SdS CQ (College Quarterly) Terzo Trimestre 2018 – 13

Lezione 13

22-28 settembre 2018

Il viaggio a Roma

«Paolo, non temere; bisogna che tu compaia davanti a Cesare»

(Atti 27:4)

Sabato

INTRODUZIONE

L’inarrestabile ricerca della grazia

di Racquel M. Richards, Lawrenceville, Georgia, USA

Atti 23:11

Tante volte nel nostro cammino con Cristo, ci sentiamo in colpa perché non siamo alla sua altezza. Il senso di colpa viene come risultato della convinzione spirituale che avviene dopo il peccato. Il ciclo di vivere per Cristo, non essere alla sua altezza e poi chiedere perdono succede più spesso di quanto ci piaccia ammettere. Tuttavia, Dio è inarrestabile!

La Bibbia dice che egli ci cerca incessantemente anche dopo le nostre cadute. Non sei grato per Gesù? Qualcuno che è onnipresente, onnisciente e potente si interessa abbastanza da fare di ogni persona una priorità. Siamo importanti per lui! Più di questo, egli desidera intimità nella nostra relazione con lui.

In Atti 23:11, la Bibbia dice, «La notte seguente il Signore gli si presentò».[1] A quel punto, Paolo era in una cella di prigione. Era stato gettato in prigione per aver detto la verità su Cristo a quelli che non erano pronti a riceverla. Ma, quando è preso dalla disperazione, Cristo lo incontra dove si trova. Dio lo trova in uno dei posti più tristi in cui potrebbe essere: in prigione. Nonostante il fatto che Paolo, che una volta era Saulo, avesse passato il tempo mandando i cristiani in prigione, Cristo lo perdonò ugualmente. Cristo non solo lo perdonò, ma lo mise in una posizione di poter continuare la missione di Dio diffondendo il vangelo in tutto il mondo.

Andiamo ancora oltre. Mentre serviva Dio in spirito e in verità Cristo rese nota la sua presenza. La presenza di Dio è il posto più formidabile in cui possiamo trovarci ed è il posto dove dovremmo tutti desiderare di essere, in modo da poter sentire la sua voce e sapere come muoverci. La cosa così straordinaria della presenza di Dio è la sua tangibilità. La voce di Dio e la sua presenza sono tangibili. Questo significa che non importa dove andiamo o dove la vita ci porti, possiamo rivolgerci al Signore in mezzo alla tempesta. Questo privilegio è un dono e anche una forza spirituale sul nemico. Quando la presenza di Dio entra in campo, tutto il male se ne deve andare. Questo include il dubbio, lo stress, l’ansia, la depressione e oltre. Svanisce tutto al primo segnale della sua presenza. Come cristiani, avremo sempre la vittoria sul nemico perché la presenza di Dio ci rende integri.

[1] Thomas Nelson, The Voice, Eames Literary Services, Nashville, 2012, p. 1364

 

Domenica

LOGOS

Miracoli, conseguenze e misericordie

di Joy Chikwekwe, Berrien Springs, Michigan, USA

Atti 27:9–11, 20-26; 27:30–44; 28:1–10, 16, 30, 31

Speranza nella tempesta (Atti 27:911, 2026)

In Atti 27 incontriamo Paolo, gli altri prigionieri e un centurione romano a bordo di una nave in rotta verso Roma. Anche se fino a questo punto non era stato trovato colpevole, Paolo sta andando a Roma per essere processato di nuovo. Non è stato accusato di un crimine, a parte annunciare il vangelo di Gesù Cristo (Atti 24:25, 26; 26:31). Come se ciò non fosse abbastanza per tenere occupata la mente di Paolo, il viaggio avviene durante uno dei periodi dell’anno più pericolosi per i viaggi in mare.[1] Paolo cerca di avvertire il centurione al comando della nave del pericolo che li aspetterà se continuano. Non solo potevano perdere il carico della nave, ma potevano perdere la vita (27:9–11). Nonostante l’avvertimento di Paolo, il centurione decide di procedere.

Il viaggio continua, e il vento diventa sempre più pericoloso. Dopo diversi giorni, sono obbligati ad alleggerire il carico della nave, semplicemente per sopravvivere (27:18, 19). Alla fine, il sole e le stelle non illuminano più il cielo. Le tenebre circondano gli uomini per molti giorni (27:20). Iniziano a perdere la speranza di potercela fare a uscirne vivi. Per quanto riguarda gli uomini, ogni speranza è persa. È a questo punto nella storia che vediamo Dio che fa quello che gli riesce meglio: portare speranza in una situazione che sembra disperata.

Nei versetti 21-26, Paolo incoraggia gli uomini con un messaggio di un angelo di Dio, che diceva, «Paolo, non temere; bisogna che tu compaia davanti a Cesare, ed ecco, Dio ti ha dato tutti quelli che navigano con te». Anche se il centurione aveva ignorato l’avvertimento di Paolo, Dio aveva mostrato pietà a lui e a tutti gli uomini sulla nave per Paolo. Questo è un altro esempio di come Paolo era ancora uno strumento di Dio nonostante l’errore che l’aveva portato a essere in questa situazione (Atti 21:20–30). In preda alle situazioni più disperate, anche quelle in cui ci mettiamo da soli, Dio è là a dare speranza.

Miracoli lungo il viaggio (Atti 27:3044)

Dio continuò a fornire speranza a Paolo e agli uomini sulla nave per tutto il loro viaggio verso Roma. Ma anche dopo aver assicurato loro che non sarebbero morti, i marinai temevano ancora una volta per la loro vita (27:33–36, 41–44). Credendo che non sarebbero sopravvissuti, escogitarono un piano per lasciare la nave e uccidere i prigionieri così che nessuno sarebbe fuggito (27:42). Ma dato che Paolo aveva ascoltato Dio e aveva condiviso il messaggio di speranza, il centurione non permise ai soldati di eseguire il loro piano. Dio si servì del centurione per salvare Paolo e gli altri prigionieri (27:43, 44). Il messaggio che Dio aveva dato a Paolo da condividere non era solo un messaggio di speranza, ma anche di misericordia. Dato che Paolo era ubbidiente, la sua vita fu risparmiata. Questi miracoli continuarono a Malta, una fermata del loro viaggio, dove Dio fornì loro sicurezza, cibo e un posto in cui riposarsi (28:1–10). Per tutta la durata del viaggio turbolento, Dio continuò a essere con Paolo e a provvedere a ognuno dei suoi bisogni lungo la via.

L’arrivo a Roma (Atti 28:16, 30, 31)

Dopo diversi mesi di viaggio, Paolo finalmente arrivò a Roma (28:16). A Roma, Paolo ottenne il permesso di essere agli arresti domiciliari con un solo soldato a fargli da guardia (28:16). Questo era un miracolo di per sé. Ma ciò non cancellava il fatto che Paolo fosse comunque un prigioniero. Dio continuò a servirsi di lui, ma non esonerò Paolo dalle conseguenze della sua decisione. Paolo non poteva vivere liberamente come avrebbe vissuto tipicamente un cittadino romano. Non poté continuare a viaggiare per il mondo per diffondere il vangelo come sperava (Romani 15:24). Ma anche in mezzo alle conseguenze, Dio gli mostrò misericordia nel fatto che non dovette vivere in una cella in prigione durante i suoi due anni di prigionia (28:30). La sua vita era stata risparmiata più volte durante il viaggio, e anche durante gli arresti domiciliari Dio continuò a servirsi di Paolo per la sua gloria.

Conseguenze e misericordia non si escludono reciprocamente. Si possono avere entrambe contemporaneamente. Mentre Paolo viveva le conseguenze della sua decisione, Dio gli mostrò misericordia più e più volte. Questo è vero anche per noi oggi. Anche se Dio potrebbe non negare le conseguenze delle nostre azioni, egli può continuare a mostrarci misericordia e servirsi di noi per la sua gloria, proprio come fece con Paolo.

Cristo, la nostra speranza (Atti 28:31)

A una prima occhiata, nel raggruppare miracoli, misericordie e conseguenze, potrebbe sembrare che una di queste cose non sia come le altre. Ma nel corso dei capitoli conclusivi del libro degli Atti, vediamo tutti e tre questi elementi all’opera in coesione. Anche se le cose non andarono secondo i piani a causa delle sue scelte, Paolo ci mostra che fare pasticci non è la fine della storia. Anche soffrendo le conseguenze delle tue scelte, questo non significa che Dio non si possa servire di te. Può continuare a operare attraverso di te finché sei disposto a essere un suo strumento, come fece attraverso Paolo. Attraverso Cristo, anche noi siamo in grado di compiere miracoli e diffondere il vangelo a tutti quelli che sono disposti a sentirlo (28:31).

Rispondi

  1. In che modo Dio ti ha fornito speranza nella tua «tempesta»?
  2. Perché Dio ci lascia patire le conseguenze delle nostre azioni se ci ha già perdonato?

[1] Erno Gyeresi, Andrews Study Bible Commentary, Andrews U Press, Berrien Springs, 2010, p. 1462

 

Lunedì

TESTIMONIANZA

Dalla prova alla testimonianza

di Nicole Hamilton, Orlando, Florida, USA

Atti 27

Perché ascoltare Paolo, un prigioniero? Io sono il proprietario di questa nave. Faremo come dico io. «Il porto di Beiporti non era protetto perfettamente dai venti invernali e… il paese vicino, essendo così piccolo, non avrebbe offerto occupazione a trecento marinai e passeggeri per un soggiorno di diversi mesi. Porto Fenice, ad appena trentacinque miglia di distanza, aveva un porto ben protetto ed era in ogni altro aspetto un posto molto più desiderabile in cui svernare».[1] Andremo a porto Fenice. Il proprietario della nave non sapeva che presto si sarebbe pentito della sua decisione.

«Non erano andati lontano, quando un vento tempestoso, come spesso è il vento meridionale a quella latitudine, infuriò su di loro incessantemente. Dal primo momento in cui il vento colpì la nave, le sue condizioni erano disperate. Il soffio era così improvviso, che i marinai non ebbero un momento per prepararsi, e poterono solo lasciare la nave in preda alla tempesta».[2]

Paolo avrebbe potuto imbronciarsi ma invece offrì il suo aiuto e il suo supporto durante la tempesta. «In questo momento di difficoltà, afferrò con fede il braccio dell’infinita potenza, il suo cuore restò saldo su Dio, e in mezzo alla tristezza circostante il suo coraggio e la sua nobiltà d’animo brillarono dello splendore più brillante. Mentre tutto intorno si cercava solo una distruzione veloce, quest’uomo di Dio, nella serenità di una coscienza irreprensibile, stava riversando le sue suppliche più oneste per loro conto».[3]

Offrì conforto: «vi esorto a stare di buon animo, perché non vi sarà perdita della vita per nessuno di voi ma solo della nave (Atti 27:22)… A queste parole, la speranza rinacque. I passeggeri e l’equipaggio si risvegliarono dalla loro apatia e fecero tutto il possibile per salvarsi la vita. C’era ancora molto da fare. Ogni loro sforzo doveva essere usato per evitare la distruzione; perché Dio aiuta quelli che aiutano sé stessi».[4]

Che testimonianza! Paolo restò fermamente saldo con Dio durante questo momento difficile. Fu in grado di testimoniare a quelli che altrimenti potrebbero non essere stati ricettivi. Atti 27:44 ci informa che tutti arrivarono sani e salvi alla terraferma. Questo fu possibile solo grazie al legame di Paolo con Dio e all’apertura mentale dell’equipaggio. La prova diventò la testimonianza.

Rispondi

  1. Vai a vedere Atti 27:42–44. Cosa sarebbe successo se il consiglio di Paolo non fosse stato ascoltato? Pensa a una volta in cui eri in difficoltà e o hai ascoltato o non hai ascoltato il consiglio del Signore. Quale è stato il verdetto? Ne valeva la pena?
  2. Pensa a una volta in cui stavi attraversando una prova. Un periodo difficile nella tua vita in cui hai alzato gli occhi a Dio e hai chiesto, «Perché?» Ora pensa a quella prova come a una testimonianza per gli altri. Chi ne è stato toccato e come?

[1] Ellen G. White, Sketches from the Life of Paul, p. 264

[2] Idem

[3] Ibid., p. 266

[4] Ibid., p. 266-7

 

Martedì

EVIDENZA

Amicizia rischiosa

di Josephine Elia Loi, Frederick, Colorado, USA

Atti 27:1–28:14

Gli annali del viaggio nautico che Paolo intraprese come prigioniero in Atti 27–28 sono degni delle grandi storie di avventura. Il viaggio pericoloso con i venti tempestosi incluse periodi in cui erano arenati su isole remote, un naufragio e incontri con il popolo di Malta; i colpi di scena si risolvono in una specie di lieto fine quando finalmente arrivano a Roma.

È quasi facile dimenticare che la storia è il viaggio di un prigioniero, perché Paolo emerge come la figura eroica del racconto. Egli era l’uomo saggio (Atti 27:9–11), quello con un messaggio di conforto (vv. 21–26), il salvatore di molte vite (v. 31), il leader spirituale (vv. 35, 36), quello immune alla vipera (Atti 28:3–6) e il guaritore (vv. 8, 9). Paolo era il protagonista della storia.

Ma c’era un altro eroe silenzioso che si è reso invisibile in questa storia straordinaria. Luca, che Paolo chiamava il «caro medico» (Colossesi 4:14), il meticoloso scrittore del racconto, era con Paolo. Insieme ad Aristarco (Atti 27:2), erano «prigionieri» come Paolo in questo tragitto, e vissero tutti i pericoli del viaggio.

Perché Luca era lì? Paolo era un prigioniero, ma Luca no. Non era obbligato ad andare con Paolo ed esporsi a tutti quei pericoli «superflui». Andò volontariamente, sopravvivendo ad esperienze quasi fatali più e più volte.

Perché qualcuno sceglierebbe di disturbarsi fino a questo punto per un’altra persona? Perfino nei suoi scritti trascura di menzionare sé stesso, anche se si può evincere che deve aver contribuito molto nell’assistere Paolo e nell’aiutare le altre persone sulla nave. Fa di Paolo l’eroe della storia, anche nel tema di guarigione e salute, che era il campo di Luca, nell’episodio del padre malato di Publio a Malta.

Atti 27–28 testimonia non solo di uno scrittore meticoloso e attento ai dettagli, ma anche di un amico leale e umile. Gesù ha detto, «Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici» (Giovanni 15:13). Questa riflessione di Gesù si vede in Luca, il fedele compagno che ha dato volontariamente la sua vita per Paolo, suo amico. Come Gesù, «svuotò se stesso, prendendo forma di servo» (Filippesi 2:7).

Che benedizione avere un amico così fedele. Paolo deve essere stato molto felice della compagnia e della risolutezza di Luca. Senza di lui il suo viaggio sarebbe stato più triste.

Rispondi

Hai un amico fedele che ti resta più vicino di un fratello o una sorella? Forse più importante, sei un amico fedele? C’è qualcuno per cui daresti la tua vita?

 

Mercoledì

COME FARE

Dieci decimi di fede

di Natalie Hamilton, Dayton, Tennessee, USA

Atti 27:21–26; Romani 1:18–20

Il personaggio di Paolo illustra come Dio possa servirsi di chiunque per compiere i propri obiettivi. Anche dopo la sua trasformazione da oppressore crudele a predicatore coraggioso, Paolo sembra cedere sotto l’opposizione romana. Ma in mezzo a una tempesta, come prigioniero in rotta verso Malta, un angelo di Dio viene da lui in un sogno con una promessa: «Paolo, non temere; bisogna che tu compaia davanti a Cesare, ed ecco, Dio ti ha dato tutti quelli che navigano con te» (Atti 27:24). Paolo sapeva di non essere stato assolto dalla persecuzione, ma ora aveva fede che Dio era al suo fianco, e che sarebbe arrivato vivo.

Anche a noi è stato detto che troveremo la persecuzione, ma che Dio sarà al nostro fianco. «Molte sono le afflizioni del giusto, ma il Signore lo libera da tutte» (Salmi 34:19). Spesso è difficile avere fede quando siamo in preda alle avversità, perché come esseri umani la nostra visione è limitata a ciò che possiamo vedere fisicamente. Ma non possiamo usare la nostra limitazione ai cinque sensi come una scusa; gli attributi invisibili di Dio sono visibili attraverso la sua creazione (Romani 1:20). La fede non è dipendenza dalle supposizioni cieche, ma piuttosto azione su prove concrete. Come possiamo ricevere dieci decimi di vista dell’invisibile?

  1. Conosci il tuo oculista: Uscire con qualcuno che non conosci si chiama un appuntamento al buio; fidarti di qualcuno che non conosci si chiama fiducia cieca. Entrambi sono pericolosi. Per provare la gioia della fede, sviluppa una relazione con l’Oculista ideale. Egli ha promesso che tutti quelli che lo cercano con tutto il cuore lo troveranno (Geremia 29:11). Solo seguendo la ricetta nella sua Parola scopriremo la bellezza della verità su cui mettiamo la nostra fiducia.
  2. Ricorda quello che hai visto in passato: L’effetto della fede è la sua testimonianza più grande. In mezzo alle prove, ci dimentichiamo velocemente come Dio ci ha fatto superare le difficoltà, ha trasformato un disastro in un’opportunità o ci ha benedetto con salute, famiglia e amici. Ricordare la grazia benevola di Dio e il suo perdono nella nostra vita è la nostra garanzia che egli ci guiderà in futuro.
  3. Agisci coerentemente: Solo comportandoci in risposta alle nostre convinzioni vivremo la fede. La fiducia è un processo in corso di sviluppo. Come un lavoro richiede che lavoriamo, avere fede richiede il nostro agire. La fede cristiana è sensata e giustificata. È fondata sulla Parola costante e affidabile di Dio.

Rispondi

  1. Ripensa a un periodo di difficoltà. Dio come ti ha portato dall’altra parte?
  2. Per quale decisione nella tua vita stai aspettando delle prove chiare per agire?
  3. È possibile che tu stia già vedendo con dieci decimi e abbia solo bisogno di esercitare la tua fede?

 

Giovedì

OPINIONE

Vivere per uno scopo non è per i pochi, ma per i pochi che scelgono

di Michelle Solheiro, Edmonton, Alberta, Canada

Atti 28:24–31

Ammiro molto il coraggio di Paolo e la sua fede che Dio è tutto ciò che serve nella sua vita, e apprezzo il grande esempio che è per noi di vivere veramente il messaggio del vangelo. Paolo voleva parlare del messaggio di speranza, a prescindere dalle sue situazioni personali, e sappiamo tutti, molte di esse non erano necessariamente fantastiche. Ma d’altra parte, come poteva avere paura quando fu confortato personalmente da un angelo di Dio con le parole: «Paolo, non temere; bisogna che tu compaia davanti a Cesare» (Atti 27:24)?

In Atti 28:17–22, abbiamo un resoconto di Paolo che parla al popolo e li chiama in causa per la loro apatia e noncuranza verso il messaggio del profeta Isaia. Ti piacerebbe essere associato con l’affermazione, «Voi udrete e non comprenderete; guarderete e non vedrete» (v. 26)? Il nostro cuore è diventato veramente insensibile, e sfortunatamente sembra che i peccati di noncuranza e apatia siano ampiamente accettati come normali nelle nostre chiese. Quando è diventato normale?

Il libro degli Atti è davvero stimolante, perché in esso possiamo sentire il fuoco e la passione dei seguaci fedeli di Dio che vivono in prima persona il grande mandato, intessendolo nella loro vita quotidiana. C’era una certa presenza in loro; sapevi quando qualcuno era un seguace di Cristo. Ma ti chiedo, oggi, qualcuno potrebbe distinguerti dalle masse di persone materiali che camminano su questa terra?

Nel corso degli scorsi anni, il mio cuore è stato mosso verso una forte convinzione che noi, come popolo di Dio, abbiamo bisogno di un risveglio del nostro obiettivo. Dobbiamo veramente chiederci, «Perché siamo qui?» e arrivare a una consapevolezza che la maggior parte di noi vive una vita molto comoda. Non solo, ma siamo onesti, ci piace così.

Abbiamo paura di lasciare la zona in cui ci sentiamo sicuri, eppure alla fine del nostro ambiente sicuro è dove Cristo può iniziare a fare la sua opera più grande, in noi e attraverso di noi. «E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un’opera buona la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù» (Filippesi 1:6). La promessa è lì, ma dobbiamo fare il passo di fede per camminare in essa e vivere secondo il nostro obiettivo, scegliendo quotidianamente di continuare ad avere la vittoria e a compiere il nostro ruolo su questa terra, mentre viaggiamo verso la terra promessa.

Rispondi

  1. Perché pensi che abbiamo messo da parte l’urgenza del mandato del vangelo e il ritorno imminente di Cristo?
  2. In quali aree della tua vita senti che Dio ti sta chiedendo di lasciare la tua zona di sicurezza e di camminare verso il tuo obiettivo?
  3. Qual è stata per te la cosa più importante da ricordare nello studio del libro degli Atti?

 

Venerdì

ESPLORAZIONE

Non temere

di Jaime Martin, Loma Linda, California, USA

Atti 27:34

CONCLUSIONE

Quando Dio ci dice che qualcosa succederà, mantiene la sua parola. Anche se Paolo non visse sempre cosa si aspettava, andò sempre avanti secondo la parola di Dio. Sapere che Dio è con noi ci aiuta ad andare avanti nonostante le nostre paure. Paolo fu in grado di vivere una vita così incredibile e prosperare tra le sue esperienze strazianti perché credeva e ubbidiva alla parola di Dio. Quando Dio ci chiama a parlare di lui a qualcuno, agire secondo la sua parola o predicare il vangelo, egli ci dice di non avere paura perché la sua presenza è con noi.

PROVA A

  • Leggere Atti 27 e 28 e pregare e riflettere sulla vita di Paolo. Chiedi a Dio quali lezioni vuole insegnarti da questi brani.
  • Fare uno studio sulla parola «paura» e guardare il contesto di ogni versetto sulla paura.
  • Disegnare o dipingere un’immagine di quello che ti viene in mente quando pensi alla parola «paura». Poi disegna/dipingi un’immagine di quello che pensi sia l’opposto della paura. Paragona i due.
  • Ascoltare il canto, «Here I am, Lord» di Richard Schletty e l’inno, «I’ll Go Where You Want Me to Go». Mentre ascolti le parole, chiediti se sei disposto ad andare e servire dovunque Dio ti chiami.
  • Scrivere una preghiera in un diario di preghiera chiedendo a Dio a chi vuole che testimoni nella tua vita.
  • Andare di porta in porta in un programma estivo porta a porta della tua unione locale.

CONSULTA

Matteo 28: 18–20; Luca 10:17–20; Atti 18:9,10.

Ellen White, Conflict and Courage, pp. 341, 354; Gli uomini che vinsero un impero, capitoli 42 e 43.

David Platt, Radical, Multnomah Books, 2010.

 

LEZIONI PER GIOVANI (18-35 ANNI)

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