SdS CQ (College Quarterly) Secondo Trimestre 2018 – 02

Lezione 02

7 – 13 aprile 2018

Daniele e gli ultimi tempi

«Poi il re parlò a Daniele e disse: “In verità il vostro Dio è il Dio degli dèi, il Signore dei re e il rivelatore dei segreti, poiché tu hai potuto svelare questo mistero”»

(Daniele 2:47)

Sabato 7 aprile

INTRODUZIONE

Lealtà in prigionia

di Siprose Ngina, Nairobi, Kenya

Luca 16:10

Immagina la scena: Daniele, un giovane raggiante di energia, intelligenza, ambizione e speranza. All’apice dei suoi sogni e progetti, l’esercito babilonese lo prende come prigioniero insieme ai suoi compatrioti più capaci. Infine si trovano in una terra straniera, lontani dal loro paese nativo. Vivono uno shock culturale, perché in questo paese è tutto diverso. Dal cibo alla religione, Daniele trova tutto sgradevole.

Per uno scherzo del destino, i funzionari babilonesi riconoscono il potenziale in lui. Viene assimilato nella loro struttura di governo, con il suo primo incarico al palazzo del re. Ma opponendosi alla stregoneria, all’idolatria e alla vita pagana di Babilonia, con i suoi tre amici Daniele decide di restare fedele a Dio — il proprietario dell’universo e di tutto ciò che è in esso. Attraverso la sua fedeltà, Dio lo benedice, e Daniele arriva alla posizione di primo ministro in una terra straniera.

I colleghi di Daniele sono arrabbiati per i suoi risultati politici e per la sua fedeltà a Dio, alla luce delle sue origini straniere. Tramano per fargli rinnegare la sua fede, adottare la loro religione e compromettere i suoi valori. Ma Daniele decide di attenersi alla propria fede. Questo porta a una sequenza di eventi in cui la sua stessa vita è in pericolo. Alla fine, la fedeltà di Dio prevale e i re pagani arrivano a riconoscere il vero Dio d’Israele, che è in grado di liberare i suoi fedeli servitori dalle peggiori situazioni.

La fedeltà a Dio, come mostrata nella vita di Daniele, è un’esigenza dei cristiani di tutte le epoche fino alla nostra. La vita di Daniele a Babilonia illustra quello che può succedere a un cristiano che mantiene la propria fedeltà a Dio. Anche se la vita di Daniele è stata in pericolo diverse volte, egli fu uno strumento per rivelare il vero Dio a un regno che non lo conosceva. La sua fedeltà alla fine portò i re pagani a riconoscere il Dio d’Israele (Daniele 4:2, 3; 6:26, 27).

La storia di Daniele e dei suoi tre amici fornisce una lezione importante che la fedeltà è una virtù chiave nella vita di un cristiano. Daniele era costante nella fede, e mantenne la fedeltà anche in età avanzata. Con il mondo che si avvicina alla fine della storia, dovremmo riconoscere il nostro compito come cristiani di sostenere i nostri principi e mantenere la fedeltà in ogni situazione. Questa è la base del nostro studio questa settimana.

Domenica 8 aprile

LOGOS

Una prova di fede in Dio

di Florence Mweni, Machakos, Kenya

Deuteronomio 4:6–8; Daniele 3; Atti 17:28; Galati 6:14

Ascoltare la voce di Dio (Deuteronomio 4:68)

Sin dall’inizio, Dio amava Israele come sua nazione eletta. Gli Israeliti dovevano essere il popolo eletto di Dio, dovevano mostrare il suo amore e la sua potenza al resto del mondo. L’amore che Dio aveva per Israele si applica a tutti quelli che accettano Cristo come loro personale salvatore oggi. Per gli Israeliti, la legge di Dio era un segno, tra loro e l’Onnipotente, che avrebbero partecipato al suo regno eterno.

Consegnata agli Israeliti attraverso Mosè, la legge doveva guidare il popolo attraverso le tentazioni che li circondavano e i desideri corrotti che si annidavano in mezzo a loro, così che potessero restare puri e leali a Dio. Durante la prigionia a Babilonia, l’idolatria li guardava in faccia. Dovevano fare una scelta se servire i re del mondo o ubbidire alle istruzioni del vero Dio.

La storia di Daniele e dei suoi tre compagni ebrei insegna ai cristiani di oggi cosa vuol dire avere la fede di un cristiano messa alla prova. Quando fu loro comandato di rendere omaggio ai capricci dei leader umani, Daniele e i suoi compagni restarono saldi nella loro fede e la difesero a tutti i costi. Oggi, abbiamo un patto con Dio, come lo aveva il popolo d’Israele. Come cristiani, Dio si aspetta che seguiamo le sue istruzioni come scritte nella Bibbia. Il grado della nostra fedeltà a lui e alle sue leggi farà la differenza tra la vita eterna e la morte eterna.

A Dio sia la gloria (Galati 6:14)

Nel nuovo testamento, Paolo afferma che la sua gloria non si trova negli uomini o in quello che fanno. La sua gloria non è in sé stesso. Con tutti i suoi risultati e successi, attribuisce i propri risultati a una potenza superiore. Sceglie di glorificare Cristo.

Mentre molte persone non riconoscono Cristo, Paolo sceglie di glorificarlo e decide di conoscerlo meglio (Filippesi 3:8). In più, Paolo intraprende un viaggio di centinaia di miglia per far conoscere Dio agli altri. Si preoccupa della salvezza che Cristo ha portato con la sua morte sulla croce. L’effetto della morte di Cristo gli dà pace, perdono, giustizia e gloria eterna.

«La dottrina della grazia, di un Cristo crocifisso, gli ha insegnato a rifiutare le ricchezze, gli onori, i piaceri, i profitti e gli applausi del mondo; che erano per lui come spazzatura, paragonati alla conoscenza di Cristo Gesù suo Signore».[1]

La stessa situazione è evidente quando Daniele, nel palazzo di Babilonia, glorifica Dio piuttosto che i re terreni. Anche dopo grandi risultati come l’aver interpretato il sogno del re, Daniele sceglie di restare umile (Daniele 2:49).

Avvicinandoci alla fine del mondo, traiamo delle lezioni importanti dalla vita e dalle esperienze di Daniele. Similmente, gli insegnamenti di Paolo ci parlano. A prescindere dai suoi risultati, successi e prosperità che potremmo vedere in questo mondo, la nostra gloria dovrebbe essere in Cristo, la sua morte sulla croce e la nostra salvezza.

Adorazione forzata e liberazione straordinaria (Daniele 3)

Daniele 3 mostra ai lettori una statua d’oro eretta da re Nabucodonosor, che ordina a tutti di adorarla. Ma restando fedeli alla loro fede, i tre ragazzi ebrei rifiutano di adorare la statua d’oro, che rappresenta le potenze del mondo (Daniele 3:12). Il re si arrabbia, e ordina la cattura e la morte di Mesac, Sadrac, e Abed-Nego.

La morte nella fornace era una forma di punizione a Babilonia (Geremia 29:22). I tre ebrei vengono gettati nella fornace infuocata nella speranza che la temperatura li bruci fino alle ossa. Contrariamente a quello che pensa il re e per lo stupore della gente, Dio salva le vittime dalla fornace. Il re confessa, «io vedo quattro uomini, sciolti, che camminano in mezzo al fuoco, senza avere sofferto nessun danno; e l’aspetto del quarto è simile a quello di un figlio degli dèi» (Daniele 3:25). Il re infine cede alla potenza del vero Dio e ordina agli uomini di uscire dalla fornace.

Per quelli che mantengono la propria alleanza a Dio, la quarta persona sarà sempre presente in ogni situazione avversa. Oggi potrebbe non essere una fornace ardente, ma possiamo attraversare situazioni simili che mettono alla prova la nostra lealtà. Quando ci fidiamo di Dio, diamo tutto a lui, inclusa la nostra vita, senza condizioni (Daniele 3:17, 18).

Il mondo, con le sue persone potenti, può cercare di macchiare i servi di Dio, ma la quarta persona sarà sempre lì a liberare i fedeli in tutte le situazioni.

Far conoscere Dio (Atti 17:28)

Mentre era ad Atene, Paolo continuò a fare luce sull’Onnipotente — il Dio al di sopra di tutti gli dei. Gli abitanti di Atene erano profondamente idolatri (Atti 17:23), come nel regno di Babilonia. In questa situazione, Paolo diventa uno strumento di Dio per le persone che non lo riconoscono. Afferma che Dio è dappertutto e tutte le nostre azioni, sia fisiche che intellettuali, derivano da lui.

Dio vede attraverso gli animi più bui, e quando le persone voltano le spalle al suo amore, possono incontrare il suo dispiacere. Quando ci allontaniamo dai nostri peccati, incontriamo ancora un Dio amorevole e clemente. La consapevolezza che apparteniamo a Dio significa che non abbiamo niente che appartenga a noi.

«Sostenere che un dono di Dio sia nostro vuol dire derubare Dio. . . . È molto più santo, profondo, benedetto e pieno d’amore, trarre ogni respiro nella nostra vita in lui, . . . muoverci attorno a lui come il centro del nostro essere, che ci dà la capacità di muoverci».[2]

Rispondi

  1. Quali sono i benefici di aderire alle istruzioni di Dio?
  2. Quali sono le conseguenze di piegarsi alla pressione del mondo?

3. Come possiamo far conoscere Dio in situazioni difficili?

[1] John Gill, «Galatians 6:14», John Gill’s Exposition of the Bible, Bible Study Tools, visitato il 16 marzo 2017, http://www.biblestudytools.com/commentaries/gills-exposition-of-the-bible/galatians-6-14.html.

[2] E. B. Pusey, Sermons, vol. 2., p. 372, citato in William Robertson Nicoll, «Commentary on Acts 17:28», Sermon Bible Commentary, StudyLight.org, visitato il 16 marzo 2017, http://www.studylight.org/commentary/acts/17-28.html

Lunedì 9 aprile

TESTIMONIANZA

Il Daniele di oggi

di Rose Ndanu, Makueni, Kenya

Isaia 43:10

«Come collaborò con Daniele e i suoi compagni, il Signore collaborerà con tutti coloro che si sforzano di agire secondo la sua volontà. Mediante il dono del suo Spirito, Dio potenzierà ogni sincero proposito, ogni nobile intenzione. Coloro che desiderano ubbidire fedelmente incontreranno numerosi ostacoli. Influssi sottili e tenaci potranno trascinarli verso forti tentazioni, ma Dio è in grado di neutralizzare tutti gli espedienti messi in atto per mettere in difficoltà i suoi figli. Tramite la sua forza supereranno tutte le tentazioni e tutte le difficoltà».[1]

«Nella vita del vero cristiano non c’è nulla di secondario; agli occhi dell’Onnipotente ogni incarico è importante. Il Signore valuta con precisione ogni capacità messa al suo servizio. Egli prende in considerazione anche tutte le possibilità non utilizzate. Saremo giudicati secondo le azioni che non abbiamo compiuto perché non abbiamo impiegato i nostri talenti alla gloria di Dio.

Un carattere nobile non è il risultato del caso, non è frutto di doni o speciali benedizioni divine. È il risultato dell’autodisciplina e della sottomissione degli istinti a sentimenti più nobili, della resa dell’io per servire il Signore e il prossimo.

Mediante la fedeltà ai princìpi della temperanza, manifestata dai giovani ebrei, Dio parla ancora ai giovani di oggi. C’è bisogno di uomini che, come Daniele, sappiano agire e osare in favore della giustizia; c’è bisogno di cuori puri, mani forti, grande coraggio nella lotta tra vizio e virtù che richiede una vigilanza costante».[2]

«I giovani oggi possono avere lo stesso spirito che animava Daniele; essi possono attingere alla stessa fonte per ottenere la stessa forza, possedere lo stesso autocontrollo e rivelare nella loro vita la stessa grazia anche nelle circostanze più sfavorevoli. Nonostante la tentazione di soddisfare i propri desideri, specialmente nelle grandi città dove la sensualità si presenta sotto le forme più allettanti, essi devono perseguire il loro obiettivo di onorare Dio. Grazie alla loro fermezza e a una vigilanza costante essi possono resistere a tutte le tentazioni che li assalgono. Solo chi ha deciso di agire correttamente conseguirà la vittoria».[3]

«Un attento studio dell’adempimento del piano divino nella storia delle nazioni e delle profezie relative agli avvenimenti futuri ci aiuterà a valutare le cose visibili e invisibili e comprendere qual è il vero scopo della vita».[4]

Rispondi

In quali situazioni dobbiamo mettere in pratica l’esempio di Daniele, come chiesa o individualmente?

[1] Ellen G. White, Profeti e re, p.245-246

[2] Ibid., p.246

[3] Ibid., p.247

[4] Ibid., p.276

Martedì 10 aprile

EVIDENZA

Conseguenze della dedizione

di Josephine Nduku, Makueni, Kenya

Daniele 2:48

La storia di Daniele e dei suoi tre compagni porta alla mente diverse lezioni per il cristiano del ventunesimo secolo. Per prima cosa, ogni giorno nella vita di Daniele iniziava con una preghiera al Signore (Daniele 6:10). La preghiera era essenziale nella vita di Daniele. Ogni giorno comunicava con Dio. Cristo ripete lo stesso sentimento quando dice ai suoi discepoli, «Vegliate e pregate» (Matteo 26:41).

La preghiera protegge i cristiani dalle trappole e dalle conseguenze della tentazione. Dio descrive Daniele come un «uomo molto amato» (Daniele 10:11, 19). Il carattere di Daniele corrisponde alla descrizione data da Cristo a proposito dei figli amati di Dio in Giovanni 14:21, 23. In più, è evidente che Daniele avesse sviluppato delle abitudini di preghiera simili a quelle che vediamo nella vita di Cristo (Marco 1:35), Abraamo (Genesi 19:27) e Davide (Salmi 5:3).

Come cristiani che vivono nei tempi della fine, dovremmo essere sicuri del nostro impegno personale alla preghiera. Dovremmo concentrarci su un piano di meditazione sulla Parola di Dio, che può fornire una forte base di fede e fedeltà per sopportare i tempi più duri.

Un’altra lezione che emerge dalla storia di Daniele è che la fedeltà ha una ricompensa. La fedeltà di Daniele lo porta a una posizione più elevata nel regno. Dopo la caduta di Babilonia, Dario riorganizza il suo governo e dà a Daniele una posizione chiave in esso. Notando la qualità della fedeltà in Daniele, vede una soluzione alla corruzione del suo governo.

Quando siamo fedeli a Dio, possiamo essere fedeli anche agli uomini. La fedeltà costante di Daniele a Dio lo rende il migliore tra i suoi colleghi a Babilonia. Dato che mantiene una devozione quotidiana costante a Dio, ha successo nella sua carriera. Ma i suoi colleghi non sono felici. In Daniele, vedono una minaccia alle loro pratiche ingiustificate. «Il problema principale che hanno con Daniele è che la loro abilità di trarre profitto dalla loro posizione è stata fermata totalmente. . . . Se a Daniele viene affidata la responsabilità di governare su tutto, prevedono la possibilità che TUTTA la corruzione del regno possa essere fermata».[1]

Alla fine, non trovano debolezze terrene in Daniele, quindi decidono di macchiare la sua immagine spirituale. Vogliono che Daniele comprometta la propria fede nel vero Dio. Daniele mantiene la sua fedeltà fino alla fine, anche a costo della propria vita.

Rispondi

  1. Cosa ci impedisce di essere fedeli a Dio oggi? Quali situazioni simili potremmo affrontare nei tempi della fine?
  2. Come ha fatto Daniele a non cedere alla pressione sociale? Questo cosa ci insegna della nostra posizione nel mondo?

[1] «Daniel 6: Not Just a Test of Faith, but Faithfulness», Walk With the Word, visitato il 16 marzo 2017 http://www.walkwiththeword.org/Studies/01_OT/27_Daniel/27_Daniel_06.html.

Mercoledì 11 aprile

COME FARE

Togliere la maschera

di Joseph Wambua, Nairobi, Kenya

Giovanni 3:7

Prima di accettare Cristo come nostro personale salvatore, indossiamo una maschera che spesso accettiamo come la nostra vera faccia. Per diventare uno con Dio, questa nostra maschera deve cadere (Atti 9:18). In una nuova vita con Cristo, iniziamo a sentire pace e gioia interiore, sapendo che la nostra vita appartiene a Dio.

Nel libro di Daniele, vari capi riconoscono l’esistenza di Dio, ma solo dopo aver visto le sue opere attraverso Daniele. Molte persone oggi operano sullo stesso principio di «vedere per credere». Ma come seguaci di Cristo, il Signore si aspetta che noi crediamo anche prima di vedere (Giovanni 20:29). L’opera di Dio attraverso Daniele ricorda a tutti che non possiamo compiere niente con le nostre forze. Ma quando ci umiliamo davanti a lui, Dio può sollevarci più in alto che mai.

La Bibbia spiega che il più grande requisito per prepararci ai tempi della fine è di nascere di nuovo. La conversazione tra Gesù e Nicodemo (Giovanni 3:1–9) mostra ai cristiani che la salvezza è possibile per tutti, ebrei e gentili. Quando accettiamo Cristo come nostro personale salvatore, egli ci può concedere la forza per vincere tutte le sfide che affrontiamo nei tempi della fine.

Re Nabucodonosor credeva nella propria forza, potere e maestà personale. Nella sua mente, sapeva di essere l’unico ad avere l’ultima parola. Ma era Dio ad avere l’ultima parola. Con il mondo che giunge alla sua fine, è tempo di credere che il nostro Padre celeste ha l’ultima parola. Possiamo vedere paura, disperazione, frustrazione o perfino morte, ma Dio alla fine libera i suoi fedeli servitori.

Il modo migliore per avvicinarsi a Dio è accettare Cristo come tuo Salvatore, attraverso il battesimo. Una volta nati di nuovo, possiamo essere i veri tralci della vite (Giovanni 15:5). Con un’esperienza di nuova nascita, i nostri cuori restano penitenti in Cristo qualsiasi cosa accada. Ecco dei consigli da seguire per aiutarci a toglierci la maschera e accettare Cristo come nostro salvatore.

Non avere un cuore duro. Dio ha fornito mezzi con cui possiamo riconoscere la sua esistenza. Come Daniele era un agente a Babilonia, abbiamo agenti con lo stesso messaggio oggi. Quando sentiamo il messaggio, dovremmo permettergli di seguire il suo corso nella nostra vita (Ebrei 3:7, 8).

Decidi una volta per tutte. Il viaggio per la salvezza richiede di non andare avanti e indietro. Una volta decisi, dovremmo concentrarci sulla ricompensa della vita eterna, senza guardarci indietro (Filippesi. 3:14).

Riconosci Dio sopra ogni cosa. Il successo e i risultati del mondo non dovrebbero portarci a lasciare Dio. Invece, dovrebbero darci i mezzi per aiutarci a muoverci più vicini a Dio (2 Corinzi 3:5).

Giovedì 12 aprile

OPINIONE

Fedeltà: benefici e conseguenze

di William Mutunga, Nairobi, Kenya

Daniele 6:3

Ogni volta che facciamo qualcosa per Dio, il diavolo è scontento. Con i suoi agenti sulla terra, fa di tutto per dissuaderci dal fare la cosa giusta agli occhi di Dio. Questo tiro alla fune tra bene e male, in cui sono coinvolti i fedeli di Dio, esiste da molti anni.

In Daniele 6, la fedeltà di Daniele lo porta a un posto d’onore. Re Dario vede Daniele come una persona a cui può affidare il potere, l’amministrazione e il governo del suo regno. Ma gli altri capi della regione sono invidiosi e pieni di odio per Daniele. Cercano di trovare dei difetti in tutti i settori sotto Daniele senza successo (v.4). Alla fine, escogitano un piano che avrebbe fatto la differenza tra bene e male, luce e tenebre, vita e morte. «Noi non avremo nessun pretesto per accusare questo Daniele, se non lo troviamo in quello che concerne la legge del suo Dio» (Daniele 6:5).

Come era per Daniele, lo è per noi oggi. Il nostro nemico cerca ogni opportunità per trovare dei difetti in noi. Questo ci tocca sia individualmente che come chiesa. Egli guarda nella nostra morale, modestia, alimentazione, relazioni e altro per trovare come provocare la nostra lealtà. Inoltre, se non trova niente per cui accusarci, colpisce la nostra alleanza con Dio.

Come seguaci di Cristo, particolarmente nella chiesa avventista del settimo giorno, incontriamo opposizione dovunque. Ma dovremmo restare risoluti nella nostra fede e fidarci di Dio in ogni situazione che va contro le nostre convinzioni spirituali. A volte potrebbe esserci bisogno di fare delle scelte difficili. Quando i nostri datori di lavoro pretendono che lavoriamo di sabato, ci serve la fedeltà di Daniele. Quando le nostre scuole propongono esami e attività sportive di sabato, dobbiamo fare delle scelte.

Ai tempi della fine, ci troviamo nei panni di Daniele in molti modi. La chiesa dovrebbe mantenere il suo ruolo come istituzione del rimanente di Dio (Apocalisse 12:17). Quando le persone si inchinano alle potenze terrene, la chiesa di Dio deve opporsi. Quando le persone adorano il dragone (Apocalisse 13:4), i veri servi di Dio devono fare delle scelte in favore della loro fede.

Nel carattere di Daniele, impariamo che la fedeltà è una qualità che serve a ogni cristiano. Daniele mantenne la propria lealtà a Dio anche in prigionia. Anche se non poteva più andare nel tempio di Gerusalemme, prese come tradizione di pregare rivolto nella direzione della terra promessa tre volte al giorno «come era solito fare anche prima», come voleva la legge (Daniele 6:10). Anche di fronte alla morte, continuò con questa pratica.

Rispondi

  1. C’era un modo per Daniele di evitare di essere gettato nella fossa dei leoni? Cosa possiamo fare se ci troviamo in una situazione simile?
  2. La relazione tra Daniele e re Dario cosa ci insegna sulla fedeltà?

Venerdì 13 aprile

ESPLORAZIONE

Daniele: il nostro esempio di fedeltà

di Tony Philip Oreso, Nairobi, Kenya

Isaia 11:5

CONCLUSIONE

Leggendo il libro di Daniele, i capitoli da 1 a 6, impariamo che Dio sta con quelli che lo onorano prima di ogni cosa. Daniele è un esempio di come Dio soddisfa i desideri di quelli che hanno fede in lui. In Daniele e nei suoi compagni, vediamo che Dio può ancora trovare persone che ascoltano la sua Parola anche nelle avversità peggiori. L’umiltà, la fedeltà e lo spirito di preghiera di Daniele sono le qualità guida da emulare nei tempi della fine. Sopra ogni altra cosa, la lealtà alle leggi di Dio, come testimoniato nella vita di Daniele, è ciò che determinerà la differenza tra i veri seguaci di Cristo e quelli che si fingono tali.

PROVA A

  • Ascoltare il canto “Vengo a te” (“Quando la tempesta”) su https://www.youtube.com/watch?v=SgVUdfTQZBo. Se conosci l’inglese, puoi cercare anche «A Shelter in the Time of Storm» di Vernon J. Charlesworth. Riscrivi i versi sostituendo «we» (noi) con «I» (io). Poi, canta di nuovo tutta la canzone.
  • Scrivere la tua promessa di lealtà a Dio. Impara la promessa a memoria e recitala quando affronti qualsiasi avversità.
  • Iniziare una campagna di «nuova nascita» nella tua comunità, in cui discuti con i giovani l’importanza di accettare Cristo come personale salvatore. Recluta quanti più membri possibile e porta i nomi al tuo pastore per un possibile esercizio battesimale.
  • Fare una recita di Daniele nella fossa dei leoni. Con alcuni membri della tua classe della scuola del sabato, forma un gruppo e recita un sabato pomeriggio. Nota l’ispirazione che ricavi quando reciti la parte di Daniele, Mesac, Sadrac o Abed-Nego.
  • Scrivere una poesia su come ti senti quando sei perseguitato per la tua fede. Pensa a condividere la tua poesia con i membri della tua chiesa e della comunità in occasioni adeguate come un sabato della musica.
  • Formare un gruppo sui social media (ad esempio, Facebook o Whatsapp) per giovani avventisti che difenderanno la propria fede a tutti i costi. Impegnati a contattare ogni membro con parole incoraggianti con testi, citazioni della Bibbia o immagini.
  • Gestire un blog online dove tu e i membri della tua scuola del sabato potete condividere le vostre esperienze di fede e postare storie di incoraggiamento spirituale. Occasionalmente, incontratevi per una preghiera insieme per confermare la vostra fede in Dio.

CONSULTA

  • Giacomo 2:14–25; Matteo 5:5.
  • Ellen G. White, Profeti e re, pp. 241–247, 272–276.

LEZIONI PER GIOVANI (18-35 ANNI)

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