Lezione 13
22-28 giugno
Convertire i cuori nei tempi finali
«Ecco, io vi mando il profeta Elia, prima che venga il giorno del Signore, giorno grande e terribile. Egli volgerà il cuore dei padri verso i figli, e il cuore dei figli verso i padri, perché io non debba venire a colpire il paese di sterminio».
(Malachia 4:5-6)
Sabato
INTRODUZIONE
Cos’è un cuore convertito?
di Joan Omato, Kisii, Kenya
Malachia 4:5
Lo schema originario della famiglia progettata da Dio era perfetto. Dio creò l’uomo e la donna a sua immagine e diede loro ruoli distinti. Ad Adamo, Dio concesse responsabilità spirituale e autorità mentre Eva doveva essere un aiuto di pari valore ad Adamo. Quindi, la famiglia era una singola unità con il ruolo eccezionale di dare gloria a Dio.
Ma quando avvenne il peccato, disturbò il progetto perfetto di Dio per la famiglia. Il peccato portò il conflitto nell’istituzione della famiglia, rendendola fragile, violenta e perfino frantumata. La famiglia di oggi trova le sue radici nel giardino dell’Eden, dove il peccato distorse il disegno perfetto di Dio.
Tuttavia, Dio ha fornito i mezzi per riportare la famiglia al suo stato originario perfetto. Ciò può accadere solo attraverso l’amore di Dio, svelato in Gesù Cristo, che offre speranza e grazia all’unità turbata. L’istituzione della famiglia oggi ha bisogno di direzione, incoraggiamento e speranza. Serve la saggezza di pregare per i figli e guidarli nella Parola di Dio. Marito e moglie hanno bisogno di un dialogo costruttivo per restare uniti e felici.
Il desiderio di Dio è di aiutarci a fare passi coraggiosi e decisivi per superare la menzogna che non c’è speranza nel matrimonio e nell’unità familiare. Dio vuole che miglioriamo le nostre famiglie, che ripariamo i legami spezzati e che favoriamo famiglie sane secondo il suo piano originale.
Per quel motivo, Dio ha promesso di mandare un «profeta Elia» per convertire i cuori delle persone in famiglie problematiche appena prima dei tempi finali. In Ezechiele 36:26, la Bibbia parla di un «cuore nuovo» e uno «spirito nuovo». Il peccato ha indurito il cuore degli esseri umani e li ha resi chiusi ai precetti di Dio. Dopo il peccato, il cuore è diventato carente di vigore spirituale. Gli esseri umani hanno iniziato a bramare i desideri del mondo.
Tuttavia, attraverso la grazia di Dio mostrata in Cristo Gesù, siamo in grado di avere un cuore nuovo e di reclamare la nostra posizione originale con Dio. Attraverso la fede vivente dentro di noi, possiamo guardare il Salvatore crocifisso, che offre la salvezza completa.
La lezione di questa settimana ci aiuterà a scoprire le promesse di Dio, soprattutto riguardo al convertire i cuori nei tempi finali, mentre ci prepariamo a incontrare Cristo al suo ritorno.
Domenica
LOGOS
Convertire i cuori
di Bob Collince, Nairobi, Kenya
1 Re 17:13; 18:21; Matteo 17:10; Luca 1:17; Giovanni 1:35–37; 3:27–30
La profezia dei cuori convertiti (Matteo 17:10)
Dio scelse i profeti per avere un ruolo chiave nell’informare le persone sulla sua volontà. Profeti come Elia ebbero un ruolo preminente in Israele. Erano scelti per il ruolo di profeta per insegnare al popolo i comandamenti di Dio e predire il futuro.
Malachia 4:5, 6 parla di un apripista, paragonato a Elia, che converte i cuori di uomini e donne «prima che venga il giorno del Signore, giorno grande e terribile». I discepoli si riferiscono a questa profezia in Matteo 17:10. In risposta, Gesù indica che Elia è già venuto nella persona di Giovanni il battista, che ha convertito il cuore di molte persone prima della venuta del Messia.
Con un forte messaggio di ravvedimento, Giovanni, come Elia, chiamò le persone a Cristo. Tuttavia, molti di quelli che li ascoltavano si opposero a loro e ai loro messaggi. I messaggi di Giovanni ed Elia orientavano le persone verso Cristo, che è il compimento del messaggio profetico di Dio. I messaggeri genuini di Dio compiono l’incarico nobile di convertire il cuore delle persone a Cristo in preparazione al regno di Dio.
Riunione di famiglia (1 Re 17:13)
La storia di Elia e la vedova di Sarepta evidenzia il fatto che in molti casi, per compiere i suoi obiettivi, Dio usa ciò che gli esseri umani hanno trascurato. In una terra colpita dalla carestia, fornisce un mezzo per dare da mangiare a Elia, il suo profeta. Per un po’, Elia visse grazie al cibo portatogli dai corvi mentre beveva l’acqua del torrente Cherit. Con il progredire della siccità, il torrente si prosciugò, ma Elia era convinto che Dio avrebbe provveduto. Dio lo guidò verso una vedova a Sarepta, una donna che il profeta non conosceva.
In situazioni disperate come quella di Elia, Dio circonda i suoi figli con il suo amore e la sua protezione. Dio aveva già parlato, ma non ai ricchi di Sidone. Dio va davanti ai suoi messaggeri.
«È il modo di Dio, e la sua gloria, servirsi e dare onore alle cose deboli e stolte del mondo».[1]
La vedova ubbidì alle parole di Elia anche se non credeva nel suo Dio. Questa ubbidienza produsse benedizioni inimmaginabili, che inclusero i miracoli della moltiplicazione e della resurrezione. Aspettando la seconda venuta di Cristo, dovremmo ricordare che un atto di gentilezza accordato a un messaggero di Dio potrebbe essere l’opportunità di convertire il nostro cuore a Dio e alle sue promesse.
Convertire i cuori all’altare (1 Re 18:21)
La competizione al monte Carmelo illustrò chiaramente la netta differenza tra luce e tenebre, male e verità, Dio e Satana. In questo brano, Elia richiama l’attenzione del popolo sul fatto che la vita implica scelte che le persone devono fare quotidianamente. In aggiunta, tutte le scelte hanno conseguenze. Quindi, ogni volta che facciamo una scelta, dobbiamo essere pronti ad ammettere i risultati delle nostre decisioni. Alcune scelte possono avere conseguenze che durano tutta la vita, mentre altre potrebbero sembrare insignificanti.
Sul monte Carmelo, Elia implorò Israele di fare la scelta giusta. A quel tempo, gli Israeliti avevano adottato l’adorazione di Baal, spostando la loro attenzione dalle promesse del Dio eterno. Ogni volta che spostiamo la nostra attenzione dal Dio vivente a qualche gratificazione terrena, affondiamo nel peccato. La competizione tra Elia e i profeti di Baal ci insegna che Dio è sovrano e posiziona i suoi agenti strategicamente per vincere contro il diavolo.
L’azione intrapresa da Elia in questa situazione ci insegna che Dio desidera che prendiamo posizione per lui, che affrontiamo il male con coraggio ed esprimiamo la verità. Soprattutto, Dio è in grado di proteggerci e liberarci da tutti i problemi che operano contro la sua volontà.
Convertire i cuori al Giordano (Giovanni 1:29–37)
Quando Giovanni parlò di Cristo come «l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo» (Giovanni 1:29), stava alludendo allo scopo dell’agnello sacrificale menzionato nell’Antico Testamento (cfr. Levitico 1:10; 3:8).
Giovanni parla di Cristo come l’Agnello perché egli portò i peccati del mondo su di sé al Calvario (1 Pietro 2:24). Cristo riuscì in ciò che le offerte tradizionali non potevano fare.
Un’altra lezione importante di questo brano è il valore di incontrare Cristo. L’Antico e il Nuovo Testamento annunciano Cristo e rivelano grandi verità su di lui. Scoprendo Gesù, i discepoli spostarono la loro attenzione su qualcosa di nuovo. Abbandonarono i loro peccati passati e iniziarono una nuova vita con Cristo.
Per intraprendere una relazione duratura con Cristo, prima dobbiamo fidarci di lui come l’Agnello sacrificale di Dio che è in grado di purificarci dai nostri peccati e renderci giusti presso Dio. Questo avviene quando riconosciamo che siamo peccatori davanti a Dio, che abbiamo bisogno di perdono e siamo pronti a iniziare una vita nuova con lui. Si tratta di volgere il nostro cuore verso Cristo.
Rispondi
- A quale punto nella nostra vita dovremmo riconoscere che siamo peccatori?
- Gesù ci ha salvati dando la sua vita per noi. Noi peccatori, dobbiamo fare qualcosa per riconciliarci con Dio?
[1] «First Kings 17:8–16», Matthew Henry’s Concise Commentary, visitato il 13 luglio 2018, http://biblehub.com/commentaries/1_kings/17-13.htm.
Lunedì
TESTIMONIANZA
L’opera nobile di convertire i cuori
di John Bosco,Kisii, Kenya
Giovanni 3:27–30
«Sui monti di Galaad, a oriente del fiume Giordano, al tempo del re Acab, abitava un uomo devoto e fedele che avrebbe agito coraggiosamente per arginare la dilagante apostasia d’Israele. Pur vivendo lontano da ogni città importante e senza avere nessuna posizione di rilievo, Elia di Tisbe accettò la missione affidatagli, fiducioso che Dio lo avrebbe guidato e gli avrebbe assicurato il successo. [. . .]
Elia, vedendo Israele praticare l’idolatria, era sinceramente preoccupato e sentiva crescere dentro di sé una profonda indignazione. Dio era intervenuto potentemente in favore del suo popolo: lo aveva liberato dalla schiavitù e gli aveva dato «la terra di altri popoli… perché osservassero i suoi comandamenti e ubbidissero alla sua legge» (Salmo 105:44,45). Ma gli obiettivi dell’Eterno erano stati quasi dimenticati. L’incredulità stava rapidamente separando la nazione eletta dalla fonte della sua forza. Considerando questa apostasia, Elia, dall’alto del suo rifugio montano, si sentiva sopraffatto dal dolore. Con l’animo angosciato implorò Dio di frenare la malvagità del popolo e di punirlo, se fosse stato necessario, affinché orientasse diversamente la sua vita e fosse in grado di valutare il suo allontanamento da Dio. Elia desiderava ardentemente che Israele si ravvedesse prima di sprofondare sempre più verso il basso, tanto da costringere il Signore a distruggerlo completamente».[1]
Giovanni il battista ebbe un’esperienza simile: «Giovanni doveva essere il portavoce di Dio per trasmettere agli uomini i suoi messaggi e dare un nuovo orientamento ai loro pensieri. Doveva mostrare la santità delle richieste divine e la necessità che essi avevano della perfetta giustizia. Un tale messaggero doveva vivere una vita santa, doveva essere un tempio in cui avrebbe abitato lo Spirito di Dio. Per una simile missione occorrevano un fisico sano e una grande energia mentale e spirituale. Bisognava quindi che sapesse dominare le sue passioni, che non si lasciasse trascinare dagli eventi e restasse fermo come le rocce e le montagne del deserto.
Al tempo di Giovanni il battista, l’avidità, la passione per i divertimenti, il lusso e l’ostentazione erano molto diffuse. I piaceri sensuali e i banchetti erano causa di malattie e degenerazione morale, affievolivano la sensibilità spirituale e riducevano la capacità di riconoscere il peccato. Giovanni doveva essere un riformatore».[2]
Rispondi
- Che qualità dovremmo avere per qualificarci come messaggeri di Dio?
- In quali modi la nostra situazione è simile a quella di Elia o di Giovanni?
[1] Ellen G. White, Profeti e re, p. 70.
[2] Ellen G. White, La speranza dell’uomo, p.62-63
Martedì
EVIDENZA
Convertire i cuori in posti difficili
di Mary Brenda, Kisii, Kenya
1 Re 17:17–24
La storia di Elia e la vedova di Sarepta illustra la conversione di cuori in posti difficili. Geograficamente, Sarepta è un paese fenicio sulla costa settentrionale, da qualche parte tra Tiro e Sidone. Questa regione è un focolaio di idolatria, tutto il rispetto e la lealtà viene dato al dio della pioggia Baal.
Elia era andato a stare presso una vedova di Sarepta su indicazione di Dio (1 Re 17:9). Anche se la vedova aveva solo gli ingredienti per preparare un pasto, ubbidì alle parole di Elia e gli preparò da mangiare (v. 15). Questo portò al miracolo della moltiplicazione in cui, contrariamente a tutte le aspettative, né la farina né il vasetto d’olio finirono (v. 16). Fu la prima opportunità per la vedova e suo figlio di convertire i propri cuori a Dio.
All’improvviso, sorge un problema più grande: il figlio muore (v. 17). Qui c’è una donna che ha perso il marito in una terra devastata dalla carestia e dalla siccità. Con la morte di suo figlio, la sua situazione difficile raggiunge il culmine. Tuttavia, anche di fronte a questa situazione terribile, Dio offre speranza, grazia e conforto. La presenza di Elia nella sua casa era un’opportunità per convertire il suo cuore a Gesù. Alla fine, Elia fa l’impensabile e risuscita il bambino dal letto di morte (vv. 21–23).
Molte volte ci troviamo in situazioni simili in cui le difficoltà del mondo ci possono separare fisicamente dai nostri cari. Elia che risuscita il bambino ci fa vedere che una riunione familiare è possibile con Dio, a prescindere dalle circostanze precedenti. Quindi, invece di chiedere, «Dio, perché hai fatto questo?» dovremmo ricordarci che «tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio» (Romani 8:28).
Dio, nella sua potenza, è in grado di intervenire nel corso della nostra vita in modi che non comprendiamo. Se convertiamo i nostri cuori a Dio, egli interverrà nei problemi della nostra casa, vita, lavoro e famiglia. Dio è il creatore delle famiglie, e ha la capacità di risanarle anche di fronte ai problemi.
Quando i problemi, sopraggiungono, forse potremmo scoraggiarci o non capire il piano di Dio; tuttavia, anche situazioni faticose e avverse sono un’opportunità di conversione e di avvicinamento a Dio.
Rispondi
- Soffrire è doloroso, ma come sfruttare un momento negativo per avvicinarci a Dio?
- Dobbiamo aspettare che ci capiti un periodo difficile per credere in Dio? Perché?
Mercoledì
COME FARE
Risposta da un cuore convertito
di Joseph Omato, Kisii, Kenya
1 Re 17:24
Anche nelle circostanze peggiori, Dio non ci lascia mai da soli. Ci guida, ci attrezza e provvede ai suoi figli. Elia fece una cosa straordinaria nel riportare in vita il figlio della vedova. Pregando Dio due volte, prese su di sé le sofferenze della vedova e le portò al Signore in supplica e riverenza (1 Re 17:20, 21). L’atto di Elia in questa situazione ci insegna la potenza della preghiera. In molti casi, pensiamo alla preghiera come l’ultima cosa da fare quando siamo sopraffatti dai problemi. Molti di noi pensano che la preghiera sia qualcosa di secondario. Per Elia, la preghiera veniva per prima, prima di tutto il resto. Tutto ciò che fece per riportare in vita il bambino fu pregare.
Nel suo amore infinito per i suoi figli, Dio è determinato a proteggerci. Vivere le tentazioni e le prove mano nella mano con lui, ci aiuta a crescere. Uno scrittore esprime questa esperienza dicendo che egli «mette il suo metallo prezioso nel crogiolo. Ma si siede accanto e lo guarda. L’amore è il suo termometro, e segna il grado di calore; egli non permetterà nessuna fitta non necessaria, e appena le scorie sono tolte in modo che egli possa vedersi riflesso nel fuoco, la prova termina».[1]
Adoriamo un Dio che ascolta e risponde alle nostre preghiere. Egli sentì la voce di Elia e ascoltò il tono della sua voce. Dio rispose alla preghiera di Elia per la vedova e suo figlio. Quando i nostri cuori si convertono a Dio, ci ricordiamo che:
Dio ci ama (Giovanni 3:16). Quando abbiamo una relazione salvifica con Gesù, capiamo che Dio ci ama più di quanto amiamo noi stessi. Egli perdona i nostri peccati e ci adotta nella sua famiglia.
Cristo è un’espressione dell’amore di Dio per noi. Dio ha dato il suo unico Figlio, Gesù Cristo, a morire per noi e prendere la pena per i nostri peccati. Cristo è diventato il nostro sostituto e ha sostenuto l’ira che i nostri peccati meritavano. Quando convertiamo il nostro cuore a lui, subiamo una trasformazione spirituale e accettiamo il messaggio della salvezza.
La preghiera porta risultati. La preghiera affermativa porta risultati positivi. Quando impariamo a rivolgerci a Dio in ogni situazione, impariamo a fidarci delle sue vie anche quando non riusciamo a capire, ci appoggeremo alle sue braccia eterne, sapendo che Dio ha il controllo di ogni situazione in cui ci troviamo.
Rispondi
Perché a volte Dio opera contro ai nostri desideri? Come possiamo plasmare i nostri desideri in modo che concordino con quelli di Dio?
[1] Arthur T. Pierson, The Bible and Spiritual Life (Los Angeles: Bible Institute of Los Angeles, 1923), 377.
Giovedì
OPINIONE
Convertire il cuore è ravvedimento
di Alice Machoka, Machakos, Kenya
Matteo 3:2, 8
Giovanni chiamò il popolo d’Israele al ravvedimento, «perché il regno dei cieli è vicino» (Matteo 3:2). Ravvedersi è un’azione che si può applicare sia ai credenti sia ai non credenti. Per capire l’essenza del messaggio di Giovanni, potremmo vedere il ravvedimento in una prospettiva bidimensionale.
Per prima cosa, ravvedersi significa aver preso la decisione di cambiare la propria direzione o mentalità. Per un credente, il ravvedimento potrebbe comportare volgere il cuore a Dio a partire da una situazione precedente caratterizzata da freddezza e indifferenza spirituale. Il messaggio di Cristo alle chiese in Apocalisse 2 e 3 parla proprio di questo. Per un non credente, il ravvedimento comporta accettare Cristo come salvatore della propria vita. In entrambi i casi, la persona volge il suo cuore a Cristo riconoscendo di essere un peccatore. L’attenzione del nostro cuore, si sposta, così, dal peccato al messaggio eterno di salvezza che Cristo ha portato. Perché questo spostamento avvenga, la fede in Cristo va esercitata: ci rivolgiamo a lui e ci ravvediamo dai nostri peccati.
In secondo luogo, il ravvedimento dovrebbe comportare un momento di tristezza genuina di fronte al riconoscimento del peso dei nostri peccati, seguito dalla comprensione del fatto che Cristo li ha presi su di sé alla croce; questo ci permetterà di riconoscerlo come sovrano del cielo e della terra, e anche della nostra vita.
Giovanni chiamò le persone del suo tempo al ravvedimento, dicendo che «il regno dei cieli è vicino» (Matteo 3:2). Possiamo unirci al regno di Cristo solo per fede. Diventiamo parte del regno quando accettiamo il messaggio della salvezza e sviluppiamo una relazione speciale con Cristo.
Giovanni 14:15 descrive la relazione d’amore che avviene tra noi e Cristo quando i nostri cuori si convertono a lui in ravvedimento: «Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti». Giovanni chiamò i suoi ascoltatori al ravvedimento così che potessero preparare la via per il Messia. Come parte del ravvedimento dovevano lasciare i loro modi malvagi e convertire il loro cuore a Cristo.
Oggi, possiamo prepararci a incontrare Cristo: rialziamoci mano nella mano con Dio.
Rispondi
- Cristo ha portato la condanna dei nostri peccati; perché siamo portati a esitare nell’accettare la salvezza?
- Quali sono i segni che hanno convertito i nostri cuori a Cristo?
Venerdì
ESPLORAZIONE
Tempo di convertire i cuori; si parte?
di Peter Machoka, Nairobi, Kenya
Luca 1:7
CONCLUSIONE
Ai tempi di Elia, l’idolatria dilagava in Israele, e questo portò violenza e divisione all’interno delle famiglie. Sia Elia sia Giovanni vennero nel momento giusto per convertire i cuori delle persone a Dio. I profeti puntavano ad allontanare l’attenzione delle persone dalle cause delle loro differenze e portarle all’unità spirituale. Come Giovanni ed Elia riportarono pace alle famiglie dei loro tempi, anche noi abbiamo la responsabilità di indicare Gesù alle persone prima della sua seconda venuta.
PROVA A
- Condividere con un membro fidato della tua classe della scuola del sabato un problema che affronti in famiglia. Lasciati suggerire consigli biblici per risolverlo.
- Scrivere una lista di problemi che colpiscono le famiglie oggi. Per ogni problema, escogita una soluzione basata su quello che abbiamo imparato questa settimana. Memorizza un versetto della lezione che ti ricorda cosa è davvero importante.
- Meditare su aree nella tua vita in cui ti senti chiamato a fare sacrifici per convertire i cuori di altri a Cristo. Chiedi a Dio di darti la capacità di raggiungere questo obiettivo con l’aiuto dello Spirito Santo.
- Chiamare il tuo paese o quartiere al ravvedimento come fece Giovanni il battista. Armati con le ragioni bibliche per convincere le persone a lasciare i loro modi malvagi e convertire il loro cuore a Cristo.
- Inscenare una rappresentazione, con un gruppo di amici, sull’episodio che si svolse al monte Carmelo. Usa la rappresentazione per trasmettere il messaggio di 1 Re 18:21.
- Pianificare una giornata di divertimento con la tua famiglia in cui potete passare del tempo insieme. Usate l’opportunità per convertire i vostri cuori a Cristo e per creare ricordi positivi e incoraggianti.
- Offrirti volontario per portare la gioia del Vangelo a chi si trova in situazioni difficili (ammalati, infermi, carcerati, profughi, vittime di disastri). Condividi quel Cristo presente al nostro fianco anche nelle difficoltà più dure, e racconta di quando hai sentito il suo amore nel volgere il cuore a lui.
CONSULTA
– Isaia 40:3; Malachia 4:6; Matteo 14:4,5.
– Ellen G. White, Profeti e re, capp. 9–13; La Speranza dell’uomo, cap. 10.
– Il nocciolo della questione, su https://uicca.it/sds-201902/#il-nocciolo, lezione 13.
LEZIONI PER GIOVANI (18-35 ANNI)
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