SdS CQ (College Quarterly) Secondo Trimestre 2019 – 10

Lezione 10

1°-7 giugno

Piccoli problemi quotidiani

«Adiratevi e non peccate; il sole non tramonti sopra la vostra ira».

(Efesini 4:26)

Sabato

INTRODUZIONE

Guerra del secchio

di Keith LaRoy, Edmonton, Alberta, Canada

Matteo 23:24

Correva l’anno 1325 nell’Italia settentrionale. Tra due città, Bologna e Modena, c’era una feroce rivalità alimentata dalle loro differenze politiche e religiose. C’erano già stati conflitti per diversi anni, ma avvenne l’allora impensabile: un secchio di legno fu rubato dal pozzo cittadino di Bologna.

Un gruppetto di soldati modenesi si era intrufolato a Bologna ed era riuscito a rubare il secchio di quercia dal pozzo d’acqua della città. Pensa! Che faccia tosta, rubare il secchio del pozzo cittadino! Gli abitanti di Bologna, scoprendo il secchio mancante, fecero ciò che avrebbe fatto qualsiasi cittadino razionale quando la propria dignità viene ferita. Raggrupparono trentaduemila soldati e marciarono contro Modena in un atto di guerra! I modenesi li incontrarono con settemila dei propri soldati e sgominarono i bolognesi, anche se con diverse migliaia di perdite da entrambi i lati. A quanto pare fino a oggi un secchio antico rimane ancora nella città di Modena in memoria. Sì, vinsero la guerra per il secchio di legno, ma a che costo?

Nelle nostre relazioni familiari, quanto spesso la storia del conflitto segue un racconto simile? Piccole differenze si sviluppano tra le persone a noi vicine come relazione o geograficamente, e le differenze iniziano a muoversi e a crescere finché viene dichiarata guerra aperta, di solito per qualcosa di scarsa importanza! Tragicamente, troppo spesso, avvengono delle tragedie relazionali, e noi restiamo lì con i frammenti. Le parole di Gesù in Matteo 23:24 sono parole che dobbiamo ricordarci: «Guide cieche, che filtrate il moscerino e inghiottite il cammello!». Certo, Gesù qui stava facendo notare l’ipocrisia dei Farisei che erano zelanti nell’assicurarsi di non mangiare i moscerini (un insetto impuro) mentre allo stesso tempo consumavano un cammello intero (anch’esso impuro). Nel versetto precedente, Gesù si riferiva alle questioni più importanti della legge: giustizia, misericordia e fede. Questo suggerisce che ci sono cose grandi agli occhi di Dio e cose piccole agli occhi di Dio. Nella mia limitata esperienza, sono arrivato alla conclusione che spesso noi umani confondiamo ciò che è davvero importante. Tendiamo a ingigantire le cose minori e a minimizzare le cose importanti.

Questa settimana esploreremo ciò che la Bibbia dice dell’affrontare il conflitto e vivere in pace. Gesù ci presenta un sentiero chiaro che ci aiuta a concentrarci sulle cose che importano davvero, il vero amore, e a mettere in prospettiva le cose di minore importanza. Essere un discepolo di Gesù vuol dire abbassarci, stimare gli altri più di noi stessi, essere disposti a fare quel passo in più, fare il bene ai nostri nemici e perfino rinunciare ai nostri «diritti» (Matteo 5:44; Filippesi 2:3; Colossesi 3:18). Questi atteggiamenti non sono popolari, ma come cristiani, dobbiamo semplicemente seguire l’esempio di Gesù.

E inizia tutto con la famiglia, con me.

Domenica

EVIDENZA

La rabbia è sbagliata?

di Askim Chundu, Lacombe, Alberta, Canada

Efesini 4:26,27

Devo ancora vedere una chiesa dove non ci sono almeno due persone arrabbiate l’una con l’altra. In effetti, devo ancora incontrare un qualsiasi gruppo di persone, a prescindere dal loro rapporto, che non abbia conflitti e tensioni apertamente o dietro le quinte. Che si tratti di una piccola impresa, un gruppo punk rock o una bella famiglia cristiana, si tratta solo di passare abbastanza tempo vicino a loro perché le tensioni relazionali inizino a rivelarsi. Al centro della maggior parte di queste tensioni, soprattutto quelle di magnitudine maggiore, la rabbia è prevalente.

Gli psicologi spesso hanno affermato che la rabbia e il conflitto non sono intrinsecamente negativi; sono invece una parte necessaria delle relazioni sane. Il punto è, sono quelli che sanno come essere arrabbiati e come mostrare quella rabbia in modi salutari che trovano punti di contatto invece che di avversione durante i loro conflitti. Si potrebbe dire che trovano modi per avere conflitti che intensificano l’intimità invece di conflitti che rimuovono l’intimità.

A pensarci bene, non è forse Dio che ha inserito la rabbia nella nostra fisiologia umana? Quindi Paolo dice, «Adiratevi e non peccate» (Efesini 4:26). Sembra che separi la definizione di rabbia e di peccato; sono due cose separate e diverse dove una può essere abbracciata senza la presenza dell’altra.

La parola greca che è tradotta con «adiratevi» è orgizō, che significa «provocare o infuriare». È una parola che descrive un’emozione provata non solo da noi come esseri umani ma da Dio stesso. Nel corso dell’Antico e del Nuovo Testamento non è insolito vedere Dio che prova questo stato emotivo intenso. Di fronte all’ingiustizia e all’oppressione, viene spesso spiegato che Dio prova rabbia, sentendo un dispiacere profondo per gli atti crudeli compiuti verso i poveri e i deboli.

Con questo in mente, a volte è appropriato sentire la rabbia; è un’emozione valida quanto la gioia. Ma non dobbiamo permettere che la rabbia ci faccia diventare noncuranti e nocivi. Invece, possiamo trovare modi per esprimere quella rabbia in un modo edificante e sano.

Rispondi

  1. Qual è la tua opinione sul conflitto? È negativa?
  2. È possibile esprimere la rabbia in un modo sano? Se sì, come?
  3. Sei d’accordo che la rabbia sia un’emozione che ci ha dato Dio? Se no, perché?

Lunedì

LOGOS

Famiglie forti

di Elaine Thompson, Edmonton, Alberta, Canada

Genesi 2:7,21–25; 3:1; Matteo 7:1,2; Romani 3:23; Efesini 6:10–18; Filippesi 2:4–8; Colossesi 3:18–21; Ebrei 12:14

La prima famiglia (Genesi 2:7, 21–25; 3:1)

Immagina l’uomo perfetto: bello, forte, un leader brillante, gentile e affettuoso. Adamo era tutto questo e ancora di più. Da questo uomo perfetto, Dio prese una costola e formò una donna. Era la luce degli occhi di Adamo, ossa delle sue ossa, carne della sua carne (Genesi 2:23). Eppure in questa perfezione si intrufolarono il peccato e il conflitto quando il diavolo apparve in incognito in Eden.

Per quanto Adamo amasse Eva, avrebbe dovuto amare Dio ancora di più. Quando lei gli portò il frutto da mangiare, Adamo doveva fare una scelta: ascoltare sua moglie o ubbidire a Dio. La scelta giusta sarebbe stata di ubbidire a Dio e affidare a lui le conseguenze. A prescindere da quanto siano unite le nostre famiglie, la nostra prima alleanza deve essere a Dio.

Conflitto nelle relazioni (Colossesi 3:18–21)

Quando Adamo ed Eva peccarono, Dio aveva ogni ragione per essere arrabbiato con loro. Li aveva messi in un ambiente perfetto dove provvedeva a ogni loro bisogno e desiderio. Non solo, li aveva avvertiti del piano del diavolo di sviarli. Avevano l’un l’altro per incoraggiarsi a vicenda per restare fedeli a Dio. Quindi potremmo pensare che la loro decisione di mangiare il frutto proibito avrebbe fatto arrabbiare ogni essere ragionevole. Ma come reagì Dio?

Dio scese nel giardino dell’Eden e andò dolcemente alla ricerca dei suoi figli, anche se lo avevano respinto. Dopo avere posto loro delle domande perché si rendessero conto della situazione, offrì una soluzione al disastro che si erano auto-inflitti: avrebbe mandato il suo unico Figlio a morire per l’umanità in modo che tutti quelli che volevano la salvezza potessero averla. Quando Dio è deluso da una relazione, offre se stesso come  risoluzione del conflitto. Quindi vediamo una distinzione chiara tra l’emozione e il peccato: anche se Dio si adira, non pecca mai.

Per contrasto, ogni volta che sorge un conflitto nelle nostre relazioni, siamo i primi ad andare sulla difensiva. Questo è esattamente ciò che fecero Adamo ed Eva. Adamo incolpò Dio ed Eva, ed Eva, a sua volta, incolpò Dio e il serpente. Dare la colpa agli altri non risolve il conflitto. Serve solo a inasprire una situazione difficile, aumentando la spaccatura tra i membri che formano la relazione.

La prossima volta che ci troviamo in conflitto con i membri della nostra famiglia, impariamo dall’esempio di Dio. Invece di pensare a modi per difendere noi stessi a spese degli altri, pensiamo a come riparare la spaccatura alla radice del conflitto. Servirà un atteggiamento altruista, una disponibilità a subire dolore personale e considerazione maggiore per i nostri compagni umani che per noi stessi.

Se siamo onesti con noi stessi, non abbiamo il tipo di amore altruista che serve per risolvere i conflitti nel modo di Dio, ma è per questo che abbiamo bisogno di Gesù per trasformarci e farci diventare simili a lui!

Sollevarsi al di sopra del peccato (Matteo 7:1, 2; Ebrei 12:14; Romani 3:23; Filippesi 2:4–8)

Più che sconfiggere il conflitto, sarebbe ideale evitarlo del tutto. Questo era l’obbiettivo di Dio nell’avvertire Adamo ed Eva di non mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male. Anche se era pianificata dalla fondazione del mondo (cfr. Apocalisse 13:8), la morte di Cristo sulla croce per salvarci dal peccato non era l’ideale di Dio (cfr. 1 Giovanni 2:1a). Ora che il peccato è entrato nel mondo, la salvezza di Dio non è solo perdonare gli sbagli ma anche aiutarci a evitare di cadere nel peccato (cfr. Giuda 24).

«Tutte le cose amabili»; «Non giudicate»; «Impegnatevi a cercare la pace con tutti» (Filippesi 4:8; Matteo 7:1,2; Ebrei 12:14): questi sono solo alcuni dei consigli di Dio che sono utili per evitare il conflitto. Se consideriamo le nostre colpe e vediamo il lato positivo della situazione, possiamo usare il conflitto a nostro vantaggio e far avanzare la relazione.

Le vostre armi nel conflitto (Efesini 6:10–18)

Quando i conflitti sorgono, è fondamentale capire contro cosa stiamo combattendo. C’è una lotta più grande in gioco: il gran conflitto. Adamo potrebbe non aver capito pienamente le ampie ramificazioni della sua decisione di mangiare il frutto, ma quella scelta è ciò che ci ha portato in questo posto nella storia. Similmente, il modo in cui gestiamo il conflitto nella nostra vita ha il potenziale di benedire o maledire gli altri in una misura che non possiamo capire pienamente.

Il diavolo è entrato nella perfezione dell’Eden, un posto geografico specifico sulla terra, e con una conversazione ha lasciato il mondo intero desolato e macchiato dal conflitto. Solo questo singolo esempio ci mostra l’enorme perdita che possiamo affrontare se entriamo nel conflitto solo con la pura emozione.

Alla luce del peso delle nostre scelte, la Bibbia ci consiglia di combattere le nostre battaglie con armi spirituali (Efesini 6:11). Le nostre spade non sono parole che feriscono ma la Parola di Dio. La nostra armatura protettiva non è incolpare gli altri ma la corazza della giustizia, lo scudo della fede e l’elmo della salvezza. Inoltre dobbiamo avvicinarci a ogni situazione in preghiera, riconoscendo le nostre mancanze e la capacità di Dio di riconciliare qualsiasi scisma possibile.

Rispondi

  1. Che aspetto ha l’altruismo in mezzo al conflitto?
  2. Come posso applicare la preghiera per vincere nei momenti di conflitto?

Martedì

TESTIMONIANZA

Scelte… arrabbiate

di Stephanie French, Alberta, Canada

Matteo 5:21–23; 21; Efesini 4:26, 27

Una delle cose più difficili da fare per me come cristiana, era controllare la mia rabbia. Trovavo la rabbia rassicurante. Nel pieno dell’angoscia mi tenevo stretta alla rabbia, scongiurandola di risolvere tutti i miei problemi, e questo non dava mai risultati positivi. Dopo la frustrazione con questo ciclo di rabbia e decisioni sbagliate, iniziai a cercare una soluzione nella Scrittura e mi imbattei in Matteo 5:21–23. Qui Gesù avverte che se sei arrabbiato con il tuo prossimo, sei sottoposto al giudizio. Questo sfociò in una crisi interiore, perché come può la rabbia risultare nel giudizio quando Gesù era arrabbiato in Matteo 21?

Dopo aver lottato con la nozione che la rabbia risulta nel giudizio e aver studiato la mia Bibbia, trovai le parole di Paolo che chiarivano la questione. In Efesini 4:26, 27, Paolo scrive, «Adiratevi e non peccate; il sole non tramonti sopra la vostra ira e non fate posto al diavolo». Come molte cose in questa vita, la rabbia può essere usata come porta per il peccato. Se permettiamo alla rabbia di suppurare, diventiamo ciechi alla volontà di Dio e siamo vinti dal desiderio di soddisfare la nostra rabbia. Attraverso questi versetti, ho imparato che tenermi stretta la rabbia non porta a soluzioni, il risultato è che mi appoggio alla mia comprensione invece di appoggiarmi a Cristo. Ma come possiamo utilizzare questa conoscenza?

Attraverso tanta preghiera e consigli dal mio circolo di amici, ho sviluppato tre passi che mi hanno aiutato nei momenti di rabbia. Il primo passo è di isolarsi dalla situazione. Questo potrebbe essere un isolamento emotivo dove metti da parte i tuoi sentimenti fino al momento appropriato per affrontarli, o un isolamento fisico dove ti allontani dalla persona che ti ha provocato. Il secondo passo è di pregare; nelle tue preghiere racconta a Dio come ti senti e chiedigli di mostrarti cosa fare o dire. Il terzo passo è di riflettere. Scrivere mi permette di capire meglio la situazione in cui mi trovo e mi aiuta a trovare una soluzione chiara. Potresti preferire parlare con una persona di cui ti fidi o stare in solitudine con i tuoi pensieri. Qualunque sia il tuo metodo, è importante prendere il tempo per pensare e riflettere e permettere a Dio di parlare. Prego che questi passi ti guidino e ti incoraggino come hanno aiutato me. Possa tu essere paziente con te stesso mentre inizi questo viaggio e ti aggrappi sempre a Dio.

Rispondi

  1. Come puoi assicurarti di gestire la tua rabbia invece di permetterle di controllarti?
  2. Hai una relazione malsana con la rabbia? Da dove pensi che derivi?

Mercoledì

COME FARE

Chi è il tuo padrone?

di Tashawna Whyte, Edmonton, Alberta, Canada

Filippesi 2:3; Ebrei 12:14

Recentemente ho scoperto che chiunque è in grado di condizionare la mia reazione in qualsiasi situazione, diventa mio padrone e prende il posto di Dio nella mia vita. «Come?», potresti chiedere. È perché in qualche modo mi sono consegnata nelle sue mani, e ora mi può servirsi di me come si fa con una marionetta attaccata a un filo. Può spingermi a perdere il controllo di me stessa e cavalcare l’onda delle mie emozioni. È scioccante, no? Però ha senso: se qualcuno sa come renderti triste, felice, emozionato o arrabbiato, quella persona può giocare con le tue emozioni e comandarti.

Non c’è da sorprendersi che Paolo dica tenere il suo corpo a disciplina, per paura di essere squalificato e messo da parte, proprio lui che ha iscritto gli altri alla gara (ved. 1 Corinzi 9:27)! Quotidianamente, attraversando il sentiero della vita, affrontiamo tempi di angoscia o conflitto nelle nostre relazioni coniugali, di amicizia e di lavoro. Come mettiamo in pratica il concetto di non dare il nostro corpo al padrone sbagliato?

Comprendi quali sono le tue cause scatenanti. Siamo tutti propensi a perdere le staffe o dire la cosa sbagliata. Perché? Perché abbiamo cause scatenanti che sono state impresse nei nostri circuiti neurali che dicono istantaneamente al nostro cervello come reagire. Essere consapevoli è il primo passo nel vincere l’essere comandati dal padrone sbagliato.

Leggi il consiglio di Dio su come dovresti reagire. Quando sappiamo come dovremmo reagire, allora sapremo come dobbiamo maturare.

Usa gli strumenti che ti aiutano a memorizzare una lezione. A scuola usavo i post-it, le flash card o programmi per ricordarmi i principi e le formule importanti per andare bene agli esami. Possiamo usare promemoria quotidiani simili per rafforzare i cambiamenti del comportamento che ci piacerebbe raggiungere. Ricorda: la ripetizione rafforza l’impatto.

Prega per l’aiuto dello Spirito Santo. Non possiamo vincere senza l’aiuto di Dio; lo Spirito Santo è la nostra guida qui sulla terra (Giovanni 14:26).

Rispondi

  1. In che modo la sfida che Dio ci lancia di vivere in pace con tutti gli esseri umani ti dà la motivazione per gestire le tue azioni?
  2. Ci viene detto di stimare gli altri al di sopra di noi stessi; come possiamo usare questo principio nella risoluzione dei nostri conflitti?

Giovedì

OPINIONE

Conflitto: avversità o risorsa

di Cerance Stephens, Edmonton, Alberta, Canada

Proverbi 19:11; Efesini 4:26, 27; Filippesi 2:4–8; Colossesi 3:19

«Poiché, come pensa nel suo cuore, cosí egli è» (Proverbi 23:7, ND). Così le nostre azioni sono questioni del cuore. Quando sorge un conflitto, possiamo guardarlo sia come un’avversità sia come una risorsa. Dipende solo da come lo usiamo come strumento nella nostra vita.

Se vediamo il conflitto come un’opportunità, ha la possibilità di spingerci avanti. I desideri del nostro cuore, sostenuti dalla fede, produrranno questo risultato. Ci vuole risoluzione e determinazione per cambiare l’avversità in una risorsa. Ci serve il desiderio giusto nel cuore.

Spesso, nel matrimonio, proviamo amarezza verso il nostro coniuge. Ci arrabbiamo per vari motivi, eppure Dio ci dice di non peccare, di non lasciare che il sole tramonti sulla nostra ira e di non lasciare posto al diavolo (Efesini 4:26, 27). Questo è facile da dire ma per molti di noi è difficile da mettere in pratica perché ci perdiamo nelle nostre emozioni, e allora pecchiamo. Però c’è speranza!

«Il senno rende l’uomo lento all’ira ed egli considera un suo onore passare sopra le offese» (Proverbi 19:11). Per trasformare il conflitto in una risorsa, bisogna capire la situazione prendendo il tempo per fare domande. Questo ci permetterà di vedere le cose dal punto di vista dell’altro. Se la situazione è una cosa per cui ti arrabbi troppo, è bene avere un compagno di preghiere con cui poter parlare di queste cose e pregare. Prenditi il tempo di analizzare i tuoi sentimenti e cerca di comunicare chiaramente al tuo coniuge cosa ti ha ferito. Parla apertamente dei tuoi sentimenti, trova una risoluzione, prendi il tempo per guarire, e continuate a costruire insieme.

Rispondi

  1. Quanto è importante avere in noi la mente di Cristo per vincere il conflitto?
  2. Come mariti, come siamo chiamati ad amare la nostra moglie e non essere rancorosi?

Venerdì

ESPLORAZIONE

Un medesimo sentimento

di Elaine Thompson, Edmonton, Alberta, Canada

Romani 15:5

CONCLUSIONE

Dando un’occhiata ai versetti che abbiamo studiato questa settimana, è chiaro che Dio ha considerato la nostra umanità e ha capito che la rabbia e il conflitto ne avrebbero fatto parte. Anche quando c’è un conflitto, egli vuole che lo usiamo come catalizzatore per costruire il carattere. Anche se siamo tutti unici, possiamo essere uniti nel vincere il conflitto e avere unità nello scopo di trattarci l’un l’altro gentilmente.

PROVA A

  • Intervistare una coppia felicemente sposata da più di venti anni per scoprire come ha imparato a gestire i conflitti e a far crescere il matrimonio.
  • Mettere per iscritto i tuoi sentimenti, nel caso in cui questa settimana ti trovi in una situazione conflittuale o tu perda la calma. Prendi il tempo per capire perché ti sei sentito a quel modo.
  • Scrivere tre brani biblici che puoi imparare a memoria per aiutarti a non perderti nelle emozioni quando un conflitto scoppia.
  • Ascoltare una canzone che ti incoraggia quando ti senti giù di morale.
  • Pregare e chiedere a Dio di mostrarti zone del tuo cuore che possono crescere.
  • Presentare un gesto gentile a qualcuno con cui hai avuto un conflitto recentemente per mostrare che le cose si possono risolvere anche dopo che sono stati fatti degli errori.

CONSULTA

– Matteo 22:37; Romani 12:2; Colossesi 3:2.

– Ellen G. White, Mind, Character, and Personality.

Il nocciolo della questione, su https://uicca.it/sds-201902/#il-nocciolo, lezione 9.

– Gary Thomas, Sacred Marriage; The Sacred Search.

LEZIONI PER GIOVANI (18-35 ANNI)

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LEZIONI E MANUALI PER ANIMATORI IN ALTRE LINGUE

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