SdS CQ (College Quarterly) Quarto Trimestre 2018 – 02

Lezione 2

6 – 12 ottobre 2018

Cause di dissidio

«Il principio della saggezza è il timore del Signore, e conoscere il Santo è l’intelligenza»

(Proverbi 9:10)

Sabato

INTRODUZIONE

La fine degli escursionisti

di Steven Ignacio, Arima, Trinidad e Tobago

Proverbi 16:25

Con una cartina fidata, scarponi e gli zaini pieni di beni di prima necessità, gli escursionisti in cerca di avventura si radunarono alla base della montagna. Sulla montagna, alla fine del sentiero c’era utopia, un assaggio dell’Eden, completo con una cascata e un laghetto cristallino accompagnato da infinite specie di vegetazione meravigliosa, le migliori della natura. Alcuni escursionisti entusiasti stavano in disparte dal loro gruppo, un po’ più vicino all’inizio del sentiero, eccitati per il viaggio che avevano davanti e un po’ infastiditi per il ritardo dei loro amici. L’escursione presto iniziò. La parte più numerosa del gruppo, godendo la vista e l’esperienza del viaggio, si muoveva lentamente ma costantemente su per il sentiero. I nostri escursionisti ansiosi accelerarono nella loro salita e presto si trovarono separati dal gruppo. Ma la loro fiducia nelle proprie abilità escursionistiche e conoscenza presunta del sentiero bloccarono qualsiasi sensazione di paura o perplessità.

Presto arrivarono a un bivio. Uno spirito di dubbio permeò il gruppo mentre consideravano quale sentiero dovevano prendere. Sinistra o destra? Alcuni considerarono l’opzione di aspettare gli altri escursionisti e consultare la cartina per confermare la direzione, ma alcuni, divorati dall’orgoglio, rifiutarono l’idea. Alla fine si separarono, alcuni scelsero di restare e aspettare mentre altri, affidandosi alla propria volontà, scelsero il sentiero che sembrava loro migliore e andarono avanti… verso la loro fine. Ore dopo, esausti, frustrati e isolati, la fazione sicura di sé soccombette alla realtà. Si erano persi.

La fine degli escursionisti stava nella loro fiducia in sé stessi e nella loro riluttanza a consultare la cartina. Il loro comportamento fu il catalizzatore per la divisione e la discordia che ne seguì. La vita è un sentiero, e Dio, il mastro cartografo, ci ha fornito una cartina, la sua Parola santa e la legge contenuta in essa. Trascurare questa legge santa (che fornisce guida e protezione divina) e confidare in sé stessi per orientarsi, porta al caos e alla sconfitta certa. Viceversa, la sua osservanza porta alla promessa dell’utopia finale e la vita eterna. Dio vuole che scegliamo questa seconda opzione. Nella settimana che segue, cerchiamo di esplorare ulteriormente la disubbidienza spirituale, il fare affidamento su sé stessi e la sua relazione diretta con la divisione all’interno del corpo di Cristo.

Domenica

EVIDENZA

Ideologie divise

di Chadwick Noel, Arouca, Trinidad e Tobago

1 Corinzi 1:10; Filippesi 2:5

La guerra in Vietnam è stata un conflitto armato lungo e costoso per gli Stati Uniti d’America. Sollevò tensioni sociali e fu responsabile per il crollo dell’appoggio popolare al governo. Curiosamente, molti storici hanno presentato ragioni convincenti per la sconfitta americana nella guerra in Vietnam. Un’argomentazione impressionante è suggerita dal tenente colonnello James Rothrock nel suo libro, Divided We Fall: How Disunity Leads to Defeat.[1] Afferma che la divisione a livello interno sia stata il fattore dominante per la fine statunitense in Vietnam, provocata da ideologie contrastanti sulla guerra all’estero. Questa divisione, sostiene, incoraggiò gli avversari a combattere contro gli Stati Uniti e i suoi alleati. Quindi, i media, i tecnocrati e i politici non erano uniti «nel medesimo modo di pensare» mentre si confrontavano con i nemici sul campo di battaglia, e questo risultò in una sconfitta devastante per gli Stati Uniti.

Questa rivisitazione storica fornisce un’utile posizione per noi oggi come avventisti del settimo giorno che studiano le cause della divisione nel corpo di Cristo. Una divisione delle nostre dottrine, mentre affrontiamo forze avversarie, è una ricetta perfetta per la divisione nella chiesa, che senza dubbio indebolirà l’influsso della chiesa nel ventunesimo secolo. L’apostolo Paolo avverte, «vi esorto… ad avere tutti un medesimo parlare e a non avere divisioni tra di voi, ma a stare perfettamente uniti nel medesimo modo di pensare e di sentire» (1 Corinzi 1:10). Questa preoccupazione della divisione tra i primi credenti occupava gli scritti di Paolo, perché capiva il suo impatto negativo sulla missione della chiesa. Paolo incoraggiava i credenti a mettere da parte filosofie e opinioni che erano diametralmente opposte alla Parola di Dio, e che fomentavano controversie e divisioni tra i credenti. La Chiesa avventista del settimo giorno deve essere vista come un’unità e non entità divise in competizione con varie opinioni dottrinali. Essere perfettamente uniti nel medesimo modo di pensare e di sentire vuol dire fondamentalmente avere la mente di Cristo, come avverte in Filippesi 2:5, «Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù». Come conseguenza, la nostra passione, missione e desiderio di diffondere il vangelo eterno sarà la stessa. Mentre potrebbero esserci divergenze su certi punti, saremo pronti a sottomettere le nostre ideologie allo Spirito Santo, che ci guiderà alla verità quando i nostri cuori sono aperti alla sua guida. Di conseguenza, le nostre differenze saranno appianate e la divisione sarà dissipata.

Una chiesa divisa su principi biblici (Sola Scriptura), è sulla strada verso il conflitto e divisione certa.

Rispondi

  1. Quanto è importante essere guidati dallo Spirito Santo quando si studia la Parola di Dio?
  2. Come possiamo stare in guardia dai falsi insegnamenti nel corpo di Cristo?

[1] James Rothrock, Divided We Fall: How Disunity Leads to Defeat (Milton Keynes, UK: AuthorHouse, 2006)

Lunedì

LOGOS

L’affermazione di separazione

di Marie Tracy, Trinidad e Tobago

Giovanni 4:23

Ubbidienza alla legge (Geremia 3:14–18; Deuteronomio 28:1–14)

Il patto stabilito tra Dio e l’uomo vede l’uomo come fallimento costante nel restare fedele e approfittandosi della misericordia di Dio. Nel libro di Geremia, Israele è descritto come una moglie che si è separata dal marito e commette adulterio spirituale con i popoli per cui erano chiamati a essere una luce. Dio parlando al suo profeta, evidenziò l’infedeltà di Israele verso di lui e la sua disponibilità come Dio misericordioso a perdonare i loro atti adulteri contro di lui. Dove la sua nazione eletta non era riuscita a mantenere il patto, Dio lo ristabiliva continuamente con la speranza che i suoi eletti fossero fedeli a lui. Comunica a Geremia che la separazione di Israele non è inevitabile, e che se tornassero a lui, accettando il suo amore e la sua legge, Israele sarebbe ristabilito e il nome di Dio lodato. Dio stesso avrebbe scelto leader che seguivano il suo cuore per nutrire il suo popolo con conoscenza e comprensione, non quelli che avrebbero guidato la nazione alla rovina. Israele avrebbe guardato direttamente Dio e non gli esseri umani come dice Giovanni 4:23, «Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori». Come un genitore è responsabile per i propri figli, lo è anche Dio. Conosce fin troppo bene il risultato finale portato dall’assenza della legge nella nostra vita: confusione e divisione. Dio, attraverso la sua Parola, ci incoraggia amorevolmente a mostrare umiltà, permettendogli di guidarci in modo da poter ricevere le benedizioni che ha in serbo per noi. Oggi, Dio ci fornisce ancora opportunità per rafforzare la nostra ubbidienza e fedeltà a lui, ma come Israele persistiamo nella ribellione.

Giusti ai suoi occhi (Giudici 2:11–13; 3:5–7; 17:6; 21:25)

Giudici 17:6 racconta la triste realtà della storia umana. La nazione di Israele doveva incarnare la benedizione di un popolo che cammina nella giustizia. Come eletti di Dio, Israele non fu all’altezza delle aspettative che egli aveva per loro. L’autore del libro dei Giudici dipinge un’immagine di una nazione egoista in cui «ognuno faceva quello che gli pareva meglio». I figli di Israele assecondavano sé stessi e il desidero della carne, trovando piacere nella compagnia delle nazioni pagane circostanti, contrariamente a ciò che Dio voleva e contro cui aveva messo in guardia. Non si affidavano a lui per i loro bisogni, ma scelsero la «sapienza» del carnale invece di quella di colui che è sapienza. Ironicamente, nonostante le loro molte battaglie contro le culture delle nazioni pagane, Israele, il popolo di Dio, ora diventarono servi e schiavi di quello stesso stile di vita. Questo si trova nella loro adorazione di Baal. Israele cadde nell’apostasia più profonda e sotto l’ira di Dio. La Scrittura documenta molteplici esempi che ci mostrano le conseguenze dell’uscire dal piano di Dio. Per esempio, re Salomone si lasciò distrarre dal servire Dio, e successivamente fu costretto a servire gli dei pagani delle sue mogli. Se Salomone, in tutta la sua saggezza, non riuscì a impedire che il suo regno fosse diviso a causa delle sue indulgenze carnali, cosa possiamo fare noi? Dobbiamo capire che siamo incapaci senza la guida di Dio. Quando ignoriamo le linee guida che Dio ha preparato per noi, restiamo vittime della nostra arroganza, e alla fine la nostra unica ricompensa è la tristezza e il rimpianto. Senza la guida di Dio, la casa di fede resta suddivisa e desiderosa di una presenza divina che la ripristini.

Divisione della nazione ebraica (1 Re 12:1–16; Proverbi 4:1–9; 9:10; Giacomo 1:5)

La divisione di Israele iniziò anni prima del fiasco tra re Roboamo e il suo popolo. Questo incidente illuminò la devastante realtà della divisione in Israele. Alla sua incoronazione, a re Roboamo fu fatta una semplice richiesta. Gli fu chiesto rispettosamente di alleggerire il giogo posto sul popolo da Salomone. In quella che sembra una mossa saggia, Roboamo chiede tempo per considerare la richiesta e promette di incontrarli tre giorni dopo con una decisione. Consultò sia i suoi anziani sia i giovani sulla questione. I consiglieri di suo padre raccomandarono saggiamente un approccio di leadership di servizio alla richiesta ricevuta. I suoi amici, però, si appellarono al suo orgoglio e raccomandarono di mostrarsi più potente di suo padre. Roboamo non ascoltò le parole scritte da suo padre in Proverbi 13:10, «Dall’orgoglio non viene che contesa, ma la saggezza è con chi dà retta ai consigli». La separazione delle tribù fu il risultato dell’orgoglio di re Roboamo. Aveva fallito nel guidare il popolo d’Israele quando avevano bisogno di una guida solida, una guida che li avrebbe serviti, un leader che poteva essere solo Dio. Uno che avrebbe mostrato misericordia, gentilezza e umiltà. Un leader che avrebbe portato unità a una nazione appesantita dalle azioni dei loro re passati e dei loro peccati. Roboamo non fornì la guida di Dio. Per affermare la propria autorità, «rispose duramente al popolo, abbandonando il consiglio che i vecchi gli avevano dato». Oggi cadiamo nella stessa fine di Roboamo. Abbiamo grandi intenzioni, ma falliamo perché stiamo cercando di realizzarle da soli, senza il saggio consiglio degli altri e di Dio. Nel processo, possiamo facilmente diventare i catalizzatori della divisione nelle nostre chiese. Senza consultare la legge, stabiliamo i nostri parametri basandoci su cosa è accettabile per i nostri amici. Cosa abbiamo fatto? Molto probabilmente la stessa cosa.

Rispondi

  1. Quali sono alcuni modi in cui permettiamo all’orgoglio di annebbiare il nostro buon senso rifiutando lo Spirito Santo?
  2. Chi ha più influenza sulle tue decisioni? I tuoi amici, gli anziani o Dio?

3. Sei motivato dall’essere apprezzato piuttosto che essere fedele alla tua chiamata in Cristo?

Martedì

TESTIMONIANZA

Unità custodita nella legge?

di Bernice Batson, Arima, Trinidad e Tobago

Deuteronomio 28:1–14; Giacomo 1:5; 1 Corinzi 1:10–17

«C’è una grande opera solenne da svolgere per gli avventisti del settimo giorno, se solo fossero convertiti. Il grande problema è la mancanza di unità tra di loro. Questo è un peccato agli occhi di Dio, peccato che, se il popolo di Dio non si pente, negherà loro la sua benedizione…»[1]

«Se tutti si consacrassero completamente al Signore e, attraverso la santificazione della verità, vivessero in perfetta unità, quale potenza convincente presenzierebbe alla proclamazione della verità! Com’è triste che tante chiese diano un’impressione sbagliata dell’influenza santificatrice della verità, perché non manifestano la grazia salvifica che le renderebbe uno con Cristo, come Cristo è uno con il Padre! Se tutti rivelassero l’unità e l’amore che dovrebbe esistere tra i fratelli, la potenza dello Spirito Santo sarebbe manifestata nella sua influenza salvifica. La nostra capacità di salvare le persone sarà proporzionale alla nostra unità con Cristo».[2]

«Nel piano della salvezza, il Signore chiama in adunata operai che hanno piani e idee diverse e svariati metodi di lavoro. Ma con questa diversità di mente, sarà rivelata un’unità di scopo. Spesso in passato l’opera progettata dal Signore è stata ostacolata perché gli uomini hanno cercato di mettere un giogo sui loro collaboratori che non seguivano i metodi che essi consideravano migliori».[3]

«Dio sta guidando un popolo dal mondo sulla piattaforma della verità eterna, i comandamenti di Dio e la fede di Gesù. Egli istruirà il suo popolo. Essi non saranno in disaccordo, uno credendo una cosa e un altro avendo fede e opinioni completamente opposte; ognuno muovendosi indipendentemente dal corpo. Attraverso la diversità dei doni e dell’amministrazione che egli ha messo nella chiesa, essi verranno tutti all’unità della fede. Se un uomo prende le proprie opinioni della verità biblica senza considerazione per l’opinione dei suoi fratelli, e giustifica il proprio percorso, dichiarando di avere diritto alle proprie opinioni atipiche, e poi spinge gli altri ad accettarle, come può portare a compimento la preghiera di Cristo? E se un altro e un altro ancora vengono, ognuno affermando il proprio diritto a credere e a parlare come vuole, senza riferimento alla fede del corpo, dove sarà l’armonia che esisteva tra Cristo e suo Padre, e che Cristo pregò che potesse esistere tra i suoi fratelli?»[4]

Rispondi

  1. In che modo personalità e talenti diversi possono provocare divisione nel corpo di Cristo?
  2. Quale ruolo hanno i comandamenti di Dio nel degrado dell’unità nella chiesa?

[1] «The Work before Us», Advent Review and Sabbath Herald, 14 aprile 1903, p.7

[2] «One. Even as We are One», Bible Training School, 1 febbraio 1906, p.130

[3] «A Missionary Education» Advent Review and Sabbath Herald, 6 febbraio 1908, p.24

[4] Christian Experience and Teachings, p.201

Mercoledì

COME FARE

La sindrome dell’«io»: sintomi

di Khaffi Beckles, Arima, Trinidad e Tobago

Giudici 21:25; 3:7; Salmi 1:1–6; Proverbi 16:25; Geremia 3:14, Giacomo 1:5

Potresti essere malato e non saperlo nemmeno. Malato a morte; morte spirituale, intendo. È possibile che tu abbia la sindrome dell’«io»; una malattia molto pericolosa. Io stessa l’ho avuta per anni senza saperlo. Mi sedevo sulle panche della mia chiesa infettando gli altri, lasciando che i suoi disgustosi effetti collaterali si diffondessero in chiesa e nella mia famiglia. Portando gli altri a credere che fossi sana, la nostra divisione era normale e le nostre relazioni erano «a posto». La sindrome è complicata e se non ne conosci i sintomi, puoi vivere mentre forma pus dentro di te. La verità è che la maggior parte di noi sono già stati infettati. Dobbiamo conoscerne i segni.

Sintomi della «sindrome dell’io»:

La legge non è davvero legge: Trascuri lo studio della Parola o lo usi contrariamente alla guida divina di Dio. Potresti trovarti ad affidarti alla tua intelligenza e saggezza invece che su quella di Dio, rovesciando e trascurando il suo consiglio per la tua vita e le tue relazioni. Come risultato, diventi il tuo legislatore. Ti trovi in conflitto con gli altri credenti e responsabili, semplicemente perché la «tua» legge e «la legge» non possono coesistere in armonia.

La preghiera è l’ultima speranza assoluta: Quando si è malati, si vivono allucinazioni, scatenate dal tuo ambiente e dal nemico. Sei davvero portato a credere di poter risolvere i tuoi problemi. Di nuovo, dato che la tua consultazione con Dio spesso viene dopo la tua mancanza di sottomissione e comunicazione con lui, ti trovi a sentirti desolato, lontano dal suo Spirito e dalla comunione fraterna.

Preferisci il suono di «servito» a quello di «servire»: Il tuo zelo per aiutare gli altri è o basso o orientato verso il tuo merito. Misuri il ministero pastorale sulle lodi degli altri. Quando chi ti è vicino mette in dubbio i tuoi motivi, vai sulla difensiva e ti senti come se il tuo valore e il tuo tempo non fossero apprezzati. Servi per prima cosa te stesso, i tuoi desideri e i tuoi piaceri, a prescindere dai bisogni spirituali e fisici di chi ti circonda.

Ti trovi su un autobus verso il niente e stai guidando: Molto spesso, chi è colpito dalla sindrome dell’«io» si trova isolato e in disaccordo con la comunità di credenti. Invece di permettere a Dio di guarire il loro cuore e relazioni, continuano ad assumere il controllo della loro vita. Credono genuinamente di essere guidati. Ma affidarsi alle proprie forze e non permettere a Gesù Cristo di cordurli, li fa solo peggiorare e più difficili da curare in futuro. Sono saltati su un autobus, senza GPS, diretto lontano dalle cure del Salvatore e Redentore.

Rispondi

  1. Vedo i sintomi della sindrome dell’«io» nella mia vita?
  2. Quali passi posso fare per rimediare a questa malattia?

Giovedì

OPINIONE

Disaccordo nella sinfonia

di Danielle Ignacio, Arima, Trinidad e Tobago

Giudici 2:15; 1 Corinzi 1:10; Galati 2:4–8

Sei seduto nell’auditorium e sono tutti in silenzio, aspettando che il suono armonioso si alzi dagli strumenti davanti a loro. Il direttore alza la bacchetta e le prime note si sollevano nell’aria. Mentre il suono progredisce e il direttore mette tutto sé stesso per ottenere il suono glorioso dai musicisti, alcuni musicisti decidono che non hanno più voglia di suonare la musica assegnata o seguire le indicazioni date dal direttore. Altri potrebbero avere dei pregiudizi personali sul direttore e decidono di suonare la musica in modo opposto a quello che ci si aspetta per imbarazzare il direttore. Deviando dalla musica o suonando un brano completamente diverso, squarciano l’ambiente maestoso creato dal direttore, e viene prodotta una cacofonia.

Allo stesso modo in cui si verifica il disaccordo quando i musicisti trascurano la musica scritta o le indicazioni del direttore, la divisione è inevitabile nel momento in cui il popolo di Dio si allontana dal semplice «Così dice il Signore». Quando disubbidiamo alle indicazioni date da Dio nella sua Parola, segue il caos. Il Signore stesso ci gira le spalle (Giudici 2:15). Ci sono volte in cui mettiamo la nostra interpretazione umana sulle Sacre Scritture. Con tutti che interpretano le Sacre Scritture come meglio pensano, ci saranno temi opposti che portano alla confusione. Come un musicista che impara uno strumento consulta qualcuno che sa come suonare quello strumento, non dovremmo allora andare da Dio per chiedere aiuto nel capire tutte le cose spirituali? (Giacomo 1:5).

Quando non ci affidiamo più a Dio e alla sua parola per trasformarci, nutriamo certi pregiudizi contro membri della chiesa. Potremmo sviluppare dei pregiudizi a causa del bagaglio culturale o della storia di una persona prima che accettasse Cristo. A volte ci troviamo a formare dei gruppetti nella chiesa, o rifiutare di interagire con certi membri semplicemente perché non ci piace la persona e non possiamo spiegare perché. Anche se quella persona potrebbe venire da noi con una verità ispirata che riconosciamo come verità, ci ribelliamo a essa o la rigettiamo semplicemente a causa dei nostri preconcetti. Paolo affrontò questo in Galazia. I membri riconoscevano che ciò che aveva predicato era in effetti la verità, ma la rifiutarono a causa i loro pregiudizi personali (Galati 2:4-8).

Sembra che il popolo di Dio sia arrivato ad accettare la divisione come parte naturale della chiesa. Abbiamo adottato la filosofia di «concordare di non essere d’accordo». Facendo così promuoviamo uno spirito di disaccordo. (1 Corinzi 1:10)

Rispondi

  1. C’è qualcosa che sto facendo che contribuisce alla divisione nella mia chiesa locale?
  2. È possibile che la divisione possa portare un esito positivo? Come?

Venerdì

ESPLORAZIONE

Una casa divisa non può reggere

di Marijka Johnson, Arima, Trinidad e Tobago

Marco 3:25

CONCLUSIONE

In Marco 3:25, le parole di Gesù servono come un importante promemoria, «Se una casa è divisa in parti contrarie, quella casa non potrà reggere». Il libro di Giudici ci racconta di regni divisi e sconfitti a causa della ricerca da parte di Israele di appagamento carnale, idolatria e superbia. Nel Nuovo Testamento la Chiesa affrontò sfide simili. Nella sua lettera ai Corinzi, Paolo mette in guardia dal settarismo, ammonendo i fratelli di Corinto che devono avere uno stesso modo di pensare spirituale. L’avanzamento della Chiesa era della massima importanza allora, come lo è adesso. Mentre Satana tenta continuamente di portare divisione nella Chiesa, dobbiamo prevalere su di lui muovendoci con armonia nel nome del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo!

PROVA A

  • Osservare i membri della chiesa che frequenti. C’è una qualche separazione ovvia tra i fratelli? Quali sono alcune delle cause? Qual è la soluzione? Discutine in classe questo sabato.
  • Progettare un’opera d’arte che mette a contrasto l’ambiente di unità e divisione.
  • Scrivere e rappresentare una scenetta che illustri gli atteggiamenti diversi che contribuiscono alla divisione.
  • Scrivere una riflessione personale sul tuo ruolo nella divisione nella chiesa.
  • Pensare a membri che sono rimasti scoraggiati a causa della divisione nella chiesa e contattali.
  • Pregare per la tua chiesa, che i loro occhi siano aperti alla realtà della divisione e che con la guida di Dio avanzino verso una soluzione.

CONSULTA

Advent Review and Sabbath Herald, 22 marzo 1887 Vol. 64 n° 12, Titolo: The Church’s Great Need.

LEZIONI PER GIOVANI (18-35 ANNI)

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