? Mia madre sembra essere stata una schiava di nome Fallimento visto che, per natura, continuavo a fallire. Però, per qualche strano motivo, Dio mi dà lo stesso la scelta di riscrivere il mio certificato di nascita, dandomi una nuova madre.

Potremmo non essere perfetti e non avere tutto sotto controllo, ma Dio vuole davvero che siamo parte della sua famiglia. Non si tratta di dover fare tutto bene; non si tratta di essere perfetti; si tratta di scegliere. In questa lezione, la speranza è che sceglierai per conto tuo: resterai figlia o figlio di una schiava o riscriverai il tuo certificato di nascita come figlio di Dio?

Rispondi

  1. Qual è stata la tua esperienza nell’imparare cosa significa essere figlio di una madre libera?
  2. Pensi che chi credi sia tua madre influisca sulle tue scelte quotidiane? Fai alcuni esempi su che cosa le tue scelte indicano.

Domenica 27 agosto

EVIDENZA

Caccia via!

di Gabrielle A. Baker, Gassaway, West Virginia, U.S.A.

Galati 4:22–31

Se Paolo avesse potuto scrivere una lettera ad Agar, forse le avrebbe dato la lettera ai Galati. La storia di questa donna è un microcosmo di quanto accadde nelle chiese della Galazia, della Gerusalemme rifiutata, di religioni basate sulle opere, e a volte di noi.

Attraverso il suo matrimonio con Abraamo, Agar fu resa libera. Suo figlio avrebbe potuto chiamare Abraamo «padre» per mezzo della grazia datale, e quindi sarebbe stato figlio ed erede delle benedizioni materiali e spirituali che Dio aveva promesso.

Tuttavia, anziché restare salda nella sua libertà, Agar la usò come occasione per servire la carne: per odiare, rivaleggiare e lottare con Sara invece di servirla con amore (Galati 5:13; 19–21). Agar ancora una volta si ritrovò intrappolata nel giogo della schiavitù; e come l’Onesimo di Paolo, cercò di scappare. Ma era davvero libera? Stanca, senza una casa e affamata, questa fuggitiva stava peggio che in catene. Poi incontrò Gesù a faccia a faccia. Scioccata da una tale manifestazione di grazia, chiese: «Ho io, proprio qui, veduto andarsene colui che mi ha vista?» (Genesi 16:13). Come Paolo, come Giovanni e come noi oggi, fu attraverso quella rivelazione del Redentore che Agar conobbe il vero Vangelo (Galati 1:12). Quando incontrò Gesù, nacque di nuovo e non camminò più secondo la carne, ma secondo lo Spirito (Galati 5:24–26).

Ma come i galati, davanti agli occhi dei quali Gesù Cristo era stato presentato, Agar trasgredì e costruì di nuovo le cose che erano state distrutte (Galati 2:18). Era diventata una nuova creatura: remissiva, fiduciosa e ubbidiente ma, quando nacque Isacco, fece nascere di nuovo quei desideri che erano stati seppelliti vicino a quel pozzo. Lei e suo figlio perseguitarono colui che era nato secondo lo Spirito (Galati 4:29).

Anche se erano conosciuti e favoriti da Dio, Agar e Ismaele tornarono agli elementi deboli e miseri, provocando Isacco e invidiandolo (Galati 4:29; 5:26). «Chi fa tali cose non erediterà il regno di Dio» (Galati 5:21). Così la sentenza è emessa: «Caccia via la schiava e suo figlio; perché il figlio della schiava non sarà erede con il figlio della donna libera» (Galati 4:30).

Rispondi

  1. Leggi Galati 4:22–31. Perché Paolo dice che questa storia è un’allegoria? Che cosa dovrebbe insegnarci?
  2. Leggi Isaia 19:18–25. Considera quello che Agar sarebbe potuta essere se fosse rimasta salda nella sua libertà. Come sprechiamo la libertà che abbiamo in Cristo?

Lunedì 28 agosto

LOGOS

Un assaggio di libertà

di Alexandra Yeboah, Toronto, Ontario, Canada

Geremia 31:31–33; Proverbi 14:12; Matteo 5:21; Giovanni 8:34; 12:26; 13:16; Romani 6; 1 Corinzi 7:22, 23

Nati schiavi (Giovanni 8:34; Romani 6:1618)

Nel corso dei secoli, la storia ci ha rivelato una verità straziante; gli esseri umani sono stati sottoposti a schiavitù per mano di governi e sistemi corrotti. La documentazione più antica di schiavitù (il codice di Hammurabi) risale al 1754 a.C.[1] I ritrovamenti hanno mostrato che la schiavitù esisteva in Grecia durante il VII secolo a.C. Nel corso del 15° secolo d.C., cominciarono il commercio europeo di schiavi e la crescita della cattività di schiavi africani neri.[2] Questa, poi, si sarebbe diffusa in America e in molte altre parti del mondo. Per molti la libertà era il sogno di una vita dal costo insostenibile.

Sharon Cohn Wu, vice presidente di International Mission Justice, dice: «Il cuore di Dio brucia per la fine della schiavitù e perché coloro che sono prigionieri siano liberati». Anche se non siamo incatenati fisicamente come i prigionieri del passato, siamo nati schiavi del peccato. La vera libertà dovrebbe essere il nostro desiderio più grande.

Liberati dalla schiavitù (Matteo 5:21; Giovanni 3:27; 8:28)

Poco più di 2.000 anni fa, Cristo ha compiuto un sacrificio che ci ha liberati per sempre dal peccato. Prima di questo, gli ebrei erano attaccati a un rigido sistema che pensavano avrebbe garantito loro la salvezza, tuttavia, non riuscivano a capire che questi rituali quotidiani volevano solo per dirigerli verso colui che era disposto a dare tutto per il prezzo della loro libertà.

Alcuni pensano che con la morte di Cristo sia arrivata la fine dell’osservanza della legge, ma questo non potrebbe essere più lontano dalla verità. Durante il suo ministero terreno, Cristo cercò sempre di promuovere la legge col suo modo di vivere e attraverso le sue parole (Matteo 5:21). Ovviamente, questo era possibile solo per mezzo della potenza divina di Dio che scorreva dentro di lui (Giovanni 3:27; 5:19, 30; 8:28).

La morte di Cristo sulla croce ci ha liberati per sempre dal peccato, ma la vita di molti suggerirebbe il contrario; sì, perché quando scegliamo di vivere una vita di peccato, teniamo noi stessi prigionieri. Il dono della grazia che Cristo ci ha conferito così liberamente non può essere pienamente nostro finché non lo afferriamo. Non dobbiamo più pagare per i nostri peccati; Cristo ha rimosso tutti i debiti. La sua offerta è gratuita.

Scritto sul nostro cuore (Geremia 31:31–33; Romani 13:10; Galati 5:14)

È più di quanto potessimo mai sperare: per i suoi meriti, e solo per i suoi, diventiamo veramente liberi. Gli sforzi che compiamo per aderire alla legge sono inutili, ma in Cristo le possibilità sono infinite. Nell’antico patto con gli israeliti la legge era rimasta su pietra e con esso arrivò anche la consapevolezza che per la semplice carne non era possibile osservare la legge.

 

Il nuovo patto mise in mostra un piano più grande all’opera. In nessun modo il nuovo patto significa che la legge non sia valida, né ci dà la licenza di peccare. Piuttosto, il nuovo patto alza il sipario e mostra la bellezza dell’amore di Dio. Possiamo intravederlo in Geremia 31:33: «“Ma questo è il patto che farò con la casa d’Israele, dopo quei giorni”, dice il Signore: “io metterò la mia legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo”». Con queste parole viene la promessa del Figlio di Dio e dell’effusione del suo Spirito; una volta che lo Spirito di Dio risiede nel cuore del suo popolo, allora vivere secondo la legge diventa conseguenza naturale per un cuore ubbidiente. È per questo che l’apostolo Paolo dice in Romani 13:10 che «l’amore quindi è l’adempimento della legge» (ved. anche Galati 5:14). La conseguenza sarà il desiderio di onorare Dio, vivendo in ubbidienza alla sua volontà e dimostrando, così, di avere accettato la vita.

Essere liberi (Giovanni 8:3436; 12:16; Romani 6:23; 1 Corinzi 4:1,2)

La triste verità è che tanti continueranno a rimanere schiavi, finché continuano a servire il peccato. Questo era il problema dei farisei al tempo di Gesù. In Giovanni 8, essi stessi rivelano la loro incomprensione: «Essi gli risposero: “Noi siamo discendenti d’Abraamo, e non siamo mai stati schiavi di nessuno; come puoi tu dire: ‘Voi diverrete liberi’?”. Gesù rispose loro: “In verità, in verità vi dico che chi commette il peccato è schiavo del peccato”» (Giovanni 8:33, 34).

 

Il peccato è senza dubbio un padrone crudele. Quindi, come possiamo essere liberi da esso? Giovanni 8:32 ci dice: «conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Il nostro appello come popolo eletto di Dio è di vivere come figli della madre libera e non della schiava (Galati 4:26). Studiando ulteriormente, scopriamo che Gesù è «la via, la verità e la vita» (Giovanni 14:6). È questa verità a cui si riferisce quando parla di libertà.

 

Vedere noi stessi alla luce di Cristo ci aiuterà a poter distinguere il nostro problema con il peccato e a desiderare la fuga. In Giovanni 8:36, Cristo ci dice: «Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi». Quando Cristo sarà entrato nella nostra vita, non vivremo più da schiavi di un padrone vendicativo. Diventeremo servi di Cristo (Giovanni 12:26; 13:16; 1 Corinzi 4:1, 2; 7:22, 23).

 

Ora non c’è più alcun bisogno che noi restiamo in catene, non dobbiamo più permetterci di essere dominati dal peccato, che non promette ricompense tranne la morte (Proverbi 14:12; Ezechiele 18:20; Romani 6:23). Le catene scompaiono; Cristo ci dà la chiave. Vive in noi e ora siamo liberi.

Rispondi

  1. Come abbracciare il concetto liberatorio dell’amore di Dio nella tua vita quotidiana?
  2. Quali cose nella tua vita potrebbero impedirti di ottenere la vera libertà?
  3. Perché è così importante che noi, che siamo liberi, ci uniamo nell’opera di liberare altri dalle catene del peccato?

[1] «Codice di Hammurabi, Babilonia, 1754 a.C.», Colorado Notary Blog, su http://abclegaldocs.com/blog-Colorado-Notary/code-of-hammurabi-babylon-1754-bc/ al 23 maggio 2016

[2] «History of Slavery», Historyworld.net, su http://www.historyworld.net/wrldhis/PlainTextHistories.asp?ParagraphID=cio al 23 maggio 2016

Martedì 29 agosto

TESTIMONIANZA

Prove del Maestro

di Ryan Scavella, Oshawa, Ontario, Canada

1 Timoteo 1:3–11

«Paolo, mentre soggiornava in Corinto, ebbe ragione di essere seriamente preoccupato per alcune delle chiese già fondate. A causa dell’influsso dei falsi insegnanti sorti fra i credenti di Gerusalemme, divisioni, eresie e sensualità stavano rapidamente guadagnando terreno fra i convertiti della Galazia. Questi falsi insegnanti stavano mescolando le tradizioni giudaiche con le verità del Vangelo. Essi, ignorando la decisione del concilio generale tenutosi a Gerusalemme, imponevano ai Gentili convertiti l’osservanza della legge cerimoniale.

La situazione era critica. Il male che era stato introdotto minacciava di distruggere rapidamente le chiese in Galazia.

Paolo era ferito al cuore e la sua anima era agitata per questa aperta apostasia da parte di coloro che egli aveva fedelmente istruito nei princìpi del Vangelo. Egli scrisse immediatamente ai credenti sviati, esponendo le false teorie che avevano accettato e rimproverando con grande severità quelli che si stavano allontanando dalla fede. […]

«… Gli insegnamenti di Paolo erano stati in armonia con le Scritture e lo Spirito Santo aveva testimoniato ai suoi sforzi; perciò avvertì i suoi fratelli di non ascoltare alcuna cosa che contraddicesse le verità da lui insegnate. […] Così Paolo presentò i credenti della Galazia davanti al tribunale della loro stessa coscienza e cercò di impedire l’allontanamento dalla verità. Confidando in Dio per la salvezza e rifiutando di riconoscere le dottrine degli insegnanti apostati, l’apostolo si sforzò di far comprendere ai convertiti che erano stati grossolanamente ingannati, ma che se fossero ritornati alla loro fede iniziale nel Vangelo, essi avrebbero ancora potuto annientare il piano di Satana. Egli si schierò con fermezza dalla parte della verità e della giustizia. La fede e la certezza che lui aveva nel messaggio che portava, aiutò molti di quelli che avevano perso la fede a ritornare a seguire le orme del Salvatore.

Quanto differente fu la maniera con la quale Paolo scrisse alla chiesa di Corinto da quella con la quale si rivolse ai galati! Egli rimproverò i primi con cautela e tenerezza, e i secondi con aspre parole di riprensione. I corinzi erano stati sopraffatti dalla tentazione. Essi erano stati confusi e ingannati da ingegnosi sofismi di insegnanti che presentavano errori come fossero verità. Insegnare loro come distinguere il falso dal vero, richiese prudenza e pazienza. Se Paolo avesse avuto fretta o avesse agito con severità, avrebbe distrutto il suo influsso su molti di quelli che lui desiderava aiutare».[1]

Rispondi

  1. Ellen G. White disse che la situazione in Galazia era «critica». Come ti comporteresti con un amico che sta diffondendo false dottrine nella tua chiesa locale?
  2. Hai mai scoperto che quello che credevi e condividevi era contrario a quello che la Bibbia insegna? Che impatto ha avuto sul tuo ministero personale?

[1] Ellen G. White, Gli uomini che vinsero un impero, pp. 240-241

Mercoledì 30 agosto

COME FARE

Attenzione! Terreno scivoloso

di Zelinda Sealy-Scavella, Oshawa, Ontario, Canada

Galati 4:17; Efesini 2:8, 9

È piuttosto imbarazzante ricevere bei voti o premi ambiti senza prima averli guadagnati. Non sembra giusto ricevere qualcosa che non meritiamo. Questo non vuol forse dire avere dignità e integrità? Mettiamo così tanto impegno nel nostro lavoro che un po’ di riconoscimento non farebbe male. Citare più versetti a memoria rispetto al pastore, frequentare più classi della Scuola del Sabato dell’anziano, merita un po’ di riconoscimento. Il fatto è che è da noi metterci in mostra, modestamente ovviamente, appena abbastanza perché qualcuno se ne accorga e ci faccia i complimenti. Non ci fa sentire bene tutto ciò?

Come cristiani sinceri, desideriamo piacere a Dio così tanto che possiamo finire nella perversione, proprio come i galati. Ma la salvezza è gratuita, e l’unica cosa che Dio vuole che facciamo è avvicinarci a lui e condividere la buona notizia con altri. Ma anche questa idea è troppo semplice per molti di noi; corriamo il rischio di modificare la semplice, ma solida, dottrina del Vangelo. Come possiamo evitare la sottigliezza di lavorare per un lasciapassare? Come controllare il nostro zelo così che esso non ci renda schiavi della legge?

Guarda e prega — La priorità è dedicarci alla preghiera, specialmente quando studiamo la Parola di Dio; è fondamentale, dato che le false interpretazioni sono più prevalenti come mai prima d’ora. La saggezza, la conoscenza e la comprensione dovrebbero essere ricercate regolarmente.

Prendi del tempo per meditare — Nel caso in cui, poi, iniziassimo a darci delle arie, meditiamo su versetti come Efesini 2:8,9, che ci ricordano che non siamo salvati per le nostre azioni ma solo per la grazia di Dio. Di nuovo, questo può essere difficile da mandare giù, visto che è radicato in noi credere che dovremmo essere valutati in base all’intensità del nostro lavoro e alla nostra bravura.

Scegli le tue amicizie saggiamente — Infine, anche se coltivare forti relazioni con il popolo di Dio è molto importante, dobbiamo essere comunque attenti a chi ascoltiamo o con chi ci raduniamo. Questo è perché molti condividono inconsapevolmente il loro zelo per insegnamenti che non hanno niente a che fare con salvare anime e vivere con Cristo. È quindi imperativo che esaminiamo tutto come facevano gli abitanti di Berea, anche se la dottrina viene dalla nostra stessa chiesa. Che possiamo passare più tempo crescendo insieme nella grazia, invece di dividere il gregge.

Rispondi

  1. Sei mai stato tentato di accettare un insegnamento che dopo hai scoperto non avere basi bibliche?
  2. Come risponderesti a un amico che ti accusa di osservare la legge perché osservi il sabato?

Giovedì 31 agosto

OPINIONE

Mancare il bersaglio costantemente

di Akay Hendricks, Scarborough, Ontario, Canada

Salmi 119:11; Zaccaria 4:6

C’è un canto semplice ma profondo che mia nonna mi insegnò da bambina. Ha alcune variazioni, ma la dice lunga su due dei passatempi cristiani importanti che sono essenziali per una vita piena di Spirito: la preghiera e lo studio della Bibbia. La versione parafrasata fa così:

«Leggi la tua Bibbia,

prega ogni dì, prega ogni dì, prega ogni dì.

Leggi la tua Bibbia, prega ogni dì e crescerai.

Non leggere la tua Bibbia,

dimentica di pregar, dimentica di pregar, dimentica di pregar.

Non leggere la tua Bibbia,

dimentica di pregar e ti rimpicciolirai».[1]

Purtroppo, molti cristiani trascurano questi due ingredienti necessari per una vita che rispecchi quella di Cristo. Passiamo sopra le nostre preghiere e leggiamo a malapena il manuale che Dio ha impiegato tempo per preparare per aiutarci a navigare questa vita di peccato e imparare più su di lui e la sua volontà per noi.

Cerchiamo di cavarcela facendo il minimo indispensabile per quanto riguarda una relazione con Cristo, e quando cominciamo a «rimpicciolirci», incolpiamo Dio di non occuparsi di noi e di non essere fedele alla sua promessa. Lo incolpiamo quando il diavolo si fa avanti come un’inondazione e noi siamo incapaci di resistere e fuggire alla tentazione; raramente guardiamo alla nostra vita e affrontiamo dove siamo mancanti. Non possiamo vincere il peccato e la tentazione e condurre una vita piena di Spirito se trascuriamo di passare del tempo di qualità in preghiera e nello studio della Bibbia.

Gesù, il Figlio di Dio, lo dimostrò quando venne sulla terra per vivere come un esempio di una vita senza peccato. Era il Figlio di Dio, eppure non lo dette per scontato e passò molto tempo in comunione con il Creatore e meditando sulla sua Parola.

Quanto più, noi? Salmo 119:11 ci ricorda: «Ho conservato la tua parola nel mio cuore per non peccare contro di te». La missione di Gesù era più grande del famoso primo viaggio dell’umanità sulla luna; Cristo doveva camminare tra noi privo della sua divinità e soffrire isolamento, rifiuto, povertà, tentazione costante, separazione dal Padre, e una morte brutale per mano del suo stesso popolo. Sapeva che non era un’impresa facile e che l’avrebbe portata avanti solo attraverso un collegamento costante col Padre. Di nuovo chiedo: quanto più, noi? Dubbio, paura, tentazione, malattia, morte e povertà ci assalgono, ma anche noi possiamo farcela vivendo una vita piena di Spirito se, come Gesù, passiamo del tempo di qualità in preghiera e nello studio della Bibbia. «Allora egli mi rispose: È questa la parola che il Signore rivolge a Zorobabele: “Non per potenza, né per forza, ma per lo Spirito mio”, dice il Signore degli eserciti» (Zaccaria 4:6).

Rispondi

  1. Vale il tuo tempo e il tuo impegno leggere la Bibbia e passare del tempo in preghiera?
  2. Cosa ti trattiene dal vivere una vita piena di Spirito?

[1] «Read Your Bible, Pray Every Day», Children’s Bible Songs, su www.childrensbiblesongs.us/read-your-bible-pray-every-day/ al 23 maggio 2016

Venerdì 1° settembre

ESPLORAZIONE

Patti di grazia

di Nina Atcheson, Buchanan, Michigan, U.S.A.

Geremia 31:31–33; Ebrei 8:7–13

CONCLUSIONE

Nel patto dell’Antico Testamento sul Sinai, Dio definì la sua relazione con la sua nazione eletta, Israele. Era come un accordo di matrimonio o una promessa tra Dio e il suo popolo. La sua legge (una descrizione del suo carattere) fu data per mostrare loro come vivere in relazioni sane con lui e tra di loro; questo era necessario per una nazione così grande che era stata immersa nella cultura pagana per quattrocento anni. Per contro, il nuovo patto è offerto a chiunque scelga di credere e accettare Cristo, ed è basato su ciò che ha fatto per il suo popolo, per l’eternità. Entrambi i patti sono basati sulla grazia. Entrambi sono offerti da un Dio amorevole. Entrambi comportano una relazione reciproca di benedizione e impegno.

PROVA A

  • Disegnare un mimo su Geremia 31:33 in cui Dio dice: «Io metterò la mia legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo». Condividilo sui social media.
  • Fare una ricerca sui patti nelle antiche civiltà e sul patto nella Bibbia.
  • Scrivere una relazione personale su cosa vuol dire veramente essere il popolo di Dio e se questo è davvero evidente nella tua vita.
  • Disegnare un fumetto o un’illustrazione per spiegare la differenza tra l’antico e il nuovo patto; chiedi al responsabile delle comunicazioni della tua chiesa se potrebbe essere utile condividerlo sul bollettino degli annunci.
  • Creare un breve video per spiegare il carattere immutabile di Dio alla luce dell’antico e del nuovo patto. Considera come lo si potrebbe utilizzare.

CONSULTA

Genesi 9; 15; 17; Esodo 20; Osea 2:15; Amos 9:14, 15; 2 Samuele 7:4–17.

Ellen G. White, Le parabole, pp. 91-92.

Ellen G. White, Patriarchi e profeti, pp. 394-395.

Skip MacCarty, In Granite or Ingrained? What the Old and New Covenants Reveal About the Gospel, the Law, and the Sabbath, Andrews University, 2007.

LEZIONI PER GIOVANI (18-35 ANNI)

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LEZIONI E MANUALI PER ANIMATORI IN ALTRE LINGUE

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