SdS CQ (College Quarterly) Primo Trimestre 2019 – 11

Lezione 11

9 – 15 marzo

Le ultime sette piaghe

«Chi non ti temerà, o Signore, e chi non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei santo; e tutte le nazioni verranno e adoreranno davanti a te, perché i tuoi giudizi sono stati manifestati».

(Apocalisse 15:4)

Sabato

INTRODUZIONE

Lodare, nelle terre colpite dalle piaghe

di Matthew Lucio, Peoria, Illinois, USA

Apocalisse 15:4

Benvenuto nelle «terre piagose» di Apocalisse 15–16. Ciò che rende così strani i capitoli in cui si parla delle piaghe è come sfidano la nostra immaginazione, portandoci a pensare a effetti speciali stratosferici.

Tuttavia, l’approccio a queste circostanze non è quello che ricorderebbe un film zombie o uno scenario post-apocalittico; tutto ciò che riguarda le ultime sette piaghe è avvolto nel linguaggio dell’adorazione. E questo sembra completamente fuori luogo.

Gli angeli che portano i flagelli vengono dal luogo santissimo del tempio celeste, dalla presenza di Dio (15:5, 6). Indossano vesti bianche, abiti sacerdotali. Il tempio è riempito della gloria di Dio mentre i redenti lodano gli atti giusti di Dio e chiedono: «Chi non ti temerà, o Signore, e chi non glorificherà il tuo nome» (15:4)? Dopo che il terzo angelo trasforma i fiumi in sangue, anche lui si ferma per lodare Dio: «Sei giusto, tu che sei e che eri, tu, il Santo, per aver così giudicato» (16:5).

La cosa strana di questi flagelli è che c’è più lode che flagellazione. Com’è che il momento più buio della terra brilla così luminoso e santo in cielo?

Se avessi scritto io questa scena, forse avrei descritto un Dio riluttante, che spinge piano gli angeli dal cielo, dicendo qualcosa sul bisogno di stare per un momento solo; lo dipingerei mentre abbassa le luci prima di affrontare l’inevitabile, i figli ribelli, mentre una lacrima gli scende sul volto e allora, solo allora, allunga la sua mano. Eppure, prima di poter pronunciare la parola di morte, dovrebbe distogliere lo sguardo.

Ripeto, avrei descritto la scena in cui si manifesta una giustizia solenne, strana, riluttante, ma mai come momento di adorazione. Che gli angeli stiano cantando mentre il mondo brucia sembra alimentare il pregiudizio dei critici del cristianesimo.

Ma guarda più attentamente quest’adorazione: il cielo loda Dio perché la giustizia per cui si è tanto pregato, finalmente è arrivata. L’angelo delle acque di sangue dice che Dio è giusto perché «Essi infatti hanno versato il sangue dei santi e dei profeti, e tu hai dato loro sangue da bere; è quello che meritano» (16:6). Queste piaghe rappresentano la fine della sopportazione di Dio verso il peccato. Non tollererà più l’omicidio. Non dovrà più guardare i suoi figli che sono violentati, sfregiati o uccisi da guidatori ubriachi. Questi secoli solitari sono trascorsi nel sangue. Ma interpretando i flagelli (letteralmente o metaforicamente), l’obiettivo delle piaghe è chiaro: Dio ha chiuso con il male.

Domenica

LOGOS

L’ira di Dio: il dolore di una perdita feroce

di Andrew Carroll, Allentown, Pennsylvania, USA 

Apocalisse 15, 16

Dei 455 riferimenti all’ira, nell’Antico Testamento, 375 parlano dell’ira di Dio e, i restanti, dell’ira dell’essere umano.[1]

La parola ira, nel vocabolario Treccani[2] certamente può indicare nel suo senso più comune quella forte rabbia o indignazione rancorosa che tende a sfogarsi con parole concitate, atti di rabbia o con una punizione retributiva o con la vendetta.

In realtà l’ira di Dio esprime ben altro, e cioè il fatto che Dio prende il peccato molto seriamente e lo avversa; rivela la natura detestabile del peccato, incompatibile con la santità di Dio. È su questo aspetto che ci soffermeremo.

Rinunciare allo Spirito Santo

Paolo, in Romani 1, ci ricorda che l’ira di Dio si riversa contro gli empi e gli ingiusti (v. 18). Diverse volte questo capitolo spiega che cosa accadrà a chi respinge decisamente i suggerimenti dello Spirito Santo. Dio «li lascia» a loro stessi, nel senso che, non essendo accettato da loro, essendo un Dio di libertà che non impone il suo amore a nessuno, non può fare altro che lasciarli liberi mentre si allontanano da lui. Qui possiamo capire che l’ira di Dio va insieme al peccato imperdonabile; la realtà è che alla fine ci sarà una separazione per chi continua deliberatamente nella ribellione alla Fonte della Vita.

Le prime piaghe

Le ultime sette piaghe sono anticipate nell’esperienza dell’Esodo. Al faraone furono date molteplici opportunità di arrendersi attraverso Mosè e Aaronne, ma invece ci viene detto che «il cuore del faraone si indurì e non diede ascolto a Mosè e ad Aaronne, come il Signore aveva detto» (Esodo 8:19). Lo sprezzo del faraone è in netto contrasto al tipo di reazione della chiesa di Dio dei tempi finali. Essi hanno creduto al vangelo (Apocalisse 15:3). E cantano il cantico di Mosè perché, come gli Israeliti che esultarono con canti quando furono fatti uscire dalla schiavitù di un faraone crudele, sono stati liberati dal regime opprimente dell’avversario di Dio.

Il paradiso perduto per sempre

Le ultime sette piaghe descrivono cosa accadrà a chi rifiuta completamente il vangelo; la vita, morte e risurrezione del nostro Agnello di Pasqua: Gesù Cristo. Dato che rifiutano la Luce, vengono giudicati (Giovanni 3:19). Al cospetto degli angeli, santi come Dio lo è, fuoco e zolfo sono il risultato di tormento non perché Dio sia maligno o sadico, ma come presenza di giustizia di Dio nel suo popolo. In contrasto alle tenebre del peccato, la luce di Cristo sarà come un fuoco ardente, convincendo i perduti delle loro trasgressioni. Sì, ci saranno manifestazioni fisiche di distruzione ma tutto come risultato di una condizione spirituale corrotta.

Ogni coppa d’ira che viene versata ci mostra quanto profondamente i perduti sentono la condanna. Le coppe dalla uno alla quattro ci dicono che parte del peso del peccato insoluto diventa «un’ulcera maligna e dolorosa». Non importa quali mezzi umani sono usati; come gli Egiziani, non possono grattare via la malattia del loro peccato. Per altri Cristo è scartato come un «morto» senza vita che non ha potenza. Rinunciano a essere ricreati a immagine di Dio, cioè, «esseri viventi». Quelli che hanno rifiutato il vangelo con violenza, versando «il sangue dei santi e dei profeti», ora si disperano per il loro destino. Anche chi ha dichiarato lealtà ma ha travisato il nome di Gesù soffrirà questo fato. Essi «bestemmiarono il nome di Dio… e non si ravvidero per dargli gloria» (Apocalisse 16:9).

L’ira di Dio è dovuta a questo. Dio, Padre, Figlio e Spirito, è rattristato da chi si lascerà sfuggire la Nuova Terra per tutta l’eternità. Dio è infuriato da un sistema che ha ucciso i suoi figli. Nella quinta e sesta piaga, egli è pronto ad agire versando le sue coppe sulla trinità contraffatta; il dragone corrotto, la bestia e il falso profeta. Come Ciro il grande una volta assediò Babilonia deviando il fiume Eufrate lontano dalla città, sarà chiaro che Gesù, l’Acqua vivente, e tutte le benedizioni che una volta offriva gratuitamente ai perduti, ora saranno fuori portata. Il regno del nemico si seccherà e cadrà. Le scelte di ognuno saranno assodate, ma Satana userà quest’ultima opportunità per aggravare l’inganno. Come una rana cattura la preda con la lingua, Satana continuerà a esprimere menzogne per intrappolare i perduti e radunarli, un’ultima volta, contro il regno del cielo.

Beato chi veglia

Infine, nel versetto 15, Gesù ci garantisce che sono i perduti che saranno colti impreparati, quando verrà all’improvviso, come un ladro. Ci viene rivelato l’avvertimento di custodire le nostre vesti fatte non di tessuto, ma della giustizia di Cristo; questo soltanto ci preserverà dal destino di chi avrà voluto essere nudo, nello stato della caduta, senza Cristo. Satana potrebbe cercare di sfruttare la nostra debolezza umana e indurci a identificarci con le nostre colpe passate, ma possiamo essere certi che Gesù ci ha soccorso. Mi auguro che possiamo afferrare la potenza che dà vita del vangelo eterno in modo da non dover mai soffrire la separazione da Dio, la coppa amara che Cristo ha già sofferto per noi.

Rispondi

  1. Qual è la differenza tra l’ira umana e l’ira di Dio?
  2. Quali altre somiglianze vedi tra le piaghe d’Egitto e le ultime sette piaghe?
  3. Come possiamo evitare di essere tra quelli che ricevono le ultime sette piaghe?

[1] Ved. J. Fichtner, «The Wrath of God», in G. Friedrich, Theological Dictionary of the New Testament, Grand Rapids, 1967, vol. 5, p. 395, nota 92

[2] Ved. http://www.treccani.it/vocabolario/ira/

Lunedì

TESTIMONIANZA

Dio si comporta stranamente

di Weslie Onsando, Manor, Texas, USA

Ezechiele 33:11

«Per il nostro Dio misericordioso, l’atto del castigo è qualcosa di strano. “… Com’è vero ch’io vivo, dice il Signore, l’Eterno, io non mi compiaccio della morte dell’empio…” (Ezechiele 33:11). Il Signore è “… misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco in benignità e fedeltà… che perdona l’iniquità, la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente…” (Esodo 34:6, 7). “L’Eterno è lento all’ira, è grande in forza, ma non tiene il colpevole per innocente” (Nahum 1:3). Egli rivendicherà con terribili castighi l’autorità della sua legge che è stata disprezzata. La severità della punizione, riservata al trasgressore, può essere valutata in base alla riluttanza del Signore a eseguire la sua giusta sentenza. La nazione che ha sopportato a lungo, e che colpirà solo quando la sua malvagità avrà superato ogni limite, alla fine berrà il calice della sua ira, una collera che non sarà mitigata dalla sua misericordia».[1]

«Il Dio di giustizia non risparmiò suo Figlio… L’intero debito per la trasgressione della legge di Dio fu richiesto dal nostro mediatore. Era necessaria un’espiazione completa. Quanto sono appropriate le parole di Isaia, “Ma il Signore ha voluto stroncarlo con i patimenti”. Ha dato la sua vita “in sacrificio per il peccato”. “Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità” (Isaia 53:10, 5).

Gesù soffrì la pena estrema della legge per la nostra trasgressione, e la giustizia fu pienamente soddisfatta. La legge non è abrogata; non ha perso una briciola della sua forza. Invece, si erge in dignità santa, la morte di Cristo sulla croce ne testimonia l’immutabilità. Le sue richieste sono state soddisfatte, la sua autorità mantenuta.

La pena è stata forse rimessa perché era il Figlio di Dio? I calici dell’ira sono forse stati allontanati da colui che è stato reso peccato per noi? Senza diminuzione la pena è ricaduta sul nostro sostituto divino-umano.

Senti il suo grido, “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Marco 15:34). Fu trattato come un peccatore, così che noi potessimo essere trattati come giusti, così che Dio potesse essere giusto, eppure giustificare il peccatore…

La nostra lingua è troppo flebile per tentare di raffigurare l’amore di Dio. Lo crediamo, ci rallegriamo in esso, ma non possiamo comprenderlo».[2]

Rispondi

  1. Come vedi l’amore di Dio riflesso nei suoi giudizi?
  2. Come ti stai preparando per sfuggire al giudizio che presto verrà?

[1] Ellen G. White, Il gran conflitto, p. 491.

[2] Ellen G. White, In Heavenly Places, p. 15.

Martedì

EVIDENZA

Piuttosto, il sigillo

di Destinie Candis, Plant City, FL USA

Apocalisse 7:1–3; 14:9, 10

Nell’antichità, i sigilli erano usati per indicare che un documento era ufficiale e aveva l’approvazione di un re o di un organismo direttivo. Ogni organismo di governo aveva il proprio sigillo esclusivo, ed era chiaro da dove il sigillo proveniva. Possiamo considerarlo una specie di firma. Gli Stati Uniti hanno e usano ancora un sigillo ufficiale (come lo ha ogni singolo stato). «Attualmente il sigillo è affisso a strumenti di ratifica di accordi; annunci di trattati; pieni poteri; deliberazioni; mandati presidenziali per l’estradizione di fuggitivi dal sistema giudiziario statunitense; mandati di membri del governo, ambasciatori, funzionari diplomatici e tutti gli altri funzionari civili nominati dal presidente i cui mandati non devono per legge essere emessi sotto un altro sigillo».[1] In altre parole, i sigilli hanno ancora il loro scopo di base: autenticare.

Nel libro dell’Apocalisse ci sono presentati due indicatori diversi della nostra alleanza nei tempi finali: il sigillo di Dio e il marchio della bestia.

Nell’entrata di Strong’s concordance, il sigillo di cui si parla in Apocalisse 7:2 è definito come un mezzo con cui autenticare.[2] E quando qualcosa è autenticato, è dimostrato essere genuino o vero. Quando una lettera o un decreto è stato timbrato con il sigillo del re, non può essere revocato (cfr. Ester 8:8). Quindi, quando il popolo di Dio nei tempi finali è autenticato con il suo sigillo, essi sono approvati da lui e non saranno respinti dal suo regno.

Il secondo indicatore è il marchio della bestia. La parola greca, charagma, usata in questo brano come marchio è usata come la parola ebraica qa`aqa` in Levitico 19:28, che ci dice di non farci tatuaggi addosso. Nella Scrittura questa parola è usata regolarmente in modo negativo. A oggi, quando qualcosa o qualcuno ha un marchio, è stato selezionato da un tiratore o un cecchino per la morte.

Anche se le prospettive per quelli che riceveranno il marchio della bestia sono cupe, Dio ci ha dato una scelta alternativa, come fa sempre. Ha perfino ritardato la distruzione della terra finché il suo popolo non sarà segnato (Apocalisse 7:3), perché vuole darci ogni possibilità di scegliere la vita invece che la morte.

Rispondi

  1. Quali sono alcune cose con cui ci marchiamo che non sono di Dio?
  2. Come possiamo essere certi di essere segnati alla fine, e non marchiati?

[1] The Editors of Encyclopedia Britannica, “Great Seal of the United States,” Encyclopedia Britannica.com, visitato 8 aprile 2018, https://www.britannica.com/topic/Great-Seal-of-the-United-States.

[2] G4973 – sphragis – Strong’s Greek Lexicon (KJV).” Blue Letter Bible. visitato l’8 aprile 2018. https://www.blueletterbible.org//lang/lexicon/lexicon.cfm?Strongs=G4973&t=KJV

Mercoledì

COME FARE

Attenzione! Attenzione!

di Michelle Odinma, Berrien Springs, Michigan, USA

Apocalisse 16:1–16

Dio è esperto ad attirare la nostra attenzione. Che parli, agisca o comandi la natura, non c’è dubbio che egli possa rendersi noto all’umanità. Nonostante questa realtà, la possibilità di perderci il messaggio che Dio ha per noi è ancora molto grande.

Così grande, in effetti, che Apocalisse 16 descrive un gruppo di persone che vivono le ultime sette piaghe, ma ancora non vogliono riconoscere Dio! Com’è possibile? Alcuni penserebbero che sia assurdo! Tuttavia, imparare le lezioni verso cui Dio attira la nostra attenzione ora, non solo ci aiuterà a capire chi è, ma ci aiuta a fidarci di lui in come guida il nostro futuro.

Impara a lasciare il controllo. Dal girare la manopola del termostato, al manipolare i processi naturali per il nostro beneficio, l’umanità è ossessionata con il controllare ogni aspetto della vita. Salmi 37:5 ci ricorda, «Riponi la tua sorte nel Signore; confida in lui, ed egli agirà». Inizia ora chiedendo a Dio di aiutarti a prendere le decisioni nella tua vita. Confronta le tue idee e opinioni con Dio in preghiera. È questo che il Signore vuole che tu faccia? Aspetta la sua risposta, e fidati del suo controllo.

La nostra risposta alle circostanze incontrollabili rivela il nostro carattere. Ci preoccupiamo? Dubitiamo continuamente del ruolo di Dio nel guidare la nostra vita? Giacomo 1:2, 3 ci incoraggia ad apprezzare le difficoltà della nostra vita, e a riceverle come un’opportunità per confrontare le imperfezioni spesso nascoste del nostro carattere. Quando affronti il tuo prossimo ostacolo, prova a lodare Dio nonostante le difficoltà che hai davanti. Segna i cambiamenti nel tuo atteggiamento. Dio non solo ti guiderà attraverso gli ostacoli, ma ti insegnerà come reagire a essi.

Abituati a riconoscere regolarmente Dio nella tua vita. Attraverso la lode, il ravvedimento, la preghiera, il servizio e lo studio della Parola di Dio, riconosciamo la presenza di Dio nella nostra vita. Quando accettiamo la presenza di Dio individualmente, siamo in grado di vedere più chiaramente il modo in cui opera nel mondo attorno a noi. Spesso, la nostra mancanza di riconoscimento può provocare ulteriori difficoltà indesiderate auto-inflitte. «…Offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode» (Ebrei 13:15).

Rispondi

  1. Le ultime sette piaghe, cosa rivelano di quelli che le vivono?
  2. Quando Dio richiama la nostra attenzione, quali sono i modi diversi in cui le persone gli rispondono?

Giovedì

OPINIONE

L’amore è una piaga

di Laura Lucio, Peoria, Illinois, USA

Apocalisse 16:10, 11

I predicatori tendono a evitare le ultime sette piaghe come la peste. Evitiamo di parlare delle piaghe perché possono sollevare seri dubbi sul carattere di Dio. Quando il quinto angelo rabbuia il regno della bestia, ci viene detto, «Gli uomini si mordevano la lingua per il dolore, e bestemmiarono il Dio del cielo a causa dei loro dolori… ma non si ravvidero dalle loro opere». Sarò onesta: la mia prima reazione a questo è, «Chi vorrebbe ravvedersi e amare un Dio che li flagella?».

Parte del nostro problema con il Dio delle piaghe è che ci aspettiamo che si contraddica. Per usare l’immagine di due personaggi, uno storico e uno di fantasia, conosciuti ai giovani, potremmo chiederci: vogliamo il Dio amorevole, il Dio-Gandhi dell’amore non violento che piangerebbe per la morte di una zanzara. Ma vogliamo anche il Dio giusto, il Dio-Gandalf che cavalca insieme alla cavalleria per distruggere i nostri oppressori. In altre parole, vogliamo una croce senza sangue. Vogliamo la salvezza senza sofferenza; vogliamo un inferno senza fuoco. Vogliamo la giustizia senza punizione.

Eppure, come può il Creatore uccidere i pesci (terza piaga) o surriscaldare il sole (quarta piaga)? Come può infliggere ulcere ai suoi figli? Dovremmo fare attenzione quando offriamo risposte sospettosamente semplici per tirare Dio fuori dai guai. C’è un motivo per cui Isaia descrive il giudizio di Dio come «l’opera sua singolare» e «lavoro inaudito» (Isaia 28:21).

Tenendo presente tutto questo, ci sono tre cose che credo dobbiamo capire delle piaghe:

L’obiettivo di Dio non è di infliggere sofferenza – Dio non è sadico (Ezechiele 33:11). In Isaia, Dio promette di mandare la grandine che «spazzerà via il rifugio di menzogna» (Isaia 28:17). In altre parole, Dio a volte manda giudizi fisici per minare le menzogne su cui abbiamo costruito la nostra vita in modo da poter costruire la nostra vita su delle fondamenta migliori.

L’obiettivo di Dio non è di costringere i malvagi a ravvedersi – Al contrario, in Apocalisse 16 ci viene detto due volte che le persone si rifiutarono di ravvedersi. Le piaghe finali rivelano allora all’universo che tutti quelli che si sarebbero rivolti a Dio l’hanno già fatto. La sua misericordia non avrebbe effetto.

L’obiettivo di Dio è di liberare il suo popolo – Le piaghe dell’Apocalisse seguono il modello delle piaghe d’Egitto. In entrambi i casi, l’obiettivo delle piaghe è di liberare il popolo di Dio dalla stretta soffocante dell’oppressione. Il faraone Satana non lascerà mai andare il popolo di Dio. La croce l’ha dimostrato. È tempo che Satana e i suoi seguaci subiscano le conseguenze.

Amici, solo un Dio amorevole darà giustizia.

Rispondi

  1. Come risponderesti a un critico che dice che le piaghe dimostrano che Dio è crudele?
  2. C’è una parola migliore di «piaghe» che si potrebbe usare? Come descriveresti questi giudizi?

Venerdì

ESPLORAZIONE

Prepararsi per le sette piaghe

di Levi Collins, Lenhartsville, Pennsylvania, USA

Apocalisse 16:1

CONCLUSIONE

Al tempo di Mosè, le piaghe si abbatterono sull’Egitto, e il cuore del faraone si indurì; in lui si consolidò sempre più la volontà di non liberare il popolo d’Israele e di rifiutare Dio. Alla fine, però, i figli di Dio furono liberati. Questi eventi simbolizzavano ciò che sarebbe accaduto negli ultimi giorni. Agli angeli fu detto a gran voce, «versate sulla terra le sette coppe dell’ira di Dio» (Apocalisse 16:1). Quando le piaghe sono versate, alcuni potrebbero cercare di travisarne il significato o minimizzarle. Solo attraverso Cristo e la sua potenza trasformatrice possiamo essere al sicuro durante questi eventi del tempo finale. Sei pronto?

PROVA A

  • Sapere cosa fare quando quel tempo arriverà.
  • Studiare il racconto delle piaghe in Egitto e delle ultime sette piaghe e creare un poster da appendere nella tua classe per illustrare i punti salienti che ne hai tratto.
  • Scrivere a Dio parlandogli delle emozioni che suscita in te pensare alle piaghe finali; chiedigli di aiutarti a essere pronto per affrontare con lui quanto visto nei testi biblici trattati da questa lezione.
  • Creare un gioco con le ultime sette piaghe e i versetti in cui si trovano. Potresti usare dei biglietti realizzando sette carte, ognuna dedicata a una piaga diversa, da abbinare a sette carte con il versetto relativo a ogni piaga.
  • Fare un video breve che contenga ciò che hai imparato questa settimana e parli di come ti ha aiutato a essere pronto. Potresti anche usare i social media per condividere con i tuoi amici quanto hai imparato.

CONSULTA

Esodo 40:34, 35; 1 Re 8:10, 11; Apocalisse 7:1–3; 14:9, 10; 15:1–8.

Ellen G. White, Patriarchi e profeti, p. 165; Il gran conflitto, pp. 480–481.

Walter J. Veith, Amazing Discoveries: The 7 Last Plagues.

LEZIONI PER GIOVANI (18-35 ANNI)

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LEZIONI E MANUALI PER ANIMATORI IN ALTRE LINGUE

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