Lezione 8
17-23 agosto
Uno di questi miei minimi fratelli
«E il re risponderà loro: “In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”».
Matteo 25:40
Sabato
INTRODUZIONE
Una camminata della vergogna
di Milos Tomic, Denver, Colorado, USA
Matteo 9:36
Una vacanza in Italia. Nessuna preoccupazione al mondo, tranne forse trovare una buona ricezione cellulare per caricare le mie foto su Instagram. Mentre camminavamo per Firenze, un uomo sulla strada allungò la mano, offrendoci qualcosa. Scossi la mano, liquidandolo, senza neanche guardarlo. Così tanti. Dovunque!
«Compriamo qualcosa da lui», disse mia moglie.
Oh, insomma! Avevamo a malapena il tempo di vedere il David, e i giardini stavano per chiudere. I miei pensieri mi punzecchiavano mentre i piedi mi riportavano di malavoglia dal tizio che sembrava un senzatetto che vendeva cose su una scatola di cartone.
«Va bene, cosa vuoi?» chiesi a mia moglie mentre tiravo fuori il portafoglio, senza cercare di nascondere il fastidio nella mia voce.
Lei rispose, «Non lo so. Ma prendi qualcosa».
Tutto questo tempo stavo evitando di guardare questo tizio che stava sprecando il mio tempo di vacanza e il mio denaro. E poi, inavvertitamente, incrociammo gli occhi. E lo vidi. Non solo una brama di sopravvivere, non un desiderio di prendermi pochi euro, ma un grido disperato di essere riconosciuto.
In quel momento vidi i miei occhi, a lungo dimenticati.
Tanto tempo fa, bloccato in un limbo di immigrazione da capogiro, affrontavo quegli stessi sguardi. Sguardi accigliati che mi vedevano solo come qualcosa che era d’intralcio. E ora, quest’uomo affrontava lo stesso sguardo accigliato nei miei occhi.
La ruota gira… e ci dimentichiamo.
«Vedendo le folle, ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore» (Matteo 9:36).
Gesù presenta qualcosa di quasi estinto nella nostra società: la compassione. Dico «quasi estinto» perché la compassione richiede prestare attenzione. E siamo così soffocati dalle richieste di attenzione che quello sconosciuto silenzioso all’angolo non ha nessuna possibilità.
Ma… se solo… se solo ci fermassimo e ci chiedessimo se la compassione del nostro Salvatore vive in noi; se vive davvero… oh cielo!
Quindi, comprammo dei braccialetti da lui, passammo qualche minuto a parlare, e gli demmo qualche euro in più. I braccialetti si consumeranno, ma terrò con me il ricordo di un sorriso mentre ci salutava gridando «Ciao amici».
Ma mi allontanai vergognandomi.
«Perché non gli abbiamo dato dei soldi e basta?» chiesi.
«Carità con dignità, caro», disse mia moglie.
Carità con dignità.
Si dice che Mahatma Gandhi abbia detto, «La compassione è un muscolo che si rafforza con l’uso». Possa Dio trovarci a lavorare duramente in modo da poterci sorprendere con le parole «In quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me»!
Domenica
EVIDENZA
Carboni accesi, cuori caldi
di James Mello, Thomasville, Georgia, USA
Proverbi 25:21, 22; Romani 12:20
In linea di massima, la Bibbia ci dà un’opinione chiara riguardo la vendetta:
«Non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra» (Matteo 5:39). «Perché non patite piuttosto qualche torto? Perché non patite piuttosto qualche danno?» (1 Corinzi 6:7). «Ma se soffrite perché avete agito bene, e lo sopportate pazientemente, questa è una grazia davanti a Dio» (1 Pietro 2:20).
La verità difficile per i cristiani è che, di fronte a un grande male, dobbiamo mantenere la nostra compostezza guidata dallo Spirito. Non possiamo abbassarci al livello dell’oppressore in nessuna situazione.
E Romani 12:20? Cosa vuol dire «radunare dei carboni accesi» sulla testa di un nemico? Vorrebbe forse dire che possiamo fare il bene per fare del male al nostro nemico? È possibile che le nostre motivazioni per fare del bene alla fine possono distruggere il nostro nemico? Non esattamente.
Il versetto in Romani è una citazione diretta di Proverbi 25:21, 22, una sezione del libro che è attribuita a re Salomone, anche se compilata successivamente dagli uomini di re Ezechia (Proverbi 25:1). Molti di questi proverbi hanno paralleli interessanti con gli scritti egizi dell’epoca, come le Istruzioni di Amenemope. Salomone fece delle alleanze politiche con l’Egitto, addirittura sposando una figlia del faraone (1 Re 3:1). Sembra che la cultura Egiziana fosse ancora influente in Israele in questo periodo. Questo contesto ci aiuta a spiegare il significato del nostro proverbio particolare.
C’è la storia di un ladro egiziano che rubò un libro da una tomba.[1] Dopo essere stato preso, il ladro restituì il libro alla tomba, questa volta portando una vaschetta di carboni ardenti sulla testa. Questi carboni erano il simbolo esteriore del suo ravvedimento e pentimento per aver commesso il suo atto ingiusto. Rappresentava il riconoscimento degli sbagli e la disponibilità a sopportare la vergogna e la colpa per cambiare.
Questa vecchia storia dà una comprensione nuova all’intento sia del proverbio sia della citazione di Paolo in Romani 12. Un cristiano è compassionevole verso il suo nemico nella speranza di riscattare un amico. Così facendo, stiamo semplicemente mostrando agli altri ciò che Dio ha fatto per noi, perché «la bontà di Dio [ci] spinge al ravvedimento» (Romani 2:4).
La Bibbia è notevolmente coerente in ogni punto dall’inizio alla fine. Quando si tratta di giustizia sociale, i cristiani dovrebbero essere i primi a fermare l’ingiustizia. Dobbiamo sempre lottare per il bene degli oppressi. Ma siamo chiamati a farlo in un modo che onori e riscatti anche l’oppressore. Possa la nostra condotta essere così piena del carattere di Cristo che quelli che sono nel torto portino di propria volontà i carboni accesi del pentimento sulla loro testa.
Rispondi
- Come possiamo bilanciare la chiamata di Dio per la giustizia sociale con il suo comandamento di essere pacifici?
- In che modo gli avventisti dovrebbero essere coinvolti nei movimenti politici e sociali per la giustizia?
[1]. Bruce K. Waltke, The Book of Proverbs: Chapters 15–31 (Grand Rapids, MI: Eerdmans, 2005), p. 33.
Lunedì
LOGOS
Un legame recuperato
di Rayshaun Williams, Berrien Springs, Michigan, USA
Ebrei 10:24, 25
La comunione fraterna è fondamentale (1 Tessalonicesi 4:17; Ebrei 10:24, 25)
Per far parte di una comunità ci vuole un sacco di lavoro. La tentazione è di restare lontani dalla comunità per evitare il dramma. Ma, soprattutto con l’avvicinarsi della seconda venuta di Cristo, è fondamentale unirci in comunione fraterna. «Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all’amore e alle buone opere, non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma esortandoci a vicenda, tanto più che vedete avvicinarsi il giorno» (Ebrei 10:24, 25). Secondo questo brano, Paolo capisce la necessità di fare squadra qui sulla terra come un prerequisito per essere «rapiti insieme . . . a incontrare il Signore nell’aria» (1 Tessalonicesi 4:17).
Questa necessità di relazione per l’umanità può essere trovata in tutta la Bibbia come parte del progetto originario di Dio. È stato il peccato a provocare la separazione da Dio e la divisione tra le persone. Quando Dio porta guarigione spirituale nella nostra vita, ci avvicineremo gli uni agli altri. Giustamente potremmo chiedere, se non ci stiamo avvicinando gli uni agli altri, siamo stati davvero trasformati da Dio?
La comunione fraterna è inevitabile (Giovanni 13:34, 35; 15:9, 12)
Avvicinarci agli altri mentre ci avviciniamo a Dio non è solo in funzione dell’ubbidienza al comandamento di Dio di riunirci. È invece un deflusso naturale dell’amore che Dio mette nel nostro cuore. Quando viviamo l’imperscrutabile amore e perdono di Dio, ciò ispira nel nostro cuore amore e perdono verso gli altri. Vedendo l’amore di Gesù, siamo trasformati a sua somiglianza, e diventiamo a nostra volta cristiani amorevoli (2 Corinzi 3:18).
Inoltre, originariamente eravamo stati progettati per vivere in una comunità. Quando Dio creò l’umanità, creò due esseri che potevano relazionarsi l’uno con l’altra ma che erano complessivamente diversi. Insieme, Adamo ed Eva erano l’immagine di Dio, che a sua volta esiste come la Deità, tre esseri eppure un solo Dio.
Essendo fatti a immagine di Dio, che è tre in uno, per gli esseri umani è innaturale vivere divisi. Alla base di questa divisione si può trovare l’influenza deteriorante della paura. Esaminando la vita di Adamo ed Eva, possiamo vedere che a causa della disubbidienza, scapparono dal suono della voce di Dio e, tristemente, l’uno dall’altra. Invece di assumersi la responsabilità delle proprie azioni, cercarono di scaricare la colpa altrove, abbandonando la base della loro relazione: restare aggrappati per diventare uno. Ma le loro paure sono alleviate dalla promessa della sconfitta del serpente, la fonte che istigò la loro separazione.
Gesù, il compimento di questa promessa, che schiaccia la testa del serpente, conforta i suoi seguaci, «Il vostro cuore non sia turbato . . . dove sono io, siate anche voi» (Giovanni 14:1–3). Questo porta speranza ai cuori di quelli che lo seguono e apre le porte perché esista un legame adeguato tra di loro.
La speranza è l’arma più potente contro la paura!
La comunione fraterna è intuitiva (Atti 2:1)
Dopo l’ascensione di Cristo, i discepoli si radunarono nella camera alta per aspettare la promessa dello Spirito Santo. Mentre concentravano la loro mente sugli insegnamenti di Cristo, le mura della gelosia e delle supposizioni maligne iniziarono a sgretolarsi, e furono insieme in unità. Essendo insieme nella stessa stanza, ebbero l’opportunità di risolvere le loro differenze sul momento. Anche se avrebbero potuto comprendere il loro bisogno di riconciliazione anche se avessero pregato in posti diversi, essere nello stesso posto diede loro l’opportunità di agire immediatamente secondo le loro convinzioni.
Fare squadra è essenziale per facilitare le relazioni interpersonali. Dobbiamo essere uniti fisicamente per vedere i bisogni degli altri e soddisfare quei bisogni immediatamente. Anche se individualmente siamo convinti dell’importanza di aiutare gli oppressi, potremmo non agire secondo quella convinzione se non entriamo in contatto con quelle persone. Per chiunque voglia servire come ha servito Cristo, entrare fisicamente a contatto con gli altri è una cosa intuitiva.
I discepoli, in Atti 2, sono insieme nello stesso posto, concordi, pronti a ricevere la potenza che avrebbe permesso loro di predicare il vangelo al mondo. Capivano che il legame tra di loro e con Dio era fondamentale per compiere ciò che Gesù aveva detto in Matteo 28:19: «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli».
Tornando a Ebrei 10:24, 25, Paolo esorta il popolo di Dio a non rinunciare a radunarsi quando vedono che il giorno si avvicina. Quale giorno? La seconda venuta di Cristo! La beata speranza è che un giorno tu e io, insieme, saremo in grado di godere della presenza del Signore per tutta l’eternità. Ciò nonostante, prima che venga quel giorno, dobbiamo godere della dolce comunione fraterna che viene con il riunirci. Mentre cresciamo in saggezza e statura, non dimentichiamo mai di crescere in favore con Dio e quelli con cui veniamo in contatto ogni singolo giorno!
Martedì
TESTIMONIANZA
Tutto ciò che ha
di Joshua Hester, Council Bluffs, Iowa, USA
Giacomo 1:27
È fin troppo facile restare a sedere in cerchio a parlare di quanto è frantumato il resto del mondo; come non capiscono la verità; come sono incatenati nel peccato e nelle dipendenze; e se solo si impegnassero, starebbero bene. Se potessero pensare più logicamente, o essere meno nel dolore e nella sofferenza, smetterebbero di peccare. Ne parliamo come se fosse compito loro salvarsi dal peccato, dalle dipendenze o dalle scelte sbagliate di stile di vita.
Spesso mi chiedo se diamo la responsabilità a loro perché lo preferiamo alla verità, la verità che mette la responsabilità nelle mani di Cristo, che include il suo corpo, la chiesa. Hai mai pensato che la chiesa non fosse quello che speravi, o forse che era poco più di un posto rilassante dove stare, senza avere la potenza di cambiarti la vita? Bene, prendi questo punto di vista come spunto di riflessione: «Il vero spessore della chiesa si misura non sulla base della sua professione di fede, per quanto elevata, o sul numero dei nomi iscritti nel registro di chiesa, ma per il servizio che realmente rende al Maestro, per la quantità dei suoi fedeli e perseveranti operai. L’interessamento personale e l’impegno individuale porteranno maggiori risultati alla causa di Cristo di quelli ottenibili con i sermoni o le dottrine».[1]
È possibile che ci siamo affidati ai sermoni per diffondere il messaggio e mantenere la chiesa sana, dimenticando che tutti abbiamo un dono da restituire a Dio? Immagina una chiesa piena di «ministri di culto» che condividono i loro doni pienamente con il mondo. Come Ellen White suggerisce nell’affermazione seguente, ci viene dato questo desiderio di aiutare i peccatori a uscire dalla potenza di Satana con la verità e la potenza di Dio, che scorrerà attraverso di noi nella misura in cui il nostro cuore è pieno di lui.
«Il cristiano non ha nessun desiderio di vivere per sé e desidera consacrare tutto ciò che ha e tutto ciò che è al servizio del Maestro. Egli è mosso da un inesprimibile desiderio di condurre anime a Cristo. Coloro che non hanno tale desiderio farebbero bene a preoccuparsi della propria salvezza. Tali persone dovrebbero pregare per ottenere uno spirito di servizio».[2]
«Come posso glorificare al meglio colui a cui appartengo per la creazione e la redenzione? Questa è la domanda che dobbiamo porci. Con premura colui che è davvero convertito cerca di salvare quelli che sono ancora sotto la potenza di Satana. Rifiuta di fare qualsiasi cosa lo possa ostacolare nella sua opera».[3]
Rispondi
- Hai a cuore servire chi è perso?
- In quali modi Dio ti ha ispirato a servire nel passato, ma che non hai potuto portare a termine?
- Chi conosci che sta lottando con il peccato, e come potresti aiutarlo?
- In che modo il tuo gruppo potrebbe servire insieme qualcuno nella chiesa?
[1]. Ellen G. White, Servizio cristiano, pp. 14-15.
[2]. Ellen G. White, I tesori delle testimonianze 3, pp. 219-220.
[3]. Ellen G. White, Testimonies for the Church, vol. 7, p. 10.
Mercoledì
COME FARE
Esperienza prima. Servizio poi.
di J-Fiah Reeves, Gilbert, Arizona, USA
Matteo 12:34, 35
Può essere difficile e perfino schiacciante mettere in pratica quello che stiamo discutendo questo trimestre. Come si fa a capire dove Dio ti sta chiamando per aiutare? E se ti sentissi a disagio ad aiutare in certi modi comuni o se non te la senti di aiutare? Come si fa a risvegliare in sé il desiderio di servire se non c’è o se è soffocato dalla paura? Gesù fa la stessa domanda ai farisei in Matteo 12:34: «come potete dire cose buone essendo malvagi? Poiché dall’abbondanza del cuore la bocca parla».
Non possiamo dare ciò che non abbiamo e che non abbiamo vissuto. Gesù lo conferma continuando nel versetto 35, «L’uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone; e l’uomo malvagio dal suo malvagio tesoro trae cose malvagie». Se abbiamo un cuore pieno di bene, possiamo darlo agli altri. Quindi come facciamo ad avere un cuore abbastanza pieno da servire gli altri?
Passa del tempo leggendo la Bibbia e ascoltando Dio. L’unico modo in cui possiamo riconoscere Gesù in uno di questi minimi è passando del tempo con lui e lasciando che ci parli attraverso la sua Parola. La nostra relazione con Dio trasformerà il nostro cuore in modo da darci il desiderio di servire gli altri.
Chiedi a Dio di mostrarti chi sono le persone minime intorno a te. Dobbiamo anche cercare Dio nella nostra vita quotidiana. Egli potrebbe chiederti di dare il tuo tempo a un rifugio per senzatetto, parlare alla persona che gli altri evitano a lavoro o a scuola, pagare per il pasto o per la benzina di qualcuno o semplicemente pronunciare una parola di incoraggiamento. Se ci chiama, però, dobbiamo essere pronti a rispondere.
Metti come priorità conoscere Dio. Conoscerlo ti trasformerà in modo che tu possa servire questi minimi. Per essere servi efficaci di Dio, dobbiamo conoscerlo.
Quando abbiamo una relazione con Gesù, allungare una mano a chi ci circonda ci verrà naturale. Vediamo questo concetto illustrato chiaramente nella parabola delle pecore e dei capri in Matteo 25. Quando Gesù elogia le pecore per il loro servizio, loro sono confuse. Non ricordano di aver fatto nessuna delle cose che Gesù dice. Sembra che queste persone giuste non si siano neanche accorte che stavano servendo; servivano semplicemente perché veniva loro naturale. Lo stesso vale per noi: prima di poter dare i tesori dell’amore e della grazia di Dio agli altri, dobbiamo esserne pieni fino a traboccare.
Rispondi
- Perche trovi difficile servire gli altri?
- In che modo conoscere Dio ti ha trasformato rispetto a come eri prima?
- Hai notato un parallelo tra la tua relazione con Gesù e come ti relazioni con gli altri?
Giovedì
OPINIONE
Il messaggio sanitario di Hitler
di David Deemer, Loma Linda, California, USA
Romani 5:8
Parlando a nome di molte chiese avventiste tedesche e austriache dell’epoca, Wilhelm Mueller scrisse nel 1933 che Hitler «ha avuto la sua carica dalla mano di Dio, e . . . sa di essere responsabile verso di lui. Come anti-alcol, non fumatore e vegetariano, si avvicina alle nostre idee della riforma sanitaria più di chiunque altro».[1] Mi sono sempre ricordato una parola particolare della citazione precedente: vegetariano.
Il vegetarianismo è una cosa buona. Come alimentazione, è stata collegata a tassi inferiori di malattie cardiache, molti cancri e diabete mellito di tipo due. Come strumento di testimonianza ha contribuito ad accogliere nella nostra chiesa e farla conoscere, soprattutto attraverso diversi seminari sul tema della salute. E per i buoni amministratori del pianeta e della sua popolazione, uno studio ha stimato che l’adozione dell’alimentazione vegetariana a livello mondiale potrebbe salvare 7,3 milioni di vite entro l’anno 2050 per la diminuzione dell’impatto ambientale delle pratiche di coltivazione del cibo vegetariano.[2]
Tuttavia, il vegetarianismo ha un lato oscuro. Molti che sono cresciuti nella nostra chiesa possono ricordare volte in cui il cibo ha generato sentimenti di superiorità. Vi sono situazioni più semplici, come quelle in cui si giudica chi frequenta i fast food, mangiando hamburger di bassa qualità, farciti con salse non meglio identificate. Altre possono avere effetti collaterali di cui a volte ci preoccupiamo poco, come quando dei nuovi membri benintenzionati portarono una casseruola con il formaggio all’agape del sabato; l’etichetta «contiene formaggio» fu messa accanto al loro piatto, ed essi sentirono che questa connotazione si riferiva più a loro che alla loro casseruola.
La superbia non dovrebbe mai motivare l’evangelizzazione. La superbia non dovrebbe mai motivare la carità. La superbia non dovrebbe mai motivare le nostre interazioni verso «questi minimi». Ma quante volte il nostro impegno sociale è stato motivato dal tipo di amore incondizionato dimostrato nelle interazioni di Gesù con «questi minimi»? È emerso invece da un desiderio di sentirci meglio con noi stessi nel raffronto con l’altro?
Gesù non serviva «questi minimi» per sentirsi meglio riguardo alla sua vita. La sua carità era motivata da un desiderio primario per il benessere di ogni persona. I seguaci di Gesù dovrebbero fare altrettanto e amare ogni persona semplicemente in quanto tale. L’amore raggiunge «questi minimi» senza gonfiarsi nel processo. Ama, senza un motivo particolare. È così che egli ama.
Rispondi
- Pensi che Gesù voglia interagire con qualcuno che, per propria scelta, è disperatamente perso? Perché, o perché no?
- Come dovremmo raggiungere i «minimi» nella nostra comunità locale? Fornisci tre esempi.
- È possibile arrecare più danno che bene quando ci sforziamo di aiutare «questi minimi»? Come possiamo assicurarci che le buone intenzioni si traducano in realtà? Spiega.
[1]. R. Cooter, «The Nazi War on Cancer», British Medical Journal 320 (11 marzo 2000): 721; Wilhelm Mueller, «Berlin, Ende August 1933», AEA, Ul2, no. 0113. Da allora le chiese tedesche e austriache si sono scusate pubblicamente, come notato in Mark A. Kellner, «Europe: German, Austrian Churches Apologize for Holocaust Actions», Adventist New Network, 15 agosto 2005, https://news.adventist.org/en/all-news/news/go/2005-08-15/europe-german-austrian-churches-apologize-for-holocaust-actions/.
[2]. Marco Springmann et al., «Analysis and Valuation of the Health and Climate Change Cobenefits of Dietary Change», Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America 113, no. 15 (12 aprile 2016), http://www.pnas.org/content/113/15/4146.
Venerdì
ESPLORAZIONE
Stesso libro, solo su una pagina diversa
di Cassi Fitzpatrick, Salt Lake City, Utah, USA
Efesini 4:1, 2
CONCLUSIONE
«Certo, non c’è sulla terra nessun uomo giusto che faccia il bene e non pecchi mai» (Ecclesiaste 7:20). Tutti noi abbiamo bisogno di un salvatore. Tutti noi a volte abbiamo bisogno di aiuto. Siamo il corpo di Cristo, creati in modo bellissimo per sostenerci l’un l’altro senza superbia e senza dominare sugli altri. E che onore, far parte di qualcosa di più grande di noi. «Vi esorto a comportarvi. . . con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore» (Efesini 4:1, 2). Quel «piccolo» atto di compassione potrebbe fare tutta la differenza del mondo. Quindi cerchiamo attivamente di vedere come possiamo fare una differenza positiva.
PROVA A
- Cercare una sede locale di Amnesty International e conoscere meglio il loro interesse per la giustizia sociale e il tentativo di lottare dietro le quinte per persone in difficoltà. «Attraverso petizioni, lettere e proteste, attivisti in tutto il mondo spingono all’azione le persone e le istituzioni che possono far avvenire i cambiamenti».[1]
- Lavorare insieme come gruppo per servire le persone nella vostra comunità. Ci sono innumerevoli modi tradizionali per servire e contribuite, ma raccogliete idee in modo creativo. Per esempio, il gruppo di una chiesa è andato in un negozio di alimentari (in una zona di reddito basso) e ha usato il denaro che avevano raccolto per sorprendere i clienti comprando loro la spesa.
- Fare una preghiera speciale ogni mattina per la settimana seguente. Chiedi a Dio uno spirito generoso per avere gli occhi e il cuore aperto alle persone con cui vieni a contatto e nel trovare modi per rendere speciale la loro giornata.
- Servire le persone più vicine a te. È facile dimenticare come mostrare attenzione speciale alla nostra famiglia e a chi vive con noi. Sorprendi qualcuno che ti è vicino con una cena speciale o un atto di gentilezza che apprezzerebbe in modo speciale.
- Cercare un buon libro in una libreria locale o online che ti aiuti a ispirarti all’azione nel mondo intorno a te.
- Riunire delle persone per una serata cinema e guardare un documentario motivante sulle persone che fanno una differenza in altri paesi, come il documentario del 2013 Blood Brother.
CONSULTA
Proverbi 3:7; 29:23; 31:8, 9; Isaia 1:17; Zaccaria 7:9, 10; Matteo 25:31–46; Colossesi 3:12.
Ellen G. White, La Speranza dell’uomo, cap. 79, «È compiuto!».
[1] Amnesty International, «What We Do», https://www.amnesty.org/en/what-we-do/.
LEZIONI PER GIOVANI (18-35 ANNI)
[su_button url=”https://uicca.s3.eu-west-1.amazonaws.com/wp-content/uploads/2019/08/CQ3T2019_Lezione_08.pdf” target=”blank” style=”flat” size=”2″ wide=”yes” center=”yes” icon=”icon: arrow-circle-down”]SCARICA LA LEZIONE IN PDF[/su_button]
LEZIONI E MANUALI PER ANIMATORI IN ALTRE LINGUE
[su_button url=”http://www.cqbiblestudy.org/study” target=”blank” style=”flat” size=”2″ wide=”yes” center=”yes” icon=”icon: arrow-circle-down”]Link al lezionario[/su_button]