SdS CQ (College Quarterly) Terzo Trimestre 2019 – 13

Lezione 13

21-27 settembre

Una comunità di servitori

«Manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare; perché fedele è colui che ha fatto le promesse. Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all’amore e alle buone opere».

Ebrei 10:23-24

Sabato

INTRODUZIONE

INTRODUZIONE

La macchina dell’orgoglio

di Steven Ignacio, Arima, Trinidad

Matteo 17:28; Ebrei 10:22–24

Nico era orgoglioso della sua nuova auto. A parte la novità di avere un suo primo mezzo di trasporto, era anche una di quelle persone che stimava davvero le cose per cui aveva lavorato duramente. Sentiva un grande orgoglio nel lavare e pulire personalmente la sua macchina con la massima attenzione per i dettagli. Passava ore aspirando i tappetini, pulendo a vapore i sedili e pulendo ogni fessura in cui era possibile trovare polvere. Lucidava la sua auto regolarmente e comprò anche l’attrezzatura professionale per garantire che fosse bellissima. Spesso riceveva commenti lusinghieri sulle condizioni immacolate del suo veicolo, il suo fiore all’occhiello.

Purtroppo, l’auto di Nico serviva a poco per tutti gli altri; ogni passeggero doveva sopportare commenti sprezzanti sui suoi piedi sporchi che insudiciavano i soffici tappetini o avvertimenti a non mangiare assolutamente in auto per evitare le briciole sui sedili. Nico a volte rifiutava di dare un passaggio ad amici o familiari semplicemente perché aveva appena pulito la macchina e non voleva che si sporcasse di nuovo. Se qualcuno chiedeva la sua assistenza, si lamentava del prezzo del carburante. La macchina di Nico diventò un idolo a cui si era dedicato. Le persone attorno a lui diventarono sempre più riluttanti a chiedergli aiuto. Ciò che è peggio è che l’orgoglio di Nico per la sua macchina gli impediva di rendersi conto che si comportava in modo freddo verso le persone di cui si sarebbe dovuto occupare.

Come comunità di credenti organizzata, spesso ci troviamo nella posizione di Nico. Facciamo di tutto per equipaggiare le nostre chiese con tutto ciò che è necessario per il loro mantenimento. Siamo così ossessionati per la condizione fisica della chiesa che perdiamo di vista il nostro scopo. La chiesa fu istituita per essere un faro nella comunità, un fuoco brillante di speranza, il corpo di Cristo impegnato completamente nel servizio di chi la circonda. Come Cristo «non è venuto per essere servito, ma per servire» (Matteo 20:28), dobbiamo servire gli altri. Il servizio ministeriale non si riferisce solo al nostro mandato di insegnare, predicare e battezzare ma include il rispondere alle grida di aiuto nelle nostre comunità e nel soddisfare quei bisogni specifici. Questa settimana ricordiamoci il nostro vero scopo come corpo di Cristo. Cerchiamo di avvicinare gli altri a lui. Che la chiesa non sia ossessionata dall’orgoglio ma che sia ossessionata per il viaggio nel diventare una comunità orientata alla missione.

Domenica

LOGOS

Il dono più grande

di Marijka Johnson, Arima, Trinidad e Tobago

Esodo 32:1–14, 28; Giovanni 3:16; Romani 12:10; 1 Corinzi 2:14; 13:3; Galati 6:9; Ebrei 10:23, 24; Apocalisse 14:12

Vivere nel passato (Esodo 32:1–14, 28; 1 Corinzi 2:14)

Nel libro di Esodo, il popolo eletto di Dio disprezzò apertamente il suo patto adorando il vitello d’oro. Presi dai loro desideri egoistici e con la tendenza all’adorazione pagana, la vita di schiavitù in Egitto sembrava loro un ricordo fugace; continuarono a vivere nel passato, senza abbandonare i loro vecchi modi. Così, Esodo 32:28 descrive il momento in cui il popolo di Dio subì un colpo fatale; quando «I figli di Levi eseguirono l’ordine di Mosè, e in quel giorno caddero circa tremila uomini». Invece di servire Dio attraverso la lode e l’osservanza dei suoi comandamenti, scelsero di servire dèi fallibili e il loro appagamento carnale.

La chiesa oggi affronta ostacoli simili. A parte le distrazioni comuni delle attività quotidiane, molti sono presi dai conflitti e interessi personali. In 1 Corinzi, Paolo affronta i problemi, le pressioni e le difficoltà di una chiesa chiamata a uscire dalla società pagana e ci consiglia: «Perché Dio non è un Dio di confusione, ma di pace; e così si fa in tutte le chiese dei santi» (1 Corinzi 14:33, ND). Implora le persone ad amare la chiesa e i credenti che la compongano, così da mostrare quell’amore nel circondario.

Trasformato per servire (Giovanni 3:16; Apocalisse 14:12)

Quando diamo la nostra vita a Cristo, siamo trasformati e comprendiamo che il vangelo non è semplicemente una lista di fatti da credere; è una vita da vivere. La vita di un cristiano è una vita di servizio. Si parla del popolo rimanente di Dio come persone «che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù» (Apocalisse 14:12). Per osservare i comandamenti di Dio, dobbiamo amarlo, e amarlo è servirlo. Le fondamenta della nostra esistenza stessa sono l’amore.

In Giovanni 3:16 Gesù dice a Nicodemo, «perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna». L’amore di Dio per noi è incondizionato, ma noi non comprendiamo pienamente cosa significa: Non c’è niente che possiamo dire o fare per guadagnare il suo amore. Dobbiamo credere e servire, non per essere salvati ma perché siamo salvati. E mentre Dio continua la sua opera in noi, il suo carattere ci viene rivelato e diventiamo più simili a lui. È attraverso questa trasformazione che possiamo fare la sua opera con sincerità e passione.

Il dono che continua a dare (1 Corinzi 13:3; Romani 12:10)

L’amore di Dio è il dono che continua a dare. Come cristiani, avendo vissuto questo amore, non dobbiamo tenercelo per noi. È con grande considerazione che dobbiamo ascoltare le parole dell’apostolo Paolo in Romani 12, dove esorta i credenti a presentarsi come sacrifici viventi a Dio, servendolo con i doni spirituali. Paolo incoraggia, «siate pieni di affetto gli uni per gli altri. Quanto all’onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente» (v. 10).

Ora viene la manifestazione dell’amore, che a volte può essere difficile anche per la chiesa. Perché possiamo amare gli altri e non servirli? Come dice Paolo, «Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente» (1 Corinzi 13:3). Per far conoscere Gesù a chi ne ha bisogno, dobbiamo comprendere questo amore e viverlo in prima persona. Dio conosce il nostro cuore, e se facciamo la sua opera con un cuore falso, certamente sarà contrariato. L’amore di Dio deve essere in noi. Solo allora possiamo essere motivati a manifestare questo amore a chi è nella chiesa e nella comunità.

Eccellere nel dare (Galati 6:9; Ebrei 10: 23, 24)

Come comunità di servitori per Cristo, dobbiamo anche essere generosi e fare il bene senza lamentarci e litigare (cfr. Galati 6:9). Dato che viviamo davanti al mondo, per eccellere nel dare, non dobbiamo essere scoraggiati dal male che ci circonda. Dobbiamo mantenere gli occhi fissi su Dio, colui che ci dà tutto ciò che ci serve per servirlo nella chiesa e nella comunità. L’opera di Dio deve continuare, anche con le sfide che a volte possono comparire.

Paolo scrive, «Manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare; perché fedele è colui che ha fatto le promesse. Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all’amore e alle buone opere» (Ebrei 10:23, 24). La chiesa deve comprendere che la sua funzione principale è di servire come faro luminoso in un mondo di tenebre, guidando gli uomini e le donne che si sono persi verso un luogo di protezione e sicurezza: il santuario di Dio. Per guidare i perduti, dobbiamo incoraggiarci l’un l’altro con amore e stare insieme alla comunità come fece Gesù nei vangeli. Gesù serviva le persone quando necessario ma non da lontano. Usciva e le incontrava. Parlava con loro e mostrava compassione. È secondo il suo esempio che dobbiamo servire tra i fratelli e le sorelle e servire chi vive nella nostra sfera d’influenza.

Rispondi

  1. Quali sono alcuni modi in cui puoi mostrare amore alle persone nel vicinato?
  2. Cosa dovresti fare se ti è difficile mostrare amore a chi ti circonda?
  3. Come serviresti qualcuno che è bisognoso che non crede in Dio?

Lunedì

TESTIMONIANZA

Servizio e servizio

di Khaffi Beckles, Arima, Trinidad e Tobago

Romani 1:21; Ebrei 10:26,27; 1 Giovanni 3:17–24

«Dio scelse il popolo d’Israele per rivelare il suo carattere agli uomini e offrire al mondo una fonte di salvezza; a esso affidò gli oracoli celesti e la rivelazione della sua volontà. Israele sorse in un tempo in cui i popoli della terra, seguendo pratiche corrotte, avevano ormai dimenticato l’unico vero Dio. “Pur avendo conosciuto Iddio, non l’hanno glorificato come Dio, né l’hanno ringraziato; ma si son dati a vani ragionamenti, e l’insensato loro cuore s’è ottenebrato”. Romani 1:21 (Luzzi). Tuttavia il Dio misericordioso non li cancellò dalla faccia della terra. Attraverso il popolo eletto, Dio voleva dar loro l’opportunità di riavvicinarsi a lui. . . .

Gli Israeliti però persero di vista il loro compito, sublime e privilegiato, di rappresentanti di Dio. Dimenticando Dio, la loro missione si concluse con un fallimento e le benedizioni da loro ricevute non furono trasmesse al mondo.  Fu la paura della tentazione che li portò a rinchiudersi in loro stessi. Invece di limitarsi a seguire le indicazioni divine che limitavano i loro contatti con i popoli idolatri allo scopo di proteggerli dalle pratiche pagane, si servirono di tali restrizioni per erigere un muro tra loro e le altre nazioni. Cosi gli israeliti, non compiendo la missione che era stata loro affidata, ostacolarono l’opera di Dio e privarono i loro simili di una guida religiosa e di un esempio di santità.

I sacerdoti e i governanti, soddisfatti da una religione formale, non superarono la soglia di un rigido ritualismo. Questo atteggiamento impediva loro di trasmettere agli altri le verità vivificanti che Jahvè aveva loro rivelate. Soddisfatti dalla propria giustizia non desideravano che altri condividessero il loro credo. Essi non accettavano che fosse Dio a infondere in loro la volontà di seguirlo, pensavano che essa fosse dovuta ai meriti acquisiti con le buone opere. La fede che opera per mezzo dell’amore e purifica gli animi non poteva trovare posto in quelle cerimonie e in quei precetti che i farisei avevano creato per mettere in evidenza la loro religiosità.

Dio disse al suo popolo: “Avevo piantato viti di prima qualità per fare di te una vigna privilegiata. Come mai ti sei mutata in tralci bastardi di uva selvatica?” Geremia 2:21. “Il popolo d’Israele era come una vigna rigogliosa, piena di grappoli”. Osea 10:1. “Abitanti di Gerusalemme e di Giuda, fate da arbitri tra me e la mia vigna: potevo fare di più per la mia vigna? Perché essa mi ha dato solo uva selvatica e non l’uva buona che io mi aspettavo?”»[1] Dopo un’indagine, Dio arriverà alla nostra stessa conclusione?

Rispondi

  1. Cristo ci ha dato l’esempio perfetto del ministero verso i bisognosi. Quali fattori hanno fatto sì che ci allontanassimo dal suo piano?
  2. Quali sono le somiglianze tra i farisei di Israele e la chiesa di oggi riguardo la missione?
  3. Come possiamo contrastare questa derisione e suscitare l’unità e una comunità di servitori?

[1]Ellen G. White, Gli uomini che vinsero un impero, pp. 9-10.

Martedì

EVIDENZA

Livelli di organizzazione

di Bernice Batson, Arima, Trinidad e Tobago

1 Corinzi 12:12–20

Corinto, al tempo del ministero di Paolo, era una città cosmopolita. Oltre alla loro diversità culturale, erano ricchi e l’immoralità era così dilagante che era accettata come la norma.[1] La chiesa come microcosmo della società di Corinto non era esente da quelle influenze. Raggiungendo i Corinzi, Paolo si sarebbe trovato davanti una sfilza di problemi all’interno della chiesa che provocavano grandi divisioni. Le due questioni principali che affrontò erano 1) la condizione socioeconomica — il divario tra i ricchi, i poveri e gli schiavi, e 2) la cultura religiosa — le differenze tra le pratiche e le convinzioni ebraiche e gentili.

Paolo usa l’immagine del corpo umano per presentare il concetto della chiesa come organizzazione e comunità allo stesso tempo. Il corpo, da una prospettiva scientifica, segue una formula: le cellule formano i tessuti, che formano gli organi, che sono organizzati in sistemi. Questo illustra come gli elementi minuscoli formano le fondamenta di una massa pienamente funzionale. Una carenza di integrazione e armonia tra questi elementi probabilmente risulterebbe in deformità a disabilità.

La parola greca sarx si traduce come «carne», che si riferisce alla composizione biologica di un umano, il nostro corpo.[2] L’uso di sarx in questo contesto rinforza le qualità umanistiche della chiesa. La chiesa è la combinazione di individui (cellule), ministeri (tessuti), chiese (organi), e federazioni, unioni e divisioni (sistemi). Tuttavia, la sua capacità di sentire il bisogno di identità sociale, supporto e scopo dovrebbe estendersi oltre se stessa. La sua tendenza innata non dovrebbe essere solo l’adorazione unidimensionale, ma la lode nel servizio per gli altri. Quando l’umanità della chiesa è un tema di considerazione, l’opera unita che è stata disfatta diventa ovvia. Quando un nuovo rispetto e apprezzamento sono posti sul nostro obiettivo, sulle nostre capacità, doni e talenti uniti, solo allora possiamo funzionare come un corpo sano.

La chiesa di oggi affronta un dilemma simile a quello della chiesa di Corinto. Contiene persone di contesti socioeconomici diversi. Esiste anche una separazione tra le persone che sono state «formate» nell’avventismo in opposizione a quelle che si sono unite recentemente al corpo all’apice del movimento millenario. Nel cercare di compiere la missione cristiana, la chiesa dovrebbe considerare la propria umanità che punta non solo al loro bisogno del salvatore, ma alla necessità di collaborazione. Una prestazione ottimale si può ottenere solo quando le varie parti del corpo lavorano in coro. L’ingegnosità che sarebbe emessa da un corpo del genere permette un approccio missionario più completo quando si cerca di rispondere ai bisogni degli oppressi, di chi è affamato, nudo e indifeso nella società

Rispondi

  1. In che modo l’immagine della chiesa con caratteristiche umane può influenzare il tuo approccio all’opera missionaria?
  2. Quali cambiamenti individuali puoi fare per incoraggiare uno spirito di unità nella tua chiesa locale senza compromettere i principi biblici?

[1]G. Lacoste Munn, «The Historical Background of First Corinthians», Southwestern Journal of Theology 3 (Fall 1960), par. 7–17, http://preachingsource.com/journal/the-historical-background-of-first-corinthians/.

[2]«The NAS New Testament Greek Lexicon», s.v. «Sarx», https://www.biblestudytools.com/lexicons/greek/nas/sarx.html.

Mercoledì

COME FARE

COME FARE

Il tuo corpo come sacrificio vivente

di Hanetta Savary, Arima, Trinidad e Tobago

Romani 12:1;1 Corinzi 12:13, 24; 1 Giovanni 3:16–18

«Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale» (Romani 12:1). Dato che viviamo in Cristo e non per conto nostro, dobbiamo essere un esempio per gli altri come Cristo è stato un esempio per noi. Spesso siamo distratti dalla gestione quotidiana della chiesa come organizzazione, e trascuriamo il nostro compito per l’opera di Dio nella nostra comunità. Siamo così impegnati ad assicurarci che l’edificio della chiesa sia bello e presi dal mantenere l’ordine del servizio di chiesa che ci dimentichiamo che la chiesa non è un edificio ma un popolo, e che Dio ci ha dato la missione di andare nel mondo. Prima Giovanni 3:16–18 ci ricorda di restare concentrati. Ecco due cose che possiamo fare per aiutarci a restare concentrati sulla nostra missione.

Prendi nota del modo in cui vivi. Estendi la conoscenza che hai raccolto fuori dalla chiesa. Dobbiamo diffondere il vangelo a tutte le nazioni, e potresti essere l’unica espressione dell’amore di Dio a un’altra persona per quella settimana. Lascia che il vangelo modelli il tuo stile di vita. Se non siamo concentrati e non cerchiamo costantemente la chiamata di Dio nella nostra vita, saremo ritenuti responsabili. Quando cammini e parli come ha fatto Gesù, ti verrà data l’opportunità di esporre qualcuno alla grazia e alla misericordia del nostro Signore e salvatore. «Mentre le parti nostre decorose non ne hanno bisogno; ma Dio ha formato il corpo in modo da dare maggior onore alla parte che ne mancava» (1 Corinzi 12:24).

Resta fedele nelle tue opere. Il riconoscimento è qualcosa che desideriamo come esseri umani, ma l’unico riconoscimento che dovresti cercare è quello di Dio. Non siamo di questo mondo, e quindi la nostra mente dovrebbe essere concentrata su cose più alte. Ascolta le indicazioni del Santo riguardo il tuo scopo e il tuo compito qui sulla terra, che sia di unirti al ministero dei bambini o condividere il vangelo con un tuo collega o amico. Continua ad amare e servire gli altri. La nostra mente non può predire i talenti e le idee che Dio instillerà in noi quando ubbidiamo alla sua chiamata. Non arrenderti mai alle tattiche scoraggianti del diavolo perché Dio è fedele, ed egli completerà l’opera che ha iniziato in noi.

Rispondi

  1. Come evitiamo di cadere nella trappola dello scoraggiamento quando compiamo l’opera di Dio?
  2. Quali sono dei modi in cui possiamo capire le indicazioni di Dio nella nostra vita?

Giovedì

OPINIONE

Un Dio, un popolo

di Danielle Ignacio, D’Abadie, Trinidad e Tobago

Romani 12:3, 6

Sono affascinata dalla musica. Quando eseguita bene, strumenti diversi possono essere suonati insieme, ognuno suonando note musicali diverse, eppure si sente un suono armonioso. Ogni musicista è impegnato a suonare la sua parte bene, e questo risulta in un suono glorioso. Attraverso il funzionamento di un’orchestra, si può vedere e capire il funzionamento della chiesa. Ogni musicista deve suonare la propria parte perché la composizione suoni come intendeva il compositore. Allo stesso modo ogni membro della chiesa deve svolgere una parte nel funzionamento della chiesa.

Perché la chiesa abbia un impatto positivo nel servizio verso chi la circonda come fece Gesù quando camminava sulla terra, dobbiamo essere uniti in lui; dobbiamo lavorare come uno stesso corpo. Nell’orchestra, ogni musicista ha le proprie capacità: alcuni sanno suonare il violino, alcuni il violoncello, alcuni il flauto. Allo stesso modo nella chiesa abbiamo capacità diverse: insegnamento, profezia, saggezza, conoscenza, guarigione e lingue. Dobbiamo usare i nostri doni e le nostre capacità in armonia gli uni con gli altri (1 Corinzi 12:4). Dobbiamo lavorare come un meccanismo ben oliato; ogni membro deve svolgere il proprio compito al meglio perché la chiesa sia efficace come lo è stato Gesù nel suo ministero qui sulla terra.

Tornando all’orchestra. Tutti i musicisti stanno suonando lo stesso brano ma parti diverse. Anche la parte più piccola, come il tintinnio del triangolo, porta una dolcezza al suono complessivo prodotto. Allo stesso modo tutti i membri della chiesa devono avere lo stesso obiettivo, anche se svolgiamo funzioni diverse. Dobbiamo anche tenere in mente che ogni funzione, non importa quanto ti possa sembrare piccola o insignificante, è necessaria perché la chiesa rappresenti bene Cristo a questo mondo morente.

È importante anche ricordarci di incoraggiare i nostri fratelli e sorelle. Il servizio di Dio non è sempre come una minestra istantanea, dove ti impegni per tre minuti e hai dei risultati. A volte è come imparare uno strumento musicale: devi investire tempo e impegno per ottenere dei risultati. Non ti scoraggiare quando non vedi gli effetti immediati degli sforzi del tuo servizio. Dio ci ricorda di non stancarci di fare il bene (Galati 6:9). Quando vediamo i nostri fratelli e sorelle che perdono la fede, dobbiamo incoraggiarli con amore a restare sul sentiero (Ebrei 10:24). Ricorda che Gesù è fedele riguardo le sue promesse, e se continuiamo a fare le sue opere buone, raccoglieremo ciò che seminiamo (Galati 6:9; Ebrei 10:23).

Rispondi

  1. Sai quali sono i tuoi doni o talenti, e li stai usando al meglio delle tue capacità come membro della comunità di servitori di Cristo?
  2. Cosa puoi fare per incoraggiare quelli che sembrano perdere la fede?

Venerdì

ESPLORAZIONE

Servizio genuino

di Cadia Daniel, D’Abadie, Trinidad e Tobago

Ebrei 10

CONCLUSIONE

C’è un famoso detto che dice, «La definizione di follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi». Cristo nella sua Parola ha delineato più e più volte la sua volontà perfetta per la chiesa. Non solo ci insegna, ma è venuto su questa terra per darci un esempio pratico e farci strada per camminare nella «via nuova e vivente» (Ebrei 10:20). Cristo ci chiama a rifiutare la via semplice, meccanica e fredda che affermiamo essere il servizio. Ci ha fatto strada per raggiungere con il vero servizio quelli che ne hanno più bisogno. Ebrei 10 è una lettera d’amore; è una chiamata per il popolo di Dio a essere ciò che egli l’ha chiamato a essere. A essere autentico. A essere reale. A essere una comunità di servitori in un mondo dove essere serviti sembra la cosa più importante. Supportiamoci l’un l’altro e incoraggiamoci a vicenda, e con lo Spirito Santo di Dio, restiamo saldi, senza esitare, e facciamo le opere buone per cui siamo stati scelti.

PROVA A

  • Gestire uno strumento di valutazione per i doni spirituali ai membri della tua classe per aiutarli a capire qual è la loro nicchia di servizio.
  • Compilare un elenco di capacità e talenti per diventare consapevoli delle risorse a tua disposizione per la missione.
  • Raccogliere idee per un programma di sensibilizzazione che sfrutti i talenti di ogni persona nella classe.
  • Creare un acronimo per la parola servizio.
  • Progettare una scenetta che illustri le differenze tra servizio (chiesa) e servizio (missione).
  • Svolgere una valutazione dei bisogni su piccola scala nella tua comunità per valutare il campo di cui sei responsabile.

CONSULTA

1 Corinzi 12

Ellen G. White, Gli uomini che vinsero un impero, cap. 1, «Il piano di Dio per la sua chiesa».

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