SdS CQ (College Quarterly) Quarto Trimestre 2018 – 13

Lezione 13

22-28 dicembre

Il ripristino definitivo dell’unità

«Ma, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia»

(2 Pietro 3:13)

Sabato

INTRODUZIONE

Unità dal di dentro

di Luke Hart, Los Angeles, California, USA

1 Giovanni 1:7–2:2

«Che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me» (Giovanni 17:21a). Nei libri ci sono tre tipi di conflitto che spingono avanti la trama: uomo contro natura, uomo contro uomo, e uomo contro sé stesso. È quest’ultimo conflitto, l’uomo contro sé stesso, che è pertinente all’unità della chiesa.

«Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, abbiamo comunione l’uno con l’altro, e il sangue di Gesù Cristo, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato. Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi» (1 Giovanni 1:7–8). La Scrittura ci mostra che c’è un conflitto interno innato nel nostro animo, una grande battaglia tra luce e tenebre, un conflitto evidente quotidianamente nella nostra mente, cuore e comportamento. Quindi come individui divisi, come possiamo aspettarci di diventare una chiesa unita? Cosa significa essere uniti a sé stessi?

Essere uniti a sé stessi non è perfezione. Il Padre non sta ricercando la perfezione. No, il suo desiderio è molto più profondo. Desidera un cuore orientato al «sì» nel suo comandamento. Desidera che restiamo in lui con l’amore che ci ha mostrato attraverso il suo mandato.

«Da questo sappiamo che l’abbiamo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti» (1 Giovanni 2:3). Giovanni ci dice che peccheremo. E ci dà la soluzione, «Se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo» (1 Giovanni 2:1-2).

Quindi camminare nella luce è un orientamento quotidiano del cuore. È una scelta di seguire il massimo comandamento di amare. Ed è una scelta umile di tornare sempre alla croce con la bruttezza della nostra carne. Questa è la via per diventare un intero integro. Questa è la via della luce.

Henri Nouwen nel libro «The Wounded Healer» dice che l’unico modo in cui possiamo davvero entrare in contatto con un’altra persona è quella che chiama «essere a casa in te stesso».[1] Nouwen riconosce la necessità di completezza interna per la comunità esterna. Anche il discepolo amato la riconosce. Quando camminiamo nella luce, ci dice Giovanni, avremo comunione fraterna gli uni con gli altri. Non cercheremo più che gli altri ci completino perché abbiamo trovato la nostra casa nel dimorare in Cristo in noi. Siamo liberi. Liberi di godere pienamente della compagnia degli altri. Liberi di servire gli altri con gioia. Liberi di riconoscere i doni degli altri senza invidia. Ma quella libertà inizia nel nostro cuore.

[1] Henri Nouwen, The Wounded Healer, 1994

Domenica

LOGOS

Unità e diversità: come Gesù rende possibile ciò che abbiamo sempre cercato

di David Deemer, Loma Linda, California

Isaia 11:1–10; 65:21–25; Giovanni 14:1–3; 2 Corinzi 4:16–18; Apocalisse 21:22–27

Incoraggiamento da Gesù (Giovanni 14:1–3)

Questi versetti contengono il discorso di Gesù ai discepoli dopo l’ultima cena. Di fronte alle loro preoccupazioni, Gesù indica ai discepoli di riconfermare la loro fiducia in Dio e in lui. Continua con la frase famosa, «Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo?» Anche se il testo lascia qualche spazio all’interpretazione riguardo la «casa del Padre» di Gesù e il significato di «molte dimore», il punto principale è chiaro: Gesù se ne sta andando, ma incoraggia i suoi discepoli ricordando loro che li lascia per preparare un luogo per loro. È da notare che la sistemazione descritta da Gesù è una sistemazione intima. I redenti vivono tutti insieme sotto lo stesso tetto. Questa affermazione evidenzia l’importanza dell’unità nel mondo rinnovato. Non basta imparare a vivere con Dio, dobbiamo anche imparare a vivere gli uni con gli altri.

Una visione di pace (Isaia 11:1–10)

I versetti trovati in Isaia 11, in particolare i versetti 6-10, dipingono un quadro che la maggior parte di noi riesce a malapena a immaginare: nemici naturali, forti e deboli, che vivono in armonia. Unità perfetta nella diversità. Ogni animale è diverso, e questo in passato ha portato allo sfruttamento di quelle differenze per il vantaggio di ognuno, spesso a spese dell’altro. Ma ora, ogni animale vive in pace con l’altro. Nessuno fa «né male né danno» in questa realtà. Mentre alcuni potrebbero vedere quest’esistenza pacifica come un risultato del perfetto appagamento dei loro bisogni da parte di Dio, leggendo più attentamente, il passaggio indica che è la natura stessa degli animali che è cambiata. I carnivori non mangiano più la carne, l’orso e il leone pascolano accanto alla mucca e al bue. Non è che Dio dà loro da mangiare carne e quindi rimuove il loro bisogno di cacciare, che stabilisce pace tra predatore e preda. No. Dio cambia la loro natura in modo che mangino l’erba invece che la carne. Forse questo passaggio si riferisce a più che solo gli animali. Forse è una promessa del rinnovamento che anche noi vivremo pienamente al ritorno di Cristo. Forse saremo sorpresi dalla nostra trasformazione come un passante sarebbe sorpreso guardando un tigre che pascola.

La comunità santa di Dio (Apocalisse 21:22–27)

La visione di Giovanni descritta in Apocalisse 21 è una visione con cui la maggior parte degli avventisti ha familiarità. Importante per questo studio è la condizione che spinge la scena incredibile che sta accadendo davanti al discepolo amato. Non c’è un tempio, perché basta Dio. Non c’è il sole, perché basta Dio. Le nazioni camminano alla luce della città, perché basta Dio. Anche se potrebbe sembrare una cosa ovvia, vale la pena ricordare che Dio è al centro della struttura particolare della città salvata. La Nuova Gerusalemme non è solo una raccolta del popolo di Dio; è una comunità la cui esistenza è possibile grazie alla presenza di Dio. Giovanni si riferisce alla parola «nazioni», sottolineando la diversità presente all’interno della comunità salvata di Dio. Nonostante questa diversità, nella città esiste l’unità. Com’è possibile? È reso possibile attraverso la salvezza unificante che si trova in Gesù. Mentre ogni persona è unica, sono tutte salvate dallo stesso Dio. Questo brano ci ricorda che la nostra unità si trova nel nostro impegno verso Gesù. È questo che rende possibile il paradiso.

Lavoro, in cielo? (Isaia 65:21–25)

Ci sono molti che associano il cielo con una vacanza. Immaginano di passare l’eternità godendosi spiagge sabbiose, radure tranquille o meravigliose montagne. Anche se questo potrebbe essere vero, c’è un’altra dimensione del cielo che molti trascurano: il lavoro. Anche se molti potrebbero non immaginare un paradiso dove continuano a lavorare, Isaia illustra una storia diversa. Parla di attività come costruire case, vivere in case, piantare vigne e mangiarne i frutti. Ma la parte più significativa di questa sezione della Scrittura viene nei versetti seguenti, che danno una promessa a proposito della comunità in cui ci sarà il costruire, vivere, piantare e mangiare. Le ingiustizie viste prima non ci sono più. Non c’è più la vanità e l’incessante lotta che pervade il lavoro umano. Al suo posto si trovano la benedizione, l’attenzione e la pace, tutte derivate da Dio. Questa è la vita come era stata progettata originariamente. Potremmo pensare che il cielo escluda il lavoro, ma perfino il lavoro è redento da Gesù.

Un avvertimento finale (2 Corinzi 4:16–18)

Spesso è difficile credere in cose che non si possono vedere. Molti di noi faticano a capire perché Dio e la sua volontà spesso sembrino nascosti dalla nostra percezione, nonostante i nostri sforzi sinceri per trovarlo e comprendere la sua volontà. Mentre affrontiamo questi pensieri, sarebbe saggio ascoltare il consiglio di Paolo. Nonostante la sua natura esteriore che «si va disfacendo», Paolo restò ottimista. Lo fece spostando la sua attenzione sulla sua natura interiore, guardando l’opera di Dio nel suo cuore. Paolo ricorda ai suoi lettori che gran parte della vita spirituale ha a che fare con cose che non si vedono. Tuttavia, un giorno in futuro, ci sarà data chiarezza; vedremo Dio come mai prima. Allo stesso modo, la nostra speranza di diversità perfetta e unità perfetta in Cristo deve anche dipendere dalla venuta di qualcosa che non possiamo percepire. Ci sono tanti motivi per essere felici della seconda venuta di Gesù: la restaurazione della terra, il pieno risanamento della nostra natura umana e la fine del peccato e della morte. Ma una delle ragioni di gioia più trascurate si trova nell’unità che verrà da una comunità straordinariamente devota a Cristo e al suo regno. Questa è la condizione di pace tanto ricercata, che sarà completamente compiuta con la restaurazione della creazione.

Rispondi

  1. Perché Gesù deve essere il fulcro dell’unità di chiesa? Cosa può risultare quando il corpo di credenti mette altri ideali al posto di Cristo come standard di unità?
  2. In che modo l’impegno per Gesù unisce le persone pur mantenendo la loro diversità?
  3. Mentre la perfezione dell’unità si troverà nel ritorno di Cristo, cosa possiamo fare ora per andare verso l’unità perfetta e la diversità perfetta in Gesù? Quel processo come potrebbe avvenire nella chiesa avventista del settimo giorno oggi?

Lunedì

TESTIMONIANZA

Unità

di Sarah Ventura, Winona, Minnesota, USA

Efesini 4:2–6

«Nell’unione c’è forza; nella divisione c’è debolezza. Gli eletti di Dio devono rivelare al mondo la loro unione gli uni con gli altri. Non è possibile che pochi camminino verso il cielo soli perché non vanno d’accordo con gli altri. Il popolo di Dio deve essere un’unità. Se alcuni contemplano idee così bizzarre che gli altri non possono accettarle, dovrebbero confrontarsi con uno spirito di apprendimento, e tutti dovrebbero essere disposti a imparare. Dovrebbero fare gli sforzi più vigorosi per essere uno, per arrivare all’unità della fede nei legami di pace…

I nostri nomi sono registrati come cristiani. Andiamo alla tavola del Signore; professiamo di essere figli e figlie di Dio, membri della famiglia del Signore, figli del Re del cielo. Ma troppo spesso quelli che affermano di amare Gesù lo rinnegano con la loro mancanza di fiducia negli altri. Troppo spesso si ricerca il male, le azioni vengono viste alla luce peggiore, le parole sono fraintese e male interpretate. Tanti parlano onestamente dei difetti degli altri, ma i propri difetti li disturbano poco. Sarebbe meglio se dedicassero la loro voce alla confessione dei propri peccati. Dio conosce le vie dei suoi figli. Ogni parola, ogni pensiero, ogni motivo è chiaro davanti agli occhi di colui che vede tutte le cose. Mostriamo allora che amiamo Gesù mettendolo sul trono nel nostro cuore, negando noi stessi per amore degli altri. Lavoriamo insieme armoniosamente, come leali membri di una famiglia…

La parola di Dio indica chiaramente il nostro compito. Dobbiamo coltivare la gentilezza, la pazienza e l’amore».[1]

Rispondi

  1. L’unità e la diversità vanno mano nella mano, o sono realtà che si escludono a vicenda? L’unità è ancora possibile quando i membri di chiesa non sono d’accordo?
  2. Pensa a un tema che ha diviso la tua chiesa in passato. In che modo si è raggiunta l’unità? Pensa a un tema che divide la tua chiesa ora. Cosa puoi fare per aiutare a creare unità?
  3. L’unità vale solo all’interno della chiesa avventista del settimo giorno, o ci sono modi in cui i cristiani di denominazioni diverse si possano unire? Come potresti essere parte di quell’unità?

[1] Ellen G. White, «Christian Unity», Review and Herald, 27 aprile 1897

Martedì

EVIDENZA

Un legame recuperato

di Rayshaun Williams, Berrien Springs, Michigan, USA

Ebrei 10:24, 25

«Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all’amore e alle buone opere, non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma esortandoci a vicenda, tanto più che vedete avvicinarsi il giorno» (Ebrei 10:24, 25) Secondo questo brano, Paolo comprende la necessità di unirci insieme qui sulla terra come prerequisito per essere «rapiti insieme… a incontrare il Signore nell’aria» (1 Tessalonicesi 4:17). Questo imperativo che l’umanità si unisca, si può trovare in tutta la Bibbia, come rimedio alla natura peccaminosa dell’uomo, che ha provocato la separazione da Dio e la divisione gli uni dagli altri.

Fatti a immagine di Dio, che è tre in uno, è innaturale per l’umanità vivere divisi. Alla base di questa divisione si trova l’influenza deteriorante della paura. Esaminando la vita di Adamo ed Eva, possiamo vedere che attraverso la disubbidienza, scapparono dalla voce di Dio, e tristemente l’uno dall’altra. Invece di assumere la responsabilità delle proprie azioni cercarono di scaricare la colpa altrove, abbandonando la base della loro relazione; restare aggrappati per diventare uno. Ma le loro paure sono alleviate dalla promessa della sconfitta del serpente, la fonte che istigò la loro separazione.

Gesù, il compimento di questa promessa, che schiaccia la testa del serpente, conforta i suoi seguaci, «Il vostro cuore non sia turbato… dove sono io, siate anche voi». Questo inizia a instillare speranza nel cuore di quelli che lo seguono, aprendo le porte perché esista un legame adeguato tra di loro.

La speranza è l’arma più potente contro la paura!

Unirsi è essenziale per facilitare le relazioni interpersonali. In Atti 2:1, i discepoli di Cristo sono insieme nello stesso posto, concordi, pronti a ricevere la potenza che avrebbe permesso loro di predicare il vangelo al mondo. Capivano che il legame tra di loro e con Dio era fondamentale nel compiere ciò che Gesù aveva detto in Matteo 28:19, «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli».

Tornando a Ebrei 10:24, 25, Paolo esorta il popolo di Dio a non abbandonare la loro comune adunanza quando vedono il giorno che si avvicina. Che giorno? La seconda venuta di Cristo! La beata speranza è che un giorno tu e io, insieme, saremo in grado di godere della presenza del Signore per tutta l’eternità. Ciò nonostante, prima che venga quel giorno, dobbiamo godere della dolce comunione fraterna che viene con il riunirci. Mentre cresciamo in saggezza e statura, non dimentichiamo mai di crescere in favore con Dio e quelli con cui veniamo in contatto ogni singolo giorno!

Mercoledì

COME FARE

Posti di prima classe

di Joshua Hester, Council Bluffs, Iowa, USA

1 Samuele 16:7; Luca 6:45; 1 Tessalonicesi 4:13–18

Leggi 1 Tessalonicesi 4:13–18 e cerca di immaginare una scena come quella descritta qui di seguito: gli squilli di tromba sopraffanno il tuo udito. Una luce più brillante di mille soli colpisce i tuoi occhi socchiusi. Una forza soffice ti trasporta su, lentamente, verso l’epicentro di questo gruppo di messaggeri alati. Stai andando a casa, Gesù è tornato! Mentre vieni sollevato verso il cielo, però, guardandoti attorno noti che…

Alcuni amici e familiari devono aspettare. Altri aspettano più a lungo. Meno angeli li circondano, non riescono a sentire bene le trombe. Mentre i tuoi occhi si abituano alla luce accecante, noti che Gesù si avvicina di più ad alcuni piuttosto che ad altri… Sembra che Gesù non sia troppo entusiasta di salvare quei suoi figli.

È così che immagini la seconda venuta? O hai sempre dato per scontato che Gesù ci amasse nella stessa misura, e che fosse entusiasta di averci tutti con sé in cielo? Se è cosi che immagini Gesù, ti comporti allo stesso modo? O nella tua mente tratti le persone come di «prima e seconda classe»?

Come cristiani, «secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia» (2 Pietro 3:13). Nel nuovo cielo e nella nuova terra di Dio tutte le relazioni spezzate sono risanate (Isaia 11:1–10). Ed ecco la chiave, Dio vuole che il cielo inizi in noi oggi (Matteo 6:10b).

L’applicazione nel mondo reale è dove la vita celeste può essere difficile. Quindi, ecco alcune idee per aiutarci a superare la nostra tendenza ad avere prima e seconda classe.

  1. Conosci l’amore di Dio: È semplice, non puoi dare qualcosa che non hai. Se sei insicuro sull’amore di Dio per te, allora brancolerai ogni volta che cerchi di condividere il suo amore. (Luca 6:45; 1 Giovanni 4:19)
  2. Controlla la tua posizione: Quando senti il desiderio di guardare qualcuno dall’alto in basso (se è per esempio seccante o strano, eccetera), ascolta lo Spirito di Dio che ti dice cosa pensa di quella persona. Dio può aiutarti a vedere come vede lui? (1 Samuele 16:7, Giovanni 9:5–7)
  3. 3. Sii l’iniziatore: Spesso, ci aspettiamo che l’altra persona si scusi o si penta o cambi il suo modo di fare per prima. Ma se entrambi fanno così, il cambiamento non verrà mai, e il torto continuerà. Invece, sii a tuo agio con il sentimento imbarazzante di rompere il ghiaccio, ne vale la pena. (Matteo 5:23, 24)

Rispondi

  1. C’è qualcuno con cui vorresti avere una relazione migliore, o il cui bagaglio potrebbe essere perdonato? Hai mai fatto tutto ciò che potevi per fare un cambiamento?
  2. Chi c’è che non guardi allo stesso modo in cui Cristo guarda? In che modo egli potrebbe cambiare la tua posizione?
  3. In che modo la tua comunità locale ti potrebbe aiutare a realizzare quanto implicato nelle domande 1 e 2?

Giovedì

OPINIONE

Unità nel corpo di Cristo

di David Clark, Berrien Springs, Michigan, USA

Romani 12:9–21; 1 Corinzi 12:12, 13; Filippesi 2:1–4; Efesini 4:1–6

Fin dal primo secolo, la chiesa ha lottato con l’unità, non trovandosi d’accordo su ogni tipo di argomento. Con tutti i diversi insegnamenti e convinzioni e punti di vista che ci sono oggi, come possiamo sperare di essere uniti come chiesa? Una casa divisa può reggere?

Dio ci ha dato un dono così che potessimo essere unificati per avere amore dentro di noi e gli uni per gli altri. Il dono che ci ha dato era la persona dello Spirito Santo! Dio ci ha dato una guida e consolatore. Dio non dimora più parzialmente in un santuario fatto dall’uomo, ma nel santuario del nostro cuore che ha creato lui. Egli ci desidera. Dobbiamo essere di uno Spirito, lo Spirito Santo. Se lo Spirito Santo non dimora nel popolo di Dio, essi non hanno niente a che fare con Dio ed egli non ha a che fare con loro. Lo Spirito Santo è quello che unisce il regno di Dio in un corpo e uno scopo.

Dobbiamo essere uniti in una comunità piena di amore e simile a Cristo, e compiere la volontà di Dio e il suo scopo per la chiesa come ambasciatori del ministero della riconciliazione. Dobbiamo essere uniti dall’amore per il nostro Creatore e lo scopo della sua volontà. Troppo a lungo molti di noi non hanno ascoltato la chiamata dello Spirito ad amare i nostri fratelli e sorelle nella chiesa. Usando la nostra peccaminosità come stampella. Dobbiamo sottometterci allo Spirito così che egli possa compiere dentro di noi la legge e il carattere di Dio. Abbiamo bisogno che in noi venga prodotto il buon frutto della giustizia.

Dio ci sta chiamando a prendere una posizione per la sua verità che è il vangelo dell’amore. Non solo intellettualmente ma anche nelle nostre parole e nelle nostre azioni. Dobbiamo allungare le mani in amore a chi è solo, sta male, ha bisogno ed è oppresso all’interno della famiglia di Dio, e invitare quelli che ancora non hanno accettato il dono meraviglioso. Stiamo pregando abbastanza forte che lo Spirito Santo ci riempia, si serva di noi e ci trasformi? Stiamo mettendo da parte il nostro orgoglio in modo da lasciare spazio perché l’amore di Dio cresca nel terreno del nostro cuore?

Rispondi

  1. Qual è una cosa che puoi fare questa settimana per cercare l’unità spirituale con la tua famiglia spirituale?
  2. Nella tua vita, chi c’è che Dio ti porta alla mente che ha bisogno di conoscere l’amore di Dio? Come puoi essere un’espressione

Venerdì

ESPLORAZIONE

La nostra guida per uno scopo comune

di Cassi Fitzpatrick, Salt Lake City, Utah, USA

Colossesi 3:12–14

CONCLUSIONE

La vita è piena zeppa di tradizioni che coinvolgono gruppi di persone che si uniscono per uno scopo comune. Feste. Matrimoni. Volontariato. Lavoro. E come abbiamo studiato questa settimana, unificarci con uno stesso scopo sotto l’amore di Cristo come suo corpo vivente sulla terra. E dove c’è unione, il raggiungimento degli obiettivi è inevitabile. Non ci sono sempre modi chiari per andare avanti quando si tratta di progresso. Andare avanti può anche intimidire quando si tratta di cambiare. Il bello è che non dobbiamo affrontare il futuro soli o avere paura. Abbiamo gli altri. E quando c’è l’amore e la guida di Dio, possiamo avere pace sapendo che siamo sulla strada giusta.

PROVA A

  • Pensare a sfide davanti alla vita dei membri della tua chiesa e raduna una squadra di preghiera per pregare per loro. Se possibile, prega insieme a loro e mostra il tuo sostegno personale.
  • Sorprendere il tuo pastore o anziano (e la loro famiglia se applicabile) con un pasto cucinato a casa. Spesso i pastori sono impegnati dietro le quinte facendo tanto straordinario lavoro per unificare la congregazione. Mostra che il loro duro lavoro è notato. Un passo in più potrebbe essere di raccogliere un gruppo di persone per fare più di un pasto. Un’altra opportunità per unificare per uno scopo comune.
  • Scrivere una lettera a una persona con cui hai faticato ad andare d’accordo in passato. Per edificare quella relazione con delle conferme o per riparare quella che era stata spezzata. Prega per avere l’ispirazione. I passi verso la guarigione di una relazione spezzata del nostro passato possono unire le persone in un modo forte che crea unità.
  • Organizzare un viaggio per un gruppo di amici di scuola o di chiesa per andare in campeggio. Chi gioca insieme, sta insieme. Creando ricordi di valore, creerai la base per relazioni bellissime. Aggiungi esercizi di lavoro di squadra come bonus.
  • Andare a una vendita di cose usate e raccogliere oggetti a caso. Costruisci una scultura che rappresenta l’unità in Cristo. Sii creativo! Posta una foto della scultura su Facebook e scrivi una breve didascalia su cosa significa per te.

CONSULTA

Romani 6:1–10; 12:3–8; Galati 3:26–28; Efesini 1:3–14; 4:11–16; Filippesi 2:1-11.

Ellen G. White, The Review and Herald, Christian Unity​, 27 aprile 1897.

LEZIONI PER GIOVANI (18-35 ANNI)

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